“Il valore di un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo: cioè è quel tanto che viene dato per l’uso della sua forza”. Questo scriveva Marx, citando un’intuizione hobbesiana, quasi due secoli fa. Il valore della forza lavoro dipende dalla legge della domanda e dell’offerta, vale a dire che il lavoratore è una merce in preda alle forze impersonali del mercato. Marx aggiunge: “L’operaio libero invece vende se stesso, e pezzo a pezzo. Egli mette all’asta 8, 10, 12, 15 ore della sua vita, ogni giorno, al migliore offerente, al possessore delle materie prime, degli strumenti di lavoro e dei mezzi di sussistenza, cioè ai capitalisti”.
Tutto questo appartiene al passato si dirà, oggi le cose sono molto diverse: esistono diritti, sindacati, leggi a tutela del lavoratore, l’art. 36 della Costituzione repubblicana che dà il diritto a una retribuzione dignitosa. Non è così, con la complicità dei sindacati confederali è stato firmato un accordo che propone ai giovani italiani di lavorare gratis per accogliere i visitatori alla kermesse dell’Expo. Laddove espongono le più grandi multinazionali del pianeta che fatturano miliardi di euro, s’impone ai disoccupati di impiegare il loro tempo senza avere in cambio una retribuzione.
In un contesto del tutto diverso, ormai da tempo, si avanzano pretese analoghe. Nella scuola, infatti, già il governo Monti aveva cercato d’innalzare per legge e a parità di retribuzione l’orario frontale degli insegnanti da 18 a 24 ore, mossa sventata per la massiccia mobilitazione dei docenti. Ora si apprende che, dal prossimo anno, gli insegnanti dovranno “donare” una quota di ore alla scuola per coprire eventuali sostituzioni, in modo tale che si possano tagliare i posti destinati a quei precari che coprivano le cosiddette supplenze brevi.
Questo è solo un aspetto della questione, infatti, nella professione docente, il lavoro gratuito è già previsto nel contratto di lavoro, art. 29 del CCNL, attraverso le cosiddette “attività funzionali all’insegnamento” che comprendono: preparazione delle lezioni e delle esercitazioni; correzione degli elaborati; rapporti individuali con le famiglie; attività di carattere collegiale riguardanti tutti i docenti. Grazie a questa funzione, l’insegnante svolge una quantità di ore per le quali non può percepire compensi né rivendicare il diritto alla retribuzione del lavoro straordinario.
Le due realtà considerate sembrerebbero non avere nulla in comune, in realtà si tratta dello stesso fenomeno, quello del lavoro ormai svalutato e mercificato. Esiste un surplus di disoccupazione giovanile, manodopera di riserva, e un esercito di insegnanti pronti da anni ad entrare nella scuola. In questa situazione, la logica di mercato s’impone e vuole imporsi al lavoratore anche come monito pedagogico: non credere di poter accampare diritti, sei una mera eccedenza, un semplice pezzo da prendere in carico o da sostituire al prezzo corrente di mercato.
* insegnante, Ross@ Verona
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