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La “Green Economy” è un nuovo colonialismo

L’ambientalismo dell’economia verde” è il nuovo colonialismo per sottomettere i popoli e i Governi anticapitalisti”. Sono state queste le parole usate dal presidente Evo Morales durante la sua partecipazione al Vertice della Terra, Rio+20, in Brasile. In un discorso molto d’impatto, ha presentato la proposta boliviana della Legge della Madre Terra per uno sviluppo integrale ed equilibrato con la natura. Ha consigliato agli Stati di nazionalizzare le proprie risorse naturali per ottenere il progresso dei loro popoli.

Qui di seguito il discorso di Evo Morales a Rio.

Approfitto di questa opportunità per ricordare che noi popoli del sud oggi festeggiamo il nostro capodanno andino amazzonico. Festeggiamo l’Inti Raymi, in quechua Festa del Sole, Willka kuti in aymara, il ritorno del padre Sole. Sono gli orologi cosmici che, ci insegnano, marcano i secoli della Madre Terra. Oggi in Bolivia è giorno festivo. Festeggiamo il Capodanno Andino Amazzonico. Auguri ai popoli del sud e specialmente ai movimenti indigeni originari.

20 anni fa il vertice organizzato qua in Brasile è stato importante per fare una profonda riflessione sulla vita, sull’umanità, tenendo conto del nostro pianeta Terra.

Mi ricordo, come dirigente sindacale, il grande messaggio di un grande saggio, Fidel Castro, presidente e comandante di Cuba rivoluzionaria. Che ci diceva? Ci diceva di far finire la fame. No alla fame. Esistono i debiti ecologici, non i debiti esteri.

Passano 20 anni, ora bisogna condonare i debiti del sistema capitalista e quell’uomo aveva proprio ragione ad affermare che si devono pagare i debiti ecologici e non i debiti esteri.

A questo punto sentiamo che (nei) paesi del sistema capitalista i debiti sono impagabili, mentre nei paesi cosiddetti poveri o in via di sviluppo abbiamo una situazione migliore di prima.

Perciò in questa conferenza sento che è importante fare profonde riflessioni tenendo in considerazione le generazioni future. Ne stiamo discutendo. Ieri già abbiamo ascoltato sull’ “economia verde”. In sintonia con i movimenti sociali del mondo, specie del movimento indigeno: che intendiamo per “economia verde”? L’ambientalismo dell’”economia verde” è il nuovo colonialismo per sottomettere i nostri popoli e i governi anticapitalisti.

L’ambientalismo del capitalismo è un nuovo colonialismo a partita doppia, è un colonialismo verso la natura che rende merci le fonti naturali di vita ed è un colonialismo verso i paesi del sud che caricano sulle loro spalle la responsabilità di proteggere l’ambiente distrutto dall’economia capitalista industriale del nord.

L’ambientalismo rende merce la natura, ogni albero, ogni pianta, ogni goccia d’acqua ed ogni essere della natura diventa merce sottoposta alla dittatura del mercato. La dittatura del mercato privatizza la ricchezza e socializza la povertà.

L’ambientalismo usurpa la creatività della natura, che è un patrimonio comune di tutti gli esseri viventi che esistono, e lo espropria per lucro privato.

In nome della cura della natura, l’ambientalismo è una strategia imperiale che quantifica ogni fiume, ogni lago, ogni pianta, ogni prodotto naturale e lo traduce in denaro, in guadagno imprenditoriale e lo mette temporaneamente da parte in attesa del momento migliore in cui quell’appropriazione privata può dare maggior reddito economico. L’ambientalismo, misurando l’utilità della natura in denaro, colonizza la natura stessa, dal momento che converte la fonte di vita di tutte le generazioni in un bene privato a beneficio di alcune persone.

Perciò l’ambientalismo è solo un modo di realizzazione del capitalismo distruttore, un modo graduale e scaglionato di distruzione mercificata della natura, ma l’ambientalismo del capitalismo è pure un colonialismo predatore perché permette che gli obblighi che hanno i paesi sviluppati di preservare la natura per le future generazioni siano imposti ai paesi in via di sviluppo, mentre i primi si dedicano in modo implacabile a distruggere mercificando l’ambiente, i paesi del nord si arricchiscono in mezzo a un’orgia depredatrice delle fonti naturali di vita e obbligano noi paesi del sud a essere i loro guardaboschi poveri.

Vogliono eliminare la nostra sovranità sulle nostre risorse naturali limitando e controllando i nostri utilizzi e sfruttamenti. Vogliono creare meccanismi d’intromissione per monitorare, giudicare e controllare le nostre politiche nazionali, vogliono giudicare e punire l’uso delle nostre risorse naturali con argomenti ambientalisti.

