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Affile: “cade” un altro pezzo del mausoleo a Graziani

“Assolti perché il fatto non sussiste“. Si è concluso così l’assurdo processo ai nostri danni, o meglio, il procedimento contro era stato ritenuto responsabile di un gesto che tentava di resistere all’opera di revisionismo storico messa in piedi, con i soldi pubblici, da un sindaco, assente in aula, che rinnega anche le incontrovertibili verità storiche e che ha cercato di trasformare il paese di Affile nella Predappio del centro Italia.

“Magistratura di sinistra“ esclamerà qualcuno o “licenza d’imbrattare“ scriverà qualcun altro, o altrimenti “ora si possono imbrattare i monumenti “ diranno altri, sorvolando sul fatto che non vi fossero prove a nostro carico, elemento trascurabile per chi costruisce sempre il suo giudizio basandosi sull’operato delle forze dell’ordine. Evidentemente il lavoro dei Carabinieri di Subiaco è stato un pochino superficiale ed affrettato, dettato magari dalla volontà di evidenziare la prontezza con la quale  il comando opera sul territorio. Peccato che non si trattasse di una mera detenzione di stupefacenti, su quello si che si sarebbero dimostrati all’altezza, ma di un processo indiziario.

Ieri era una bella giornata. Fuori dal tribunale un bel sit in partecipato ed eterogeneo che di certo non si è fatto intimorire  dal clima creato dalla questura, con la presenza di camionette e digos “ a  presidiare la porta del tribunale “.

Da un contesto simile il buongiorno non si è fatto attendere. La presidenza del tribunale partorisce il primo atto della sua paura: un provvedimento con il quale intende svolgere il processo a porte chiuse. Decisione attuata attraverso una interpretazione fantasiosa  e giuridicamente illegittima di un articolo del codice di procedura penale.

Un atto arbitrario che equivale ad un processo all’intenzioni, prontamente respinto attraverso l’eccezione di nullità dell’udienza proposta dal nostro avvocato che ottiene dal giudice procedente la possibilità di far presenziare all’udienza una ventina di antifascisti/e solidali.

Per il resto l’ arringa difensiva, così come concordato, ha ben espresso quella che voleva essere la nostra difesa : difenderci dalle accuse e dimostrare la nostra innocenza ed approfondire con un ampia documentazione nonché con l’esame di testimoni quello che la storiografia ha già compiutamente affermato ovvero che Graziani è un CRIMINALE DI GUERRA e che il sacrario allo stesso intitolato è uno sfregio alla memoria del nostro paese nonché alle vittime dell’avventura coloniale fascista, un’opera ignobile da abbattere e cancellare.

Chissà che il magistrato, conoscendo un minimo di storia ed  ascoltando la difesa non abbia pensato “ Ma non sono questi a dover essere processati ! “
Noi lo pensiamo!!

In attesa delle motivazioni della sentenza, salutiamo con un abbraccio tutte le individualità, associazioni, collettivi e movimenti che hanno sostenuto con noi la causa che abbiamo perorato, ancora più sicuri della necessità di spendersi nella battaglia politica e culturale che sradichi la sottocultura fascista.

Questa vittoria se pur parziale, è dedicata a chi fa dell’antifascismo un esercizio quotidiano ed a Franco Fosca e Franco Perozzi, compagni che ieri abbiamo sentito gioire vicino a noi, se pur la vita ce l’ abbia portati via troppo presto.

Antifascisti/e della Valle dell’Aniene

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