Una inchiesta di Antonio Musella, attivista del movimento contro le discariche e i rifiuti in Campania, svela come i servizi segreti “monitorassero” più i movimenti che si opponevano alle discariche che il traffico di rifiuti. L’inchiesta è stata pubblicata da Fanpage dalla quale la riprendiamo.
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Nei documenti dell’AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna) desecretati dal governo spunta il rapporto sull’emergenza ambientale campana nel 2008. Gli 007 seguirono da vicino la vicenda della discarica di Chiaiano (e non solo). E alcune tesi investigative si sono poi rivelate del tutto infondate.
Sono oltre un centinaio di dossier segreti recentemente declassificati a seguito della campagna per fare piena luce sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e per cercare la verità sulle cosiddette “navi dei veleni”. Documenti che, dal 23 maggio scorso, sono usciti dai bui archivi dei servizi segreti per consegnarci, si spera, un pezzo di verità. Ma tra i file declassificati spuntano anche alcuni dossier dei servizi segreti interni che riguardano l’emergenza rifiuti in Campania. Documenti che mettono in luce quelle che sono state le linee di indagine svolte dai nostri apparati dell’intelligence nell’ultimo decennio.
I documenti dei servizi segreti sull’emergenza rifiuti Campania del 2008
I comitati anti discariche considerati più pericolosi di chi gestiva gli appalti. A Chiaiano a guidare le mobilitazioni contro l’apertura della discarica nel 2008 era la camorra che sarebbe stata danneggiata dall’apertura del sito e la “tecnica” dei comitati per impedire la costruzione della discarica consisteva nel denunciare “pretestuosamente” la presenza di rifiuti tossici interrati nell’area. È questo il sunto del dossier “Emergenza Rifiuti in Campania” redatto Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna – AISI nel maggio del 2008 (all’epoca presieduta dal prefetto Franco Gabrielli, dal novembre 2010 capo della Protezione civile nazionale ndr.). I servizi segreti interni, l’ex SISDE, analizzano quanto sta succedendo nel quartiere a nord di Napoli in questo documento datato 30 maggio 2008, facendo ipotesi investigative che negli anni successivi si riveleranno assolutamente infondate.
L’incipit del documento precisa che dal luglio del 2007 l’Agenzia, su richiesta dell’autorità di governo, ha affiancato il Commissariato per l’emergenza rifiuti nella regione Campania in un attività mirata a: sostenere i processi decisionali del Commissario Straordinario; orientare ed alimentare le investigazioni di contrasto condotti dall’autorità giudiziaria e prevenire “potenziali fattori di minaccia alla sicurezza legati alle istanze rivendicative”. Viene specificato che dal febbraio del 2008 l’attività dell’AISI si è concentrata “decisamente” sui rischi alla sicurezza legati all’attività dei comitati. In pratica i nostri servizi segreti hanno scelto di prediligere il contrasto ai comitati che protestavano contro l’apertura di discariche piuttosto che concentrarsi su altri aspetti che magari avrebbero potuto portare alla luce l’aspetto della gestione del ciclo dei rifiuti risultato poi ampiamente infiltrato dalla criminalità organizzata grazie alle numerose inchieste che si sono succedute negli anni a venire.
I servizi segreti parlano della discarica rifiuti di Chiaiano
Il “granchio” degli 007 su Chiaiano Nel rapporto che Fanpage.it ha potuto visionare dopo una richiesta alla Camera dei Deputati, composto di 20 pagine di cui ben 16 riguardano le attività dei comitati, gli uomini dell’AISI segnalano come la “mappatura dei fronti di protesta” contro le discariche in Campania è nei limiti dei livelli fisiologici “fatta eccezione per il quartiere di Chiaiano” dove le mobilitazioni hanno portato al blocco di tutta la periferia nord di Napoli. Secondo i servizi segreti a guidare la protesta ci sarebbero stati “soggetti di estrazione malavitosa” insieme agli attivisti del Laboratorio Insurgencia ed alcuni gruppi ultras tra cui “Fossato Flegreo, Teste Matte, Mastiffs e Masseria Cardone“. Nello specifico gli 007 sostenevano che i clan camorristici della zona sarebbero stati danneggiati dall’apertura della discarica e pertanto alimentavano le proteste, tanto da considerare Chiaiano, “l’unica eccezione in cui la camorra ha cavalcato le proteste contro la discarica”. Peccato però che nessuna inchiesta giudiziaria abbia portato alla luce un eventuale protagonismo di elementi dei clan della zona. Anzi. L’inchiesta condotta dai pm Del Gaudio ed Ardituro, conclusasi lo scorso mese di marzo con 17 misure cautelari, ha portato alla luce come le ditte Ibi ed Edil Car, che hanno costruito e gestito la discarica, fossero legate ai clan Polverino e Mallardo ed al cartello del clan dei Casalesi. Insomma esattamente l’opposto di quello che sosteneva l’intelligence nel 2008. Ma non solo, l’inchiesta sulla discarica di Chiaiano rivela come proprio i cartelli camorristici abbiano tratto vantaggio dalla costruzione della discarica gestendo direttamente i lavori e sapendo con largo anticipo che avrebbero avuto un ruolo sugli appalti.
