Dopo la bocciatura del progetto del governo di realizzare una discarica vicino allo splendido sito archeologico di Villa Adriana, in molti avevano esultato pensando che finalmente questo gioiello fosse salvo. Purtroppo scampato l’incubo rifiuti, incombe la minaccia di una massiccia cementificazione della zona, costituita dalla lottizzazione “Comprensorio di Ponte Lucano” più nota come “lottizzazione Nathan” (dal nome di un famoso sindaco di Roma) che prevede l’edificazione di ben 180.000 metri cubi di cemento all’interno dell’area “buffer” stabilita con un accordo internazionale tra la Repubblica Italiana e l’UNESCO per proteggere l’area archeologica inserita nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Per ricostruire la storia di questa lottizzazione vedi: http://www.tibursuperbum.it/ita2/eventi/nathan/CronistoriaNathan.htm
Il 5 gennaio 2012 il Direttore del World Heritage Center ha inviato una lettera all’Ambasciatore Maurizio Enrico Serra capo della delegazione Permanente Italiana presso l’UNESCO esprimendo preoccupazione per l’approvazione della lottizzazione e della conseguente cementificazione.
Il Segretariato Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in data 16 Febbraio 2012 ha inviato una nota al Comune di Tivoli per chiedere informazioni sulla “Nathan”, indicando che “Il mancato riscontro alle specifiche richieste del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO potrebbe mettere in serio pregiudizio il riconoscimento di “Villa Adriana” quale sito del patrimonio mondiale UNESCO”
Il Presidente della Commissione Italiana per l’UNESCO, Prof. Puglisi, ha scritto al Sindaco di Tivoli il 16 Febbraio 2012 comunicando che il progetto “Nathan” rappresenterebbe una “grave compromissione per la tutela, l’immagine e la fruizione del prezioso sito che dal 1999 è diventato Patrimonio dell’Umanità”. Puglisi ha aggiunto che “In assenza di informazioni adeguate e complete lo stato di conservazione di “Villa Adriana” verrebbe iscritto, con possibili gravi ricadute negative all’ordine del giorno della prossima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale”.
Dal 24 giugno al 6 luglio a S. Pietroburgo, in occasione dell’Assemblea UNESCO si è discute se cancellare o meno Villa Adriana dall’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità e ’Italia si troverà sul banco degli accusati, avendo violato gli impegni assunti a livello internazionale.
Ad aprile, il Tar del Lazio ha respinto la domanda di sospensiva proposta dal Wwf contro la lottizzazione Nathan. Il ricorso era stato presentato contro il Comune di Tivoli e nei confronti delle società Impreme e Villa Adriana 85 per chiedere la sospensiva della delibera 74 del 15 dicembre 2011 del Comune di Tivoli con la quale il Consiglio approvava definitivamente il piano di lottizzazione “Comprensorio di Ponte Lucano”. Il Tar ha rigettato la domanda di sospensione cautelare ritenendo che “nell’attuale fase di formazione del procedimento amministrativo non sussiste il pregiudizio irreparabile presupposto dalla domanda cautelare, quale potrebbe essere determinato dal rilascio dei permessi di costruire alla stregua del contestato piano di lottizzazione”.
Secondo il presidente del WWF di Tivoli, Ammannito “La lottizzazione Nathan sta continuando a produrre i suoi frutti avvelenati. Dapprima l’orribile “muro” di Punte Lucano, che ha vergognosamente sfregiato il complesso archeologico costituito da Ponte e Mausoleo, per consentire la costruzione gli altri 60.000 metri cubi di cemento della lottizzazione dopo i 120.000 approvati a Dicembre. Adesso il rischio che Villa Adriana sia cancellata dell’elenco del “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Non si tratta certo di una orpresa. Fin dal 2008 WWF Tivoli, aveva avvertito il Comune del rischio che l’UNESCO intervenisse se la colata di cemento fosse stata approvata. L’Amministrazione tiburtina ha ignorato il monito, e cosa ancor più grave, prima di approvare la Nathan non ha mai valutato la compatibilità tra la lottizzazione e gli impegni internazionali dell’Italia, comportandosi come se si stesse parlando di costruire palazzine in una degradata periferia, invece che in piena area di rispetto di un monumento famoso nel mondo”
Il rischio concreto, adesso, è che a Villa Adriana il cemento riuscirà laddove non sono riusciti i rifiuti. Il problema è che i palazzinari della Capitale sembrano avere maggiore appeal dei businessman dei rifiuti. In questi anni mole anime belle, di fronte alla moral o economic suasion dei costruttori hanno abbassato le difese e abbandonato le barricate.
