Ieri mattina presso la seconda sezione della corte d’appello di Firenze si è tenuta la prima udienza del procedimento a carico di Seda Aktepe, giovane perseguitata politica turca arrestata lo scorso 30 aprile dai carabinieri e rinchiusa da allora in isolamento nel carcere Don Bosco di Pisa. Il collegio di avvocati – quello d’ufficio assegnatole al momento della detenzione e altri che si sono aggiunti in seguito grazie alla mobilitazione di alcuni collettivi studenteschi pisani – ha presentato ieri per conto della giovane turca una richiesta all’Italia di concessione dell’asilo politico (già ottenuto nel febbraio scorso in Svizzera) che dovrebbe bloccare le procedure di estradizione in Turchia. La Corte d’Appello ora ha tre mesi di tempo per pronunciarsi sull’estradizione: decisione che sarà presa anche dopo aver ricevuto un parere del ministero della Giustizia. Se Seda verrà riconsegnata alle autorità turche dovrà scontare circa 3 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza. In attesa della decisione la sua legale, Cecilia Vettori, ha presentato alla Corte d’Appello un’istanza di revoca dell’arresto su cui il giudice dovrà pronunciarsi entro i prossimi quattro giorni. Il collettivo Exploit di Pisa informa che “Purtroppo nonostante il suo fidanzato sia stato ammesso in aula non gli è stato permesso di incontrarla; e dal giorno dell’arresto non gli è stata concessa una visita in carcere”.
Nel frattempo l’interesse per l’assurda vicenda della rifugiata politica aumenta, nonostante il silenzio unanime della ‘grande’ stampa. Ieri all’udienza presso la corte d’Appello di Firenze ha assistito anche un parlamentare del Movimento 5 Stelle mentre a Pisa sono arrivati alcuni attivisti dalla Svizzera per seguire la vicenda più da vicino.
Domenica scorsa un centinaio di attivisti di realtà antagoniste della Svizzera tedesca hanno manifestato per la liberazione di Seda davanti al consolato italiano a Berna ed altre manifestazioni di solidarietà sono in preparazione.
Ieri alcune realtà sindacali della Confederazione Elvetica – Unia e Cgas – hanno annunciato un presidio davanti alle rappresentanze diplomatiche italiane nel paese, e nel frattempo hanno già inviato lettere di protesta sia al Consolato di Berna che all’Ambasciata di Ginevra. Recitano i messaggi:
“Noi, sindacalisti d’Unia e della CGAS (Communauté Genevoise d’Action Syndicale), ci mobilitiamo oggi nella città di Ginevra per esprimere tutta la nostra solidarietà alla giovane cittadina turca, la sig.ra Seda AKTEPE. La sig.ra Aktepe é stata arrestata il 30 aprile 2013 dalla polizia italiana presso un ostello di Castiglioncello in Toscana. Noi condanniamo fermamente questo arresto e ne chiediamo l’immediata liberazione.
Durante il mese di gennaio di quest’anno la sig.ra Aktepe ha infatti ottenuto lo status di rifugiata politica in Svizzera e il diritto di stabilirsi nel nostro paese regolarmente. Il rischio di scontare una severa e ingiusta pena di 7 anni di detenzione in Turchia, con la sola accusa di essere militante di un’organizzazione politica, é troppo alto per consegnare la giovane militante alle autorité turche.
Noi vi chiediamo di liberare immediatamente la sig.ra Aktepe et di permetterle di rientrare nel cantone di Berna, in Svizzera, suo luogo di residenza.
Una decisione contraria alla nostra domanda ci obbligherà a denunciare pubblicamente l’attitudine del Governo italiano in merito al rispetto dei rifugiati politici in Europa.
Vi chiediamo dunque di trasmettere questa lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, l’on. Enrico Letta, e di tenerci informati sull’esito di questa domanda”.
Seda Aktepe è nata nel 1984 nella città di Iskenderun (nella regione di Antiochia, nel sud della Turchia al confine con la Siria) ed ha studiato antropologia presso l’Università Yüzüncü di Van. Il 7 dicembre del 2004 partecipò, in qualità di reporter di un giornale della sinistra radicale, ad una manifestazione organizzata da numerose organizzazioni di sinistra contro il giro di vite sulle libertà politiche previsto dal nuovo Codice Penale imposto dal governo turco. Venne arrestata insieme ad altri 45 manifestanti e scontò più di otto mesi di carcere con l’accusa di associazione sovversiva. Poi nel 2009 fu condannata a 6 anni e tre mesi di reclusione dai tribunali turchi per ‘collaborazione con il terrorismo’ e appartenenza ad un movimento della sinistra radicale messo fuorilegge dal regime di Ankara, il Mlkp. In seguito all’ingiusta e assurda condanna Seda è riuscita a lasciare il suo paese e si è rifugiata in Svizzera nel 2010, dove ha chiesto e ottenuto l’asilo politico nel febbraio del 2013. Fino a quando, il 30 aprile scorso è stata arrestata a Castiglioncello (Livorno) dove era andata per una breve vacanza con il suo fidanzato svizzero, Robin Niederhauser.
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