Un’estate in galera, diversamente dalla solita un’estate al mare. Potremmo definire così i continui arresti e le indagini sulla corruzione nelle grandi opere inutili, dall’Expo di Milano, al MOSE di Venezia, al tunnel TAV sotto Firenze. La filiera di connivenze politiche, amministrative e imprenditoriali è una gola profonda che solo un’affossamento o un insabbiamento in stile italico, potrà bloccare. Una domanda dobbiamo porcela: come mai solo dopo il decuplicarsi dei costi pubblici e uno stato avanzato dei lavori, vengono a galla questi scandali? E ancora, sono solo tante “mele marce” o è un sistema radicato e ben oliato? Indubbiamente la risposta a questi interrogativi risiede prima di tutto negli strumenti legislativi e normativi che permettono tutto ciò, due su tutti: la Legge Obiettivo e il Project financing.
La prima permette di scavalcare tutte le istituzioni decentrate e la partecipazione dei cittadini, la seconda regala risorse pubbliche ai devastatori, concedendogli decine di anni di gestione, prelevando ulteriori soldi dalle tasche dei cittadini sotto forma di pedaggio. A parte i soliti politicanti subalterni ai poteri forti, come il ministro Lupi, dobbiamo dire che la regia e i facilitatori sono annidati in due posti chiave: al Ministero delle Infrastrutture e all’ANAS. Figure come Incalza che con la fiducia politica trasversale, sono sempre rimaste a capo del Dip.to Infrastrutture dai tempi di Craxi, oppure gli Averardi, i Pozzi e i Ciaccia che fanno il bello e il cattivo tempo all’ANAS e nei CdA delle SpA costituite per fare i lavori. Si può ancora salvare il salvabile bloccando due opere come il Corridoio Tirrenico Nord e Sud, la Orte-Mestre. Insieme valgono almeno 15 miliardi (iniziali) per una devastazione lunga oltre 800 km, che impatta sulla Maremma Toscana, sulla Tuscia etrusca, sulle Riserve naturali del litorale romano e di Decima-Malafede, sull’Appennino centrale.
Una novità unica e senza precedenti, la troviamo nelle Associazioni dei costruttori dell’ACER di Roma e di Latina, dell’ANCE del Lazio che hanno indetto una conferenza stampa sull’autostrada a pedaggio Roma – Latina dal titolo: “L’ennesima grande opera infinita”. Come spiega Ance Lazio, “l’ obiettivo è valutare bene l’utilità di investire in una nuova opera invece di mettere in sicurezza l’attuale superstrada”. E ancora: “Questa proposta di Ance Lazio sarà rivolta alla Regione e al Governo, nell’interesse del territorio, del sistema produttivo e dei cittadini”.
Il capovolgimento delle posizioni precedentemente assunte, potrebbe però essere dettato dall’emarginazione delle piccole e medie imprese dalla divisione della torta dei grandi affari. Quindi, la nuova posizione, che tra l’altro sposa le richieste rimaste inascoltate da oltre vent’anni, del movimento NO Corridoio/NO Bretella, potrebbe solo essere un metodo per premere, affinché ottengano corposi lavori in subappalto, ma staremo a vedere…
Si deve voltare pagina non solo in senso etico, ma soprattutto impegnando i soldi di tutte/i per la messa in sicurezza del territorio, delle scuole e delle strade. Lavori utili ed efficaci, che troveranno il sostegno e il consenso dei movimenti sociali, delle comunità locali e dei cittadini. Persistendo sulle grande devastazioni, continuerà e si rafforzerà l’opposizione sociale e l’ecoresistenza diffusa.
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