I rifiuti tossici? Una tecnica per prendere tempo – La disamina degli uomini dei servizi segreti continua descrivendo le “tecniche” dei comitati per impedire l’apertura delle discariche con specifico riferimento a quella di Chiaiano. Nel dossier si parla di “tecniche dilatore” per ritardare la realizzazione dei lavori ed essenzialmente consistenti nella pretestuosa denuncia della presenza sui territori interessati di rifiuti tossici e/o nocivi”. Per l’intelligence questo era un modo per costringere l’autorità giudiziaria a fermare i lavori e sequestrare l’area permettendo così ai comitati di ottenere lo stop alla discarica. Anche in questo caso i fatti c’hanno raccontato ben’altro. Nel novembre del 2008, sei mesi dopo la stesura di questo dossier segreto, proprio nel cantiere di cava del poligono dove si stava realizzando quella che sarebbe poi diventata la discarica di Chiaiano, vennero ritrovate 10mila tonnellate di amianto smaltite illegalmente. Proprio i comitati, che avevano documentato con dei video il ritrovamento dell’amianto durante i lavori di scavo, presentarono una denuncia alla Procura della Repubblica di Napoli. L’amianto fu rimosso mentre di quell’inchiesta, che avrebbe dovuto accertare chi smaltì quella montagna di amianto nelle cave di Chiaiano e che era affidata al pm D’Alessio, non si seppe più nulla.
La “lobby dei rifiuti” esiste, ma non si approfondisce – Il documento si conclude con l’analisi degli altri aspetti legati all’emergenza rifiuti in Campania. Interessante la parte che rileva “i rapporti poco trasparenti tra una lobby imprenditoriale di elevata perizia tecnica ed i gestori politici regionali e locali”. Rapporti che per i servizi segreti si concretizzavano in consulenze, assunzioni e “proiezioni, soprattutto in Portogallo, Inghilterra e Romania attraverso un reticolo di società specializzate che consentono da una parte, di celare gli utili e, dall’altra, di ampliare lo spettro operativo ai crescenti mercati transnazionali”. Inoltre viene definita la categoria degli “esperti dell’emergenza” fatta di imprenditori, consulenti e burocrati che avrebbero avuto interessi a protrarre la crisi rifiuti. A questi ultimi però è dedicata appena una pagina, senza citare un nome, una società, un gruppo di interesse. Un’attenzione senza dubbio diversa rispetto a quella riservata a chi manifestava nelle piazze. Infatti il documento si sofferma nel definire i rapporti tra il Laboratorio Insurgencia ed i disobbedienti del Nord Est, elencando anche tutti i gruppi che avevano espresso solidarietà con le manifestazioni di Chiaiano, ma non approfondisce le relazioni, che pure vengono segnalate, intrattenute da quella zona grigia fatta di politici ed imprenditori.
Mentre l’intelligence scriveva lo Stato finiva indagato – La data riportata sul dossier del AISI è 30 maggio 2008. Appena tre giorni, il 27 maggio, a Napoli scoppiava l’inchiesta “Rompiballe” che vide coinvolti 21 tra tecnici delle società addette allo smaltimento dei rifiuti ed alla gestione degli impianti ex Cdr e tecnici del Commissariato Straordinario. Quell’inchiesta, che si è conclusa con un nulla di fatto tra prescrizioni ed assoluzioni, vide coinvolto anche l’attuale capo della polizia Alessandro Pansa, all’epoca prefetto di Napoli, e Marta Di Gennaro ex braccio destro dell’allora commissario straordinario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso.
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