Vogliono uno Stato debole con istituzioni deboli e sottomesse affinché gli regaliamo le nostre risorse naturali com’è sempre stato nella nostra storia.

Perciò è importante questa profonda riflessione in questa conferenza internazionale in cui ci sono rappresentanti del mondo. Siccome il capitalismo promuove la privatizzazione e la mercificazione della biodiversità e l’affare delle risorse energetiche, arrivo alla seguente conclusione: per il capitalismo e per il colonialismo che usano l’ecologismo in questa conferenza, la vita non è un diritto.

Signori presidenti, non è possibile che la cosiddetta civiltà di 200 o 300 anni possa distruggere la vita armonica che hanno vissuto i popoli indigeni per oltre cinquemila anni. Questa è la profonda differenza che esiste tra l’occidente e i paesi del sud e in particolare i movimenti sociali che vivono in armonia con la Madre Terra.

Un piccolo contributo dalla Bolivia: in Senato, due giorni fa, è stata approvata la Legge della Madre Terra e dello Sviluppo Integrale per Vivere bene. L’obiettivo è vivere bene per mezzo dello sviluppo integrale e in armonia con la Madre Terra per costruire un società giusta, imparziale, solidale e senza povertà.

Per raggiungere lo sviluppo integrale abbiamo bisogno di realizzare in modo complementare i seguenti diritti: i diritti della Madre Terra, i diritti dei popoli indigeni, il diritto dei poveri a superare la povertà e il diritto del popolo boliviano a vivere bene, il diritto e l’obbligo dello Stato allo sviluppo sostenibile, non possiamo svilupparci senza toccare la natura né svilupparci distruggendo le natura.

Per questo la nostra legge propone la complementarità dei diritti. Oltre a questo, la nostra legge crea anche l’Ente Plurinazionale di Giustizia Climatica per gestire l’adattamento, la mitigazione climatica e creare un fondo nazionale di giustizia climatica.

Una piccola esperienza vissuta fin ora, di recupero delle nostre risorse naturali, e che in Bolivia ci ha fatto migliorare abbastanza la nostra economia.

Tre esempi: l’impresa più grande dei boliviani, la Giacimenti Petroliferi Nazionali Boliviani (YPFB), nel 2005 rendeva solo 300 milioni di dollari; dopo la nazionalizzazione degli idrocarburi, in brevissimo tempo ha migliorato la nostra economia, e quest’anno la nostra impresa YPFB vale circa 3.500 milioni di dollari. Grazie alla lotta del popolo boliviano e grazie all’obbedire all’ordine di nazionalizzare le nostre risorse naturali. Sappiamo di essere un paese piccolo, chiamato paese povero, in via di sviluppo, che le nostre riserve internazionali nel 2005 erano di 1.700 milioni di dollari, quest’anno stiamo arrivando a 13.000 milioni di dollari di riserve internazionali.

Gli investimenti pubblici in Bolivia nel 2005, prima che io arrivassi alla Presidenza, erano di 600 milioni di dollari, e il 70% dei 600 milioni di dollari erano crediti o donazioni. Quest’anno gli investimenti pubblici sono programmati per oltre 5.000 milioni di dollari.

Potrete immaginarvi come sia cambiata l’economia dopo che abbiamo recuperato o nazionalizzato gli idrocarburi, da 600 a oltre 5.000 milioni di dollari.

È così importante recuperare le nostre risorse naturali! Con molto rispetto per i Paesi, Stati Africani e di tutto il mondo: recuperino o nazionalizzino le loro risorse naturali, le risorse naturali dei popoli che sono sotto la pressione degli Stati e non possono essere un affare delle multinazionali.

Oltre a questo, altra esperienza vissuta è che i servizi di base non possono essere affare privato. In Bolivia erano privatizzate anche le telecomunicazioni, l’acqua. Dopo essere arrivati alla Presidenza, abbiamo iniziato a recuperare. E questa forma di recupero è un obbligo dello Stato e non una privatizzazione, un affare delle multinazionali. Ci aiuta a risolvere i problemi più importanti in Bolivia.

Care compagne e cari compagni qua presenti, sarebbe importante pensare veramente alle future generazioni e questo lo vedo solo facendola finita con modelli di saccheggio, depredatori, facendola finita con il sistema capitalista. Il capitalismo non è affatto una soluzione, ora mi dispiace molto dire che ho analizzato seriamente e ho seguito seriamente la cosiddetta “economia verde”, e ripeto ancora una volta che è il nuovo capitalismo per sottomettere i popoli antimperialisti e anticapitalisti. Per questo bisogna riflettere molto per il bene delle future generazioni.

Moltissime grazie”.

Traduzione a cura di RosaMaria Coppolino

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