Alcuni cenni della sua biografia li riporta Wikipedia:
Al-Qasim era nato nel 1939 nella città di Zarqa nel nord della Giordania, mentre suo padre era nella Legione Araba di re Abdullah. Egli proveniva da una famiglia drusa dalla città di Rameh in Alta Galilea. Ha finito la scuola secondaria a Nazaret. La sua famiglia costretta ad abbandonare la sua casa in seguito alla guerra (Nakba) del 1948. Nel suo libro su Principi e Arte, egli spiega,
« Mentre ero ancora a scuola elementare la tragedia palestinese si è verificata. Ritengo che la data 1948 sia la mia data di nascita, perché le prime immagini che posso ricordare sono di quella guerra. Il mio pensiero e le immagini nascono dal numero 48. » |
(Samih al-Qasim) |
Al-Qasim ha scritto 24 volumi di poesia e pubblicato sei raccolte di poesie. Le sue poesie sono, in genere, relativamente brevi, alcune di soli due versi. Come giornalista ha lavorato per i quotidiani al-Ittihad, al-Jadid, Index.
Scrive invece l’agenzia Ansa (che evita accuratamente di usare il termine ‘palestinese’): Si è spento la notte scorsa a 75 anni, dopo una lunga lotta contro il cancro, il poeta druso Samih al-Qasim. Reso famoso per le sue poesie di stampo nazionalistico, al-Qasim si è sempre battuto in difesa della minoranza araba in Israele fino a guadagnarsi l’appellativo di ‘poeta della resistenza’ in tutto il mondo arabo. Influenzato dall’ideologia panaraba propugnata dall’allora presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, al-Qasim aveva aderito nel 1967 al partito comunista israeliano Hadash. Per la sua attività politica avrebbe anche trascorso un periodo di detenzione. Trasferitosi poi ad Haifa ha collaborato con diverse pubblicazioni arabe fra cui Al-Ittihad e Al-Jadid, fino ad assumere la carica di direttore del quotidiano arabo-israeliano Kul al-Arab. Tra le raccolte di poesie più famose si ricorda ‘Versi in Galilea’, pubblicato anche in italiano.
sarò costretto a vendere abito e materasso;
farò, forse, il portatore di pietre;
il facchino,
lo zappino di strada
oppure l’operaio in una officina;
forse sarò anche costretto a cercare nei letami
per trovare un grano da mangiare;
o forse morirò nudo e affamato.
Ciò malgrado non mi rassegnerò mai a te,
o nemico del sole!
Ma resisterò fino all’ultima goccia
di sangue nelle mie vene.
Tu mi potresti rubare l’ultimo palmo di suolo;
saresti capace di dare alle prigioni
la mia giovane età;
di privarmi dell’eredità di mio nonno:
degli arredamenti, degli utensili casalinghi
e dei recipienti.
Saresti pure capace di dare al fuoco
le mie poesie ed i libri miei
ed ai cani la mia carne.
Saresti – come è vero – un incubo
sul cuore del nostro villaggio,
o nemico del sole!
Ciò malgrado, non mi rassegnerò mai a te
e, fino all’ultima goccia
di sangue nelle mie vene
resisterò!…
e privarmi di un bacio di mia madre;
i ragazzi vostri sarebbero capaci di insultare
il mio popolo e mio padre;
qualche vigliacco di voi sarebbe capace di
falsificare pure la mia storia;
Tu stesso potresti privare i figli miei
di un abito di festa;
saresti capace di ingannare,
con falso volto,
gli amici miei,
crocifiggermi i giorni su una visione umiliante,
o nemico del sole!
Ciò malgrado, non mi rassegnerò mai a te
e, fino all’ultima goccia di sangue nelle mie vene
resisterò!…
Nel porto vedo degli ornamenti,
dei segni di gioia;
sento delle voci allegre
e degli applausi entusiasti
che infuocano d’allegria la gola;
e nell’orizzonte vedo una vela
che sfida il vento e le onde
sormontando con fiducia i pericoli!
Questo è il ritorno di Ulisse
dal mare dello smarrimento.
Questo è il ritorno del sole
E dell’uomo espatriato!…
Per gli occhi di lui e della amata terra
giuro di non rassegnarmi mai a te
e fino all’ultima goccia di sangue nelle vene,
resisterò,
resisterò,
resisterò!…
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