Proporre a chi non possiede fondamentali teorici dei testi in cui la teoria deve restare sullo sfondo, in modo da non spaventare l’auspicato lettore. Una sfida ricorrente per ogni generazione di comunisti e rivoluzionari. In qualche misura era anche lo scopo con cui Marx ed Engels scrissero il “Manifesto del Partito Comunista” nel 1848, anche se il fine era soprattutto politico e teorico insieme: delineare con una certa nettezza la “visione del mondo” e gli obiettivi del nascente pensiero comunista, marcando con decisione la differenza filosofica, strategica, ideale con i “compagni di strada” che inevitabilmente appaiono di continuo nel “movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”. E che rischiano di continuo di portarlo in direzioni sbagliate, utopistiche o – si è detto in seguito – “socialdemocratiche”. Perdenti, nel migliore dei casi.
Non a caso “Il Manifesto” di Marx ed Engels è composto per quasi un terzo di radicali attacchi teorico-politici nei confronti delle principali tendenze “alternative” presenti nel movimento operaio d’allora. Ma, se si legge con un briciolo di attenzione anche questa parte, si scopre che quelle “tendenze” son sempre state presenti e lo sono ancora; spesso addirittura dominanti. Una continuità che non dipende affatto dalla pretesa “insopprimibilità” di un certo modo di pensare, ma più “strutturalmente” dalla perenne “rottamazione” di grandi fette della piccola e media borghesia (di ogni tempo e di ogni luogo), che si ritrovano perciò gettate nella condizione esistenziale del proletariato e propongono quindi le rispettive visioni del conflitto sociale, in cerca di un sempre improbabile “ritorno alla situazione precedente”.
Anche negli anni ’70 ci furono diversi tentativi di “divulgazione facilitata” del pensiero marx-engelsiano, tra cui un’edizione dello stesso Manifesto a fumetti, arte allora molto popolare e animata da autentici artisti di grande livello (Hugo Pratt, Bilal, Moebius, ecc).
I compagni del CortoCircuito di Firenze ripropongono in pdf l’edizione illustrata da Mario De Luca e Pietro Carcaci, presentata da Silverio Corsivieri e Mauro Rostagno, pubblicata da Savelli nel 1976. Pur essendo un tentativo di “divulgazione della divulgazione”, quindi con una perdita secca di grandi parti del testo originale (non per caso, tutta la parte contro “i compagni di strada” del movimento operaio), ha una sua utilità, se non altro per “incuriosire” e stimolare il passaggio alla lettura del testo “vero”. Basta ricordare però che “Il Manifesto” non è un testo “soltanto” politico, ma la presentazione di una posizione politica che ha già fondamenti teorici chiari. In forma di “concetto”, ovviamente, e non ancora di “sistema sviluppato”. La costruzione di quel sistema occupò tutta la vita dei due grandi, ma a partire da quei concetti delineati nel “Manifesto” e nei lavori coevi.
Insomma, ringraziando i compagni di Corto Circuito per aver individuato il sito contenente il fumetto del 1976, invitiamo i lettori a individuare il “molto di teorico” presente già ne “Il Manifesto” del 1848.
Per il download: http://www.mediafire.com/download/jl7sk8g4xfglsu6/manifesto+a+fumetti.pdf
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa