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Sardegna: domani assemblea generale contro basi militari e poligoni

Mettere a confronto le diverse e variegate anime sociali, territoriali e politiche che nell’ultimo anno si sono spese e mobilitate contro le basi militari e i poligoni in tutta la Sardegna, programmare assieme un lavoro coordinato e continuativo, far fronte comune, e poi rilanciare la mobilitazione.
Con questi obiettivi il Comitato studentesco contro l’occupazione militare ed altre realtà antimilitariste dell’isola hanno convocato un’Assemblea generale per il 2 giugno, a partire dalle 15, presso il centro sociale Emilio Lussu a Bauladu (in provincia di Oristano).

L’appuntamento sarà l’ultimo di un vero e proprio tour, durato un mese e mezzo, che ha visto numerose tappe di discussione e confronto in varie località della Sardegna, durante il quale il Comitato ha cercato di sensibilizzare i territori sulla questione delle servitù militari, della pericolosità ambientale delle esercitazioni e della immoralità della fabbrica di bombe di Domusnovas. “Giovedì sarà l’occasione per vederci tutti, darci un minimo di organizzazione e programmare le prossime iniziative”, spiegano i rappresentanti del movimento.

“Stop alle esercitazioni, chiusura dei poligoni, bonifica dei territori occupati e risarcimento alle popolazioni, sono questi i punti da cui far partire la mobilitazione – spiegano i promotori dell’assemblea – da Bauladu speriamo nascano i presupposti di un movimento di protesta organizzato e numeroso, che nelle ultime settimane sta raccogliendo sempre più consensi”.

La data in cui tenere l’assemblea generale sarda, il 2 giugno, non è stata scelta a caso. «Quel giorno – scrivono gli esponenti del comitato – commemorazioni civili e parate militari si susseguiranno per le città della Sardegna e dell’Italia per ricordare la nascita della Repubblica Italiana. Una repubblica che da metà degli anni ’50 ha deciso che la Sardegna sarebbe dovuta diventare la portaerei della Nato e una terra di esercitazioni militari. Nonostante nel corso del tempo ci siano state limitate dismissioni, tutt’ora il 61% del demanio militare italiano risiede sul territorio sardo».

Luca Fiore

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