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Premio Strega. Vince un autore piccolo, piccolo

Talvolta credo sia possibile criticare un libro anche senza averlo letto. Per parlare di una cosa che non si conosce si può entrare in quella dottrina che si definisce idealismo. Molte sono le inquietudini che esso provoca, poiché alcuni esponenti di questo pensiero negarono persino la materia. Il processo contrario però si deve fare grazie all’osservazione accurata di alcuni elementi, dai quali possiamo trarre delle conclusioni che si avvicinano alla verità.

Questa affermazione va necessariamente confutata però all’interno di una critica ad un sistema e non all’opera che idealmente sostengo sia il suo frutto: questo sistema è l’industria culturale, nel caso specifico di quello che viene considerato universalmente il più importante premio letterario italiano: il Premio Strega.

Francesco Piccolo (il vincitore del premio di quest’anno) è un bisogno, una necessità spinta da tutti i poteri che lo sostengono, sperando che egli sia in grado di risollevare le tasche di qualche editore, e non il nostro povero mondo pieno di ipocrisie e applausi a buon mercato.

Il reale problema è sempre uno: il profitto.

Questo entra in un conflitto mistico, ancestrale, vertiginoso, in cui l’arte apparentemente viene stimolata, ma dove ne esce malata, priva d’identità, perché schiava delle tirature, delle collusioni ad un sistema marcio, appestato, velato nel sudario del successo.

In apparenza un idealista direbbe che questo non c’è: ciò che non tocco, il libro che non ho letto, le strutture, le feste, i premi che nessuno di noi vincerà, non esistono. Voltato l’angolo, dietro la spessa tenda, l’illusione di questa percezione mi porta in un vuoto, dove le mie intenzioni si mischiano con i fatti che non posso percepire.

Eppure, proprio in mezzo a questi rumori, che sentiamo come echi lontani, potremmo avvertire la loro vera voce, banalizzando il tutto in questione di causa ed effetto: posso negare che Piccolo abbia vinto un premio letterario? Che sua moglie fino lo scorso anno lavorasse nella Fondazione Bellonci (che organizza il Premio Strega)? Che sia stato l’unico a vendere un po’ di copie in più dei suoi concorrenti? I miei occhi vedono dei colori, non posso negarlo, ma non posso negare che non ce ne siano degli altri, questo direbbe Berkeley.

Voglio essere onesto, la semplificazione nasce spontanea, facile, possiamo vedere il sole e pensare di essere osservati da un occhio non più grande di una moneta, eppure il mondo dei concetti e delle astrazioni formano in noi un progresso che si basa sui precedenti enunciati.

Il film tanto premiato di Paolo Virzì – Il capitale umano – scritto dallo stesso Piccolo, è un vero paradosso: la critica che si tenta di fare è ad una borghesia che assiste ed applaude allo stesso spettacolo, fatto per loro, per fustigarsi di una morale paternalista, tanto che, non c’è un vero colpevole in tutto il machiavellico intreccio: non esistono colpevoli, ma solo approfittatori.

Per questo mi permetto di non leggere il libro di Piccolo e criticarlo, perché è un libro di un sistema dove l’arte è peggio che volgarizzata, studiata a tavolino nell’Olimpo delle industrie, dove in maniera piuttosto grossolana si spinge il pubblico sull’altare del sacrificio, consumatori consunti, voraci di critiche da salotti qualunquisti sui tappeti di sabbia estivi.

Si tenta ancora di creare ad hoc qualche artista politicamente scorretto, fingendo che esso sia una pedina incontrollabile, e in questo gioco delle parti, dove questi attori recitano ormai da troppo tempo, il lettore cade in una trappola miracolosa: se non ho letto il libro non posso criticarlo.

In questo senso è meglio uscirne fuori: tanti, troppi autori (maggiori o minori che siano) della storia ci aspettano, tanti scrittori che non possono permettersi di partecipare alle premiazioni, con alle spalle qualche barzelletta raccontata nel salotto di Fazio (il salotto della cultura fascista, perché del buon gusto esteso e impartito a tutti i suoi spettatori morti), e che non sono collusi col potere di queste stampe in cui sono impresse solo economiche parole.

Perciò credo che si possa anche criticare un libro senza averlo letto: un libro che rappresenta solo l’industria culturale in sé. 

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1 Commento


  • armando

    Alcuni giorni fa avevo scritto che tutta la letteratura moderna è da condannare. La sua funzione è quella di addormentare le coscienze proprio perché non rappresenta la realtà, e soprattutto con adeguati stereotipi cerca di colpire la carica rivoluzionaria della donna. A tal proposito allego una riflessione che sicuramente non sarà ben vista dai compagni maschi. IL POTERE PERFETTO: IL MATRIARCATO, la donna , il soggetto rivoluzionario assoluto.
    Tuttavia, manca ancora una autocoscienza radicata della propria forza. Sicuramente da tener conto che, a differenza degli uomini, essa presenta una notevole complessità sociale, all’interno della quale permangono comportamenti che favoriscono il sostegno e il mantenimento del sistema Patriarcale. Possiamo allora a grandi linee individuare quattro influenti gruppi: le religiose, le ignave, le conformiste e le femministe.
    Per le religiose prima di essere libere, bisognerà aspettare di tagliare la mano pesante dei fanatici ministri del culto di ogni religione, per averle rinchiuse in una gabbia d’oro in attesa del paradiso perduto per sempre.
    Le ignave, di riprendere il cammino dopo essersi stancate di veder scorrere i cadaveri sotto le finestre con impassibile sofferenza.
    Le conformiste, di risvegliare l’autocoscienza addormentata dal presunto benessere garantito dalla assoluta ubbidienza nei confronti del potere.
    Le femministe, di liberarsi del proprio orticello autarchico prima di veder inariditi i più bei fiori del tempo.
    Per quanto riguarda gli uomini, abiurata la natura egoistica e bramosia di possesso dopo una sincera autocritica attraverso l’acquisita autocoscienza, lotteranno assieme alla donna libera per riportare alla luce il sistema Matriarcale, confinato nell’oscurità del tempo da millenni e millenni di dominio maschile assoluto.
    Solo allora si potrà finalmente raggiungere la PACE universale con la distruzione di tutte le armi e la soppressione degli eserciti.
    Ciò servirà per ripristinare la piena Comunanza solidale pura con la Liberazione dallo stato di necessità, in cui nessuna persona al mondo dovrà rimanere esclusa sul piano economico, politico, sociale e culturale, a partire dal più piccolo paesino sperduto ai confini della terra, per arrivare alle più grandi metropoli urbane.
    IL faro che guiderà la lotta sarà la Filosofia con il compito di risvegliare l’autocoscienza generale perduta, la scienza-tecnologia per liberare le coscienze dalla superstizione religiosa, l’unificazione delle infinite intelligenze sparse su tutta la terra per adoperare la saggezza universale contro la stoltezza del potere Patriarcale.
    Solo allora si realizzerà con il Matriarcato tutti sogni dell’umanità, Pace, gioia e felicità.
    A tutti gli uomini va impedita la partecipazione elettiva da cui deriva la gestione politica della società. In quanto si credono novelli stregoni dalle capacità taumaturgiche; dimenticando il comando divino che gli impone il compito di lavorare mentre alla donna spetta quello di amministrare la collettività sociale, con il potere perfetto del Matriarcato.

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