“In effetti ho annullato tutti i miei impegni al Salone del Libro di Torino, sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale. Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta sotto i riflettori del salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così“. E’ quanto scrive su Facebook il fumettista ZeroCalcare confermando la decisione di disertare il Salone del Libro di Torino per la presenza della casa editrice neofascista Altaforte. “Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello.- aggiunge – PS: non è che io so diventato più cacacazzi negli ultimi tempi, anzi so pure molto piu rammollito, è che oggettivamente sta roba prima non sarebbe mai successa. Qua ogni settimana spostiamo un po’ l’asticella del baratro”.
A suonare l’allarme era stato Wu Ming 4 che avrebbe dovuto presentare al Salone del Libro di Torino l’antologia di suoi scritti su “J.R.R. Tolkien Il Fabbro di Oxford” edito da Eterea. “La presentazione è annullata”, ha fatto sapere il collettivo, per poi precisare: “Il Salone avrà uno stand Altaforte, di fatto la casa editrice di CasaPound. Nei giorni scorsi la notizia ha suscitato molte critiche ed esortazioni a tenere fuori dalla kermesse una presenza platealmente neofascista. E come ha risposto il Comitato d’indirizzo del Salone? Con un comunicato che in sostanza dice: CasaPound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi”.
Diverso l’atteggiamento scelto invece dal saggista Christian Raimo, dimessosi da consulente del Salone del Libro, ma che ha deciso di esserci lo stesso “soprattutto per parlare, discutere, ascoltare, e contestare. Ogni spazio pubblico è un campo di battaglia”. Raimo spiega in un post che: “Io andrò al Salone del libro di Torino, non più da consulente: la ragione per cui mi sono dimesso è che non voglio la presenza di editori dichiaratamente fascisti o vicini al fascismo – penso che il Mibac, ossia lo stato, debba tutelare questo diritto per tutti, e proteggere il Salone da ogni ingerenza fascista; penso che l’Aie e l’Adei, ossia le associazioni degli editori, debbano affrontare radicalmente questa questione”.
L’ultima volta che intorno al Salone del Libro di Torino si accese una polemica politica durissima fu nell’edizione del 2008, quando fu deciso di dedicarlo a Israele per i sessanta anni della sua nascita. Il Forum Palestina e altre reti solidali con i palestinesi, organizzarono una efficace campagna di boicottaggio che aprì un discussione a tutto campo nel mondo della cultura e della politica. Moltissimi scrittori, palestinesi e non solo, decisero di non partecipare. Anche in quel caso il campo progressista si divise tra chi si schierò per il boicottaggio e chi invece decise di parteciparvi comunque.
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Lando
Le scelte personali hanno appunto motivazioni personali e non si discutono. Purtroppo zerocalcare questa volta hai fatto un passo indietro.
franco maggi
ha fatto i conti con la propria coscienza e quindi si deve accettare… un saluto a pugno chiuso