Troppe aree verdi al Casilino. In arrivo due milioni di metri cubi di cemento
Cambiando il quadrante della città, ma rimanendo sempre piuttosto in periferia, è suonato l’allarme cementificazione anche al Casilino (VI Municipio) dove, secondo le associazioni del territorio, rischia di abbattersi una colata di cemento da far paura. I comitati di sono dotati di uno strumento http://www.osservatoriocasilino.it/ informatissimo e dettagliato che sta ingaggiando una battaglia a tutto campo sul piano dell’informazione e dell’iniziativa.
Schiacciato tra i palazzoni di via Prenestina, via Casilina, via Acqua Bullicante e via Tor de’ Schiavi, ci sono ancora 143 ettari di agro romano. Una risorsa naturalistica e archeologica. Il Comprensorio Casilino coincide infatti con quello che gli antichi romani chiamavano «Ad duos lauros» (Ai due allori), a oggi la seconda area più ricca di preesistenze archeologiche della Capitale, dopo il centro storico. Si tratta di siti ignoti alla maggior parte di turisti, qui si trovano i resti delle catacombe dei santi Marcellino e Pietro, nonché il mausoleo di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Il pericolo, qui come altrove in città, ha un nome solo: edificazione. La minaccia, rimasta latente per quasi tre anni, è tornata improvvisamente d’attualità qualche settimana fa. Quando il Comune di Roma ha convocato una conferenza dei servizi per una «valutazione preliminare» del Piano particolareggiato del Comprensorio Casilino. Il pericolo sono ben due milioni di metri cubi di cemento. Tremila nuove case. Almeno 10 mila abitanti in più, e così anche l’ultimo vero, grande polmone verde del VI Municipio, da Porta Maggiore al Raccordo Anulare, rischia di scomparire. A ridosso dell’area (in via Teano) si sta costruendo la stazione della nuova metropolitana, mentre su via dei Gordiani da tempo si è sistemato il cantiere della Metro C (che partirà dalla periferia della Casilina, passerà per Centocelle e Prenestino e arriverà fino a San Giovanni). Qualcuno ci ricorda che un noto costruttore romano, Bocchi, si presentò una volta nella sede del Municipio gridando “Avete costruito una stazione della metropolitana in mezzo al deserto, qui bisogna costruire”. Detto fatto.
ll primo piano particolareggiato per il Comprensorio Casilino risale al 2002, quando c’era la Giunta Veltroni. Le previsioni parlavano di 600 appartamenti, ma anche allorai cittadini si erano detti contrari preferendo destinare l’area a servizi. Una volta cambiata amministrazione e con l’arrivo di Alemano, nel 2009 il piano è stato rivisto e l’indice di edificabilità è stato corretto fino a risultare… triplicato: da 0,50 a 1,3 metri cubi per metro quadro. Per un totale di 3 mila nuove unità abitative. La variante, contenuta in un promemoria di Giunta a firma degli assessori Ghera e Corsini, è rimasta nel cassetto per quasi tre anni. Ed è stata tirata fuori a fine maggio di quest’anno, quando il presidente del VI Municipio, Palmieri, si è visto convocare dal Comune per partecipare a una Conferenza dei servizi con all’ordine del giorno la valutazione preliminare del piano in questione. In un dibattito televisivo il consigliere comunale del Pdl Federico Mollicone ha difeso il progetto sostenendo che il problema del VI Municipio è che “ci sono troppe aree verdi”. In realtà in base a dati ufficiali, il VI Municipio ha la più bassa percentuale di verde fruibile procapite a Roma, un dato negativo che si aggiunge alla più alta percentuale di polveri sottili nell’aria spinta in alto dal buco nero di Largo Preneste.
I signori del cemento stanno dunque andando all’assalto del territorio. Deroghe ai piani ubanistici e complicità politiche gli spianano la strada. Rimane solo lo strumento della resistenza.
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