Il sempre attento Francesco Santoianni della Rete No War di Napoli ci scrive segnalandoci l’ennesima scivolata del quotidiano La Repubblica, un giornale-partito che troppo spesso si eccita quando annusa l’odore di bombardamenti Usa o Nato su qualche paese. La segnalazione di Santoianni ci permette di sottolineare un altro brutto scherzo in cui sono incappati tutti gli embedded tricolori della guerra contro l’Isis. Personaggi che stanno abbondando in questi giorni di esaltazione interventista in Libia e di allarmismi strumentali – e spesso spregevoli – sui barconi di migranti che non vedono attivi solo i leghisti di Salvini o i fascisti ripuliti di Fratelli d’Italia.
Ci riferiamo al video dell’Isis nel quale si vede un uomo che sta per essere decapitato e che indossa una maglietta del Napoli. “Una maglia del Napoli perché – ha scritto La Repubblica – “particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie, tra cui la Onlus Dribbla la povertà, che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo”. Ma era un bufala diffusa da quei bontemponi di Lercio.it che non hanno perso l’occasione per mettere alla berlina sia i grandi giornali – ansiosi di alzare il tasso ansiogeno nell’opinione pubblica italiana – sia i politici che hanno espresso commenti indignati sul video.
Occorre essere onesti in questo mestiere e non possiamo non riconoscere che qualche volta anche Contropiano è stato ingannato dalle bufale che circolano in rete, ma su una cosa possiamo essere certi: i nostri incidenti di percorso non invitano alla guerra.
Il clima di guerra e xenofobia che i media mainstream e la politica stanno alimentando nel paese, non poteva che produrre manipolazioni e scivolate come queste. In tempi normali ci saremmo dilettati in un sistematico sfottò, in tempi di ferro e di fuoco come quelli in cui ci tocca di vivere non possiamo che preoccuparci per quello che sentiremo e vedremo anche da voci fino a ieri insospettabili. Per questo occorre organizzarsi seriamente e rapidamente, sul terreno della comunicazione alternativa ma non solo, contro il clima di guerra e di interventismo nazionalistico che ormai si respira a pieni polmoni.
Qui di seguito la lettera inviataci da Francesco Santoianni sull’ennesima manipolazione de La Repubblica:
Repubblica “svela” le bufale attestandone una
Venticinque anni di Photoshop – il blasonato software del ritocco fotografico utilizzato in tutti i giornali per falsificare foto (soprattutto quelle di guerra) – compie venticinque anni. E per festeggiarli, Repubblica – in prima fila nella diffusione di falsi – pubblica una slide show di 45 ritocchi fotografici, (ovviamente, la maggior parte della Corea del Nord).
In tutto questo non ci sarebbe nulla di intrigante se non fosse per la didascalia della foto 13 nella quale i dirigenti della Casa Bianca osservano i marines mentre catturano ed uccidono Bin Laden. Repubblica che, finalmente, si ravvede sulla falsa notizia della cattura e uccisione di Bin Laden? No. “L’immagine è stata ritoccata per tutelare segreti di Stato” L’imbroglio sarebbe, quindi, “sui fogli sul tavolo che sono stati artificialmente illustrati per nascondere informazioni riservate.”
Non so se ci siano ancora i Fratelli Fabbri, ma se mai pubblicassero a fascicoli “L’enciclopedia delle menzogne di Guerra”, di certo questa foto meriterebbe la copertina.
Francesco Santoianni
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