La nota società di consulenza per gli affari,la McKinsey ha analizzato tramite un proprio data base, gli effetti dell’urbanizzazione in più di 2.600 città nel mondo. I dati raccolti consentono di fare previsioni demografiche, economiche, sociali sulle grandi aree metropolitane (quelle che Saskia Sassen definisce le “città globali”). Lo studio della McKinsey, fresco di pubblicazione, prevede che da qui al 2025 il Prodotto lordo (Pil) delle prime 600 città del pianeta crescerà di 30 mila miliardi di dollari (del 65 per cento), e che 23 mila di questi vengano dalle 440 città collocate nei paesi emergenti, cioè non collocate nei paesi del vecchio G7. A livello italiano, Milano (includendovi la sua vasta area metropolitana, cioè otto milioni di persone) è l’unica metropoli italiana a comparire nella classifica generale delle 600 città globali, compilata sulla base di criteri come Pil, popolazione, reddito dei nuclei famigliari, giovani sotto i 15 anni. In particolare, Milano è la tredicesima città del mondo per Pil (382 miliardi di dollari), ma non compare tra le prime 25 nelle classifiche disaggregate che riguardano la popolazione e il numero di giovani, è quattordicesima per numero di nuclei famigliari con un reddito superiore ai 20 mila dollari l’anno. Ma nel 2025, la metropoli lombarda comparirà solo nella classifica delle famiglie ad alto reddito, al 24simo posto. Prendendo in esame solo l’ Europa, Milano diventa quinta per Pil e quarta per reddito famigliare tra le città sopra i 70 mila dollari annui (dietro a Londra, Parigi e Mosca). Roma è tredicesima per ambedue i criteri. Nel 2025, sia Milano sia Roma avranno perso alcune posizioni ma resteranno ben dentro la classifica delle prime 25 europee. Sull’area metropolitana di Roma si è tenuto recente un forum che ne ha visualizzato le crescenti criticità ma anche l’interesse delle multinazionali a sussumerla dentro le città globali. L’Italia spicca per la quota di pensionati in città come Trieste (prima in Europa oggi e nel 2025), Genova, Livorno, Ravenna. Ma per il resto il declino appare solo relativo, nel senso che altre parti del mondo stanno emergendo con prepotenza ma né le città europee né quelle italiane subiranno crolli.
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Qui di seguito uno stralcio del’articolo di Danilo Taino sul Corriere della Sera di oggi che riassume i dati globali della tendenze all’urbanizzazione
“Le grandi novità, però, sono quelle che stanno avvenendo su scala globale. «Non è un’iperbole dire – afferma lo studio di McKinsey – che stiamo osservando il più significativo scivolamento del centro di gravità economico della storia». Graficamente, questo spostamento può essere rappresentato da una curva ellittica su un mappamondo che indica il movimento nel tempo di questo cuore. Il punto di partenza è l’Asia, che da prima della nascita di Cristo fino al 1500 «è stata il centro di gravità dell’economia mondiale, pesando per circa due terzi del Pil globale». Poi, la curva si dirige verso Occidente e arriva a stabilirsi nell’Europa del Nord fino al 1940. Continua e si trasferisce sull’Atlantico settentrionale nel 1950 per poi cambiare direzione e tornare verso Est: già nel 2000, il centro soppesato dell’economia è di nuovo sull’Europa ma solo perché si sta spostando verso l’Asia. Oggi è già lì e nel 2025 sarà praticamente nel cuore della Cina. «Stiamo osservando – continua lo studio – uno spostamento decisivo della bilancia che torna verso l’Asia a una velocità e a una scala mai osservate prima», rispettivamente dieci volte più rapido e cento più grande di quello che accompagnò la prima urbanizzazione in Gran Bretagna.
Può mancare la terra sotto i piedi, a prima vista. Lo studio, però, sottolinea che le 440 città emergenti entro il 2025 avranno un miliardo di consumatori in più rispetto a oggi. Il che significa aggiungere all’economia mondiale un mercato pari a diecimila miliardi di dollari. In particolare, 20 megalopoli – tra le quali Shanghai in Cina, San Paolo in Brasile, Istanbul in Turchia, Lagos in Nigeria – genereranno nei prossimi 13 anni 5.800 miliardi di Pil aggiuntivo. In teoria, le opportunità per eliminare i timori di questi giorni sulla crescita sono lì da cogliere. Il problema è che questa esplosione si accompagna a esigenze di infrastrutture di pari portata. Per dire, McKinsey calcola che, per accomodare la crescita, nelle città si dovranno costruire superfici calpestabili pari all’85 per cento di quelle esistenti, cioè un’area (ovviamente su più piani) pari a quella dell’Australia. E che l’aumento di domanda di acqua nelle metropoli tra oggi e il 2025 sarà di 80 miliardi di metri cubi. Ancora: le infrastruttura portuali dovranno moltiplicarsi per 2,5 se vorranno stare al passo con i cambiamenti.
Complicato. Ma inevitabile e possibile – dice lo studio. Soprattutto, positivo per ogni parte del pianeta se scienza, business, arte (e governi) saranno all’altezza”.
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