“Immagina questa valle con un viadotto alto quindici metri che l’attraversa”. L’immagine stride brutalmente con quella evocata da Francesco Guccini che invitava a immaginare “tutto questo coperto di grano” o con la nostalgia del ragazzo della via Gluck che torna lì dove il cemento ha soppiantato l’erba. Eppure sono questi i flash che ti attraversano mentre dalla collinetta guardi la valle della riserva del parco di Decima-Malafede e Marco Antonini, dottissimo e tostissimo attivista del Wwf, ti descrive dove passerà l’autostrada Roma-Latina. Antonini è uno degli animatori del Comitato No Corridoio che quasi da 26 anni si batte contro il progetto e che dalla Legge Obiettivo del 2001 è dovuto passare anche alla mobilitazione per fermarlo.
L’autostrada Roma-Latina adesso è nelle mani di un consorzio multinazionale italo-spagnolo , la SIS, che ha vinto come General Contractors “battendo” il consorzio dei due giganti italiani Salini-Impregilo. Ma più che una competizione è sembrato un accordo tra i due colossi, visto che collaborano allegramente in altri grandi appalti. La Sis è una creatura della spagnola Sacyr y Vallermoso (grande impresa impegnata proprio con Salini Impregilo per l’allargamento del nuovo canale di Panama) e oggi controllata al 51% dal gruppo Fininc di Torino (tramite la società di costruzioni Inc spa e la società di ingegneria Sipa Spa), contro il 49% di Sacyr.
Secondo gli attivisti del Comitato No Corridoio che le hanno provate tutte – dalle manifestazioni alle occupazioni di Regione e Anas ai ricorsi al Tar – i cantieri partiranno in autunno e partiranno da Latina, forse per la speranza della lobby del cemento di incontrare meno resistenza che nei dintorni di Roma. E proprio a Latina occorrerà dare un’occhiata molto vicino su a chi andranno i subappalti, visto che le stesse autorità di polizia denunciano la spartizione “a quattro” del territorio tra clan affiliati a mafia, camorra, n’drangheta e malavita sinti come i Ciarenti-Di Silvio legati ai Casamonica.
Domenica nella riserva di Decima-Malafade c’è stata una festa per raccogliere fondi per acquistare quello che servirà per il presidio permanente contro l’avvio dei cantieri (gruppo elettrogeno, cucina da campo etc.). A Latina si preparano a mobilitarsi gli agricoltori che si vedranno espropriare le terre – e di fatto chiudere le aziende agricole – mentre un paio di collettivi giovanili si vanno aggregando intorno a questa battaglia definita dai suoi protagonisti come “ecoresistente”.
Gualtiero Alunni portavoce storico del Comitato No Corridoio raccogli i fondi, distribuisce magliette, libri, gadget, materiali e spiega la storia e il senso di questa “No Tav” alle porte di Roma. Poco prima Marco Antonini ha portato in giro un gruppo di persone spiegando con una dovizia di particolari entusiasmante flora, fauna, geologia, morfologia e archeologia di tutta l’area. Si è battuto a tutto campo anche contro una certa inerzia e complicità di associazioni e presidenti “ambientalisti” che si scoprono rapidamente collaterali alle istituzioni e ai poteri forti appena ricevono un incarico. L’idea che un paradiso come la riserva di Decima-Malafede venga devastata dall’autostrada gli accende una luce bellicosa negli occhi.
Mentre da un pentolone si sversano mestoli di zuppa di farro e fagioli che reclamano bis e tris, Alunni e Antonini spiegano come l’autostrada costerà miliardi (secondo alcuni 2,7, secondo altri quasi il doppio), di cui un quinto di soldi pubblici attraverso la furbata del project financing, e poi sarà a pedaggio andando a confluire esattamente nella stessa strozzatura all’ingresso di Roma che già oggi fa impazzire i pendolari che ogni giorno arrivano a Roma dal sud pontino. Ma il Comitato No Corridoio respinge ogni catalogazione di “Nimby”, in questi anni ha avanzato controproposte concrete, fattibili e assai più economiche del progetto fortemente voluto dalla Regione Lazio e dai big delle infrastrutture. Hanno proposto e presentato la fattibilità di una metropolitana leggera sul tracciato già esistente (e ormai sottoutilizzato) della Roma Napoli, la messa in sicurezza della Pontina. Il tutto con il costo di un decimo di quanto previsto con l’autostrada. Non solo. Le soluzioni indicate avrebbero un impatto sul territorio irrilevante. Ma non c’è stato niente da fare. Il totem dell’autostrada ha ipnotizzato molti che si dicevano contrari quando erano all’opposizione in Regione Lazio (con una trasversalità che è arrivata da An fino al Prc) ma che una volta al governo regionale hanno cambiato radicalmente opinione. Le associazioni ambientaliste ufficiali si sono via via defilate e azzittite, mentre è toccato ad un organo prestigioso come l’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) mettere nero su bianco le criticità dell’autostrada e la validità delle proposte dei comitati. Niente da fare. I ricorsi al Tar del Comitato No Corridoio sono ancora, stranamente, in attesa di essere discussi; i pareri contrari di vari enti pubblici e di vari comuni come Pomezia non sono stati neanche presi in considerazione. Il mostro dell’autostrada Roma-Latina si prepara ad ingoiare tutto il territorio dell’Agro Romano e Pontina che riterrà di suo gradimento, e poi i soggetti privati passeranno all’incasso anche con il pedaggio. “Le abbiamo provate tutte” dice Alunni “adesso non ci resta che metterci davanti alle ruspe e bloccare i cantieri e i lavori. Ci auguriamo che in tanti capiscano il valore di questa lotta, come è stato per la Tav in Val di Susa, e vengano a darci manforte”. I nibbi, rapaci tornati dopo decenni sui cieli della riserva, volano alti su di noi e fanno spettacolo con i loro due metri di apertura alare. Quando le macchine sfrecceranno nella valle della riserva, se ne andranno un’altra volta, da un’altra parte, sempre che ci non sia un altro mostro di cemento e asfalto pronto a devastare territori come questi, di una bellezza straordinaria. I nibbi cacciano soprattutto i rettili. Ce ne sarà bisogno per fermare il nido di vipere che istituzioni e comitati d’affari hanno costruito intorno al progetto dell’autostrada Roma-Latina, inutile, costosa, devastante.
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