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Suburra. Il lato oscuro della Roma del business, della malavita e dei fascisti

Roma, 2011. La malavita romana si prepara a mettere le mani sull’affare del secolo.  Inizia così il nuovo libro di De Cataldo e Bonini dal titolo “Suburra”. Chi si avventurerà a leggere il nuovo libro scritto da Giancarlo De Cataldo, questa volta in tandem con Carlo Bonini, ritroverà (sicuramente i romani), una descrizione inquietante e verosimile degli ambienti nei quali si muovono personaggi appartenenti di volta in volta ad ambienti politici, imprenditoriali, malavitosi di vario calibro, emarginati di diversa natura e etnia. Vengono descritti ambienti contrastanti della popolazione di Roma e della sua periferia, descritte a volte in modo caricaturale, ma non molto distante, dalla realtà romana nè da quella di altre città metropolitane e periferie.

Il libro, il quale potrebbe anche rappresentare il seguito del più celebre libro “Romanzo criminale” scritto da uno degli autori di “Suburra” (G. De Cataldo), sembra aver ereditato il lascito “gangsteristico” della scomparsa “banda della Magliana”, la quale – tramite il Dandi – avrebbe passato il testimone al protagonista di questo libro: il Samurai. Quest’ultimo è un fascista, intriso di misticismo giapponese, una sorta di deus ex machina dell’intreccio tra criminalità organizzata, monsignori, imprenditori e vecchi e nuovi neofascisti.

Su tutto aleggia un affare gigantesco: il Grande Progetto, cioè una colossale speculazione edilizia che dovrebbe seppellire sotto il cemento, il litorale romano e la periferia ovest della Capitale con la creazione di porti turistici, casinò, alberghi, ristoranti, palestre, yacht, negozi. Ridefinire così il litorale romano, cioè Ostia come Atlantic City, la capitale del gioco d’azzardo dell’East Cost Statunitense.

In molti riconoscono in questo il cosiddetto Waterfront di Roma (progetto della Giunta Alemanno), mentre molti dei protagonisti del libro lo declinano come Uoterfront perché maneggiano assai poco quegli inglesismi che dovrebbero più moderni e rassicuranti anche le peggiori nefandezze. Lo chiamano “il Grande Progetto”, il più grande di sempre. E immensi sono gli interessi in gioco.

Tale disegno, con evidenti caratteristiche speculative (tipiche delle politiche urbanistiche che hanno interessato, e continuano a ipotecare Roma dal dopoguerra fino ai giorni odierni), coinvolge politicanti, faccendieri, strozzini, alti prelati, amministratori, agguerrite bande criminali, killer con un passato (?) neofascista, sempre in lotta tra loro per il controllo dei rispettivi territori d’interesse e pertinenza.

Lo sviluppo del racconto descrive soprattutto a quali “pratiche” si dedica la corrotta élite politica romana e nazionale. Pratiche non prive d’incidenti con sviluppi spesso drammatici come un tentato ricatto di un “coattello” di borgata che intenderebbe fare quel salto di qualità che lo porterebbe a livelli più alti nel panorama della malavita romana.

Non possiamo qui anticipare l’intreccio del romanzo, né tantomeno svelarne i “retroscena”, perchè toglierebbe il giusto pathos alla lettura del libro stesso. Ma in esso i lettori di Contropiano o quanti che ne hanno seguito attentamente le inchieste prodotte sul mosaico neofascista e le sue strette connessioni con la malavita, troveranno una conferma delle connessioni ampiamente denunciate dal nostro giornale.

Il libro infatti descrive accuratamente una situazione che non è affatto difficile considerare veritiera e attinente alla situazione reale. La “Suburra” descrive come Roma sia diventata lunare e sguaiata, luogo degradato dove si muovono personaggi di natura e condizione sociale molto diversa.

Ci sono i “servitori dello Stato” ossia alti ufficiali e semplici ausiliari dei carabinieri, agenti di P.S. “puliti” o “corrotti”, esponenti della politica locale e nazionale. Non mancano le figure, cosiddette “diverse”, di animatrici/e, attivisti politici e sociali, agenti infiltrati negli ambienti ritenuti “sovversivi”. L’ambientazione non esclude luoghi ormai consolidati nelle nostre metropoli come le occupazioni di stabili o cinema in disuso, radio “libere” d’informazione o radio commerciali legate alle curve utili per gettare fango o assicurare coperture, piccole bande di quartiere, immigrati, zingari ai margini tutti ai margini della legalità

In questa descrizione si possono facilmente individuare (soprattutto per i romani, per i nostri lettori o gli ascoltatori delle radio di movimento attive a Roma), famiglie e potenti clan, commentatori radiofonici spregiudicati e con forti radici nel neofascismo dell’etere romano, personaggi e situazioni reali ben conosciuti verso cui “Suburra” non fa altro che riprodurne una versione romanzata. E’ dunque, alla luce anche degli sviluppi che stanno interessando vicende sia romane che nazionali, investendo fatti, persone, luoghi e equilibri politici, che si può senz’altro affermare: “la realtà supera di gran lunga l’immaginazione”. Questo romanzo più che visioni “profetiche” pare abbia quasi un valore di testimonianza credibile sui livelli oramai raggiunti nelle nostre città metropolitane e nelle sue periferie.

Infine appare senz’altro il caso di specificare meglio (per i non romani) il significato della parola “Suburra”.

Un’attenta ricerca definisce questa parola come: plebaglia, gente di malaffare – quartiere malfamato di una città. Altra ricerca fatta con l’enciclopedia Treccani essa viene descritta ancora più dettagliatamente in: suburra s. f. – Propr., nome proprio (Suburra, lat. Subura o Suburra, di etimo ignoto) di una zona di Roma antica compresa tra i colli Quirinale, Viminale, Celio e Oppio, che alla fine della repubblica era diventata un quartiere popolare di piccoli commercianti, gente di malaffare e sede di postriboli; di qui la parola è passata, in usi letterari o elevati, a indicare i quartieri più malfamati di qualsiasi grande città, e la gente che vi abita… .

Ora, alla luce dell’etimo e del significato che ha questa parola, si capisce meglio il perché sia stato  scelto di dare a questo romanzo il titolo di “Suburra”.

Gli autori sono noti al pubblico. Giancarlo De Cataldo, autore del celebre “Romanzo criminale”, forte della sua lunga esperienza di magistrato descrive dettagliatamente le caratteristiche criminali dei personaggi presenti in “suburra”. Carlo Bonini, giornalista d’inchiesta de La Repubblica, con un passato ne il Manifesto, si occupa da tempo delle vicende della manovalanza criminale e della destra estrema. Gli scenari e i personaggi evocati nel libro sono quelli che solitamente incontra o descrive nei suoi articoli o nella frequentazione, per lavoro, delle questure della capitale

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