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Tribunale israeliano condanna Mohammed Al Bakri per il film “Jenin, Jenin”. L’orrore va negato

Il Tribunale israeliano di Lod due giorni fa ha stabilito che in Israele è vietata la distribuzione e la proiezione del film Jenin, Jenin. La Corte ha anche deciso che tutte le copie devono essere sequestrate e ha ordinato che il regista e attore palestinese Mohammad Bakri, autore del documentario incentrato sulle cruente operazioni militari israeliane a Jenin nel 2002, dovrà versare al tenente colonnello israeliano Nissim Meganji 175.000 shekel (55.000 dollari) come risarcimento danni per diffamazione, oltre a 50.000 shekel (15.500 dollari) per spese legali.

La battaglia di Jenin avvenne nell’aprile 2002 durante la seconda Intifada quando le truppe israeliane bombardarono pesantemente ed entrarono nel campo palestinese. Durante undici giorni di duri scontri casa per casa rimasero uccisi 23 soldati israeliani e 52 palestinesi

In ultima analisi e dopo attento esame – è scritto nella sentenza – ci troviamo di fronte a un imputato che ha ritenuto di produrre un film che pretende di essere un documentario basato su una serie di interviste a persone che si presume siano residenti del campo profughi di Jenin, ma le prove dimostrano che ha scelto consapevolmente di non condurre nessuna verifica, neanche minima o preliminare, delle accuse e dei fatti espressi in dette interviste, e ha scelto di presentarli come parte di un film che sostiene di riflettere la realtà dei fatti”.

Già nel 2003 il Consiglio israeliano di revisione dei film aveva vietato in Israele la circolazione del documentario di 53 minuti.

Ed anche nel 2007 il film era finito in tribunale quando cinque ex soldati israeliani denunciarono Mohammed al Bakri per diffamazione affermando che nel film venivano descritti come criminali di guerra. All’epoca però la richiesta venne respinta dalla Corte Suprema secondo la quale, sebbene il documentario fosse “effettivamente pieno di cose non vere” e diffamasse i militari israeliani, tuttavia i querelanti non erano individualmente identificabili nel film e quindi non potevano sostenere d’essere stati personalmente diffamati.

Lunedi invece il Tribunale di Lod ha stabilito che il tenente colonnello Meganji, che svolse un ruolo attivo nell’operazione a Jenin, può essere chiaramente riconosciuto nelle immagini usate da Bakri.

Le Nazioni Unite in un rapporto sull’attacco israeliano a Jenin conclusero che l’esercito israeliano aveva ucciso decine di palestinesi in un campo grande solo 0,4 km quadrati e che ospita circa 15mila persone.

Dopo l’assalto, un lungo dibattito è nato intorno al numero delle vittime nella città palestinese. Nei giorni immediatamente a ridosso dell’attacco, i numeri dei morti e dei feriti parevano essere molto alti. Ma le autorità israeliane impedirono ai membri di una commissione d’inchiesta Onu inviata dal Consiglio di Sicurezza di condurre un’indagine.

Un rapporto successivo dell’Onu concluse che almeno 52 palestinesi erano stati uccisi nel campo profughi di Jenin. L’ inviato Onu a Jenin Terje Roed-Larsen ha giudicato le operazioni condotte nel campo profughi come ‘‘un capitolo triste e vergognoso della storia israeliana. Israele ha diritto a difendersi. Ma questo non può diventare un assegno in bianco per fare ciò che si vuole”.

Javier Zuniga, allora delegato di Amnesty International per la Palestina, parlando di Jenin ebbe a dichiarare: “E’ la peggiore scena di devastazione che abbia mai visto. Potrebbero esserci ancora persone in vita sotto le macerie del campo profughi di Jenin. Un collega di una organizzazione umanitaria locale ha ricevuto una telefonata di una famiglia di dieci persone intrappolata che chiedeva aiuto. Se questo disastro fosse stato il risultato di un terremoto, l’intervento della comunità internazionale sarebbe stato immediato. E’ scioccante che le autorità non abbiano chiesto aiuto e che nessuno lo abbia offerto”.

Secondo le prime testimonianze raccolte allora dai ricercatori di Amnesty International, durante le operazioni militari a Jenin l’esercito israeliano e’ entrato casa per casa separando gli uomini dalle donne e dai bambini e arrestando tutti gli uomini da 15 ai 45 anni. Ogni uomo è stato usato come “scudo umano” per ripararsi da possibili rappresaglie ed entrare nella casa successiva. Numerose le notizie di maltrattamenti in detenzione: prigionieri lasciati senza cibo né acqua e picchiati. Durante la detenzione, tutti i detenuti sono stati interrogati con lo scopo di conoscere la loro affiliazione politica e la loro opinione sulla situazione politica dell’area. Molte testimonianze raccontano anche di esecuzioni extragiudiziali.

Almeno 500 palestinesi furono uccisi e altri 1.500 feriti tra marzo e maggio del 2002 nella violenta repressione della seconda Intifada.

Lo storico israeliano Ilan Pappè, costretto all’esilio “volontario” in Gran Bretagna, scrisse testualmente che: “Non furono solo i numeri a scioccare il mondo all’epoca, ma la natura brutale dell’assalto israeliano che non aveva precedenti neppure nella dura storia dell’occupazione. Questa brutalità può essere compresa al meglio visitando il campo. Il quartiere affollato è stato preso d’assalto dal cielo con gli elicotteri, colpito dai carri armati dalle colline intorno e invaso da veicoli mostruosi, un ibrido tra un tank e un bulldozer che gli israeliani hanno soprannominato Achzarit, “il brutale”, perché ha raso al suolo le case e trasformato gli stretti vicoli in superstrade attraverso le quali i carri armati potessero passare”.

Per un giudice israeliano tutto questo è come se non fosse mai accaduto e soprattutto che non si deve vedere un film che ha provato a raccontarlo, dal punto di vista dei palestinesi ovviamente, ma la battaglia di Jenin fu combattuta proprio per difendere la dignità e i diritti del popolo palestinese.

 

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2 Commenti


  • Anna

    Io spero che prima o poi Israele venga smascherato e paghi ampiamente per il genocidio palestinese. Gli ebrei sionisti non sono per niente diversi dai nazisti che ne ordinarono lo olocausto. La storia non ha insegnato loro niente. Ora come ora non ho speranza perché ovunque i potenti sono conniventi con questo stato dell’ apartheid e dello sterminio.


  • giuseppe

    Mi ricordo anche dell’operazione “piombo fuso” condotta da Israele,dove morirono 1300 persone di cui 300 bambini.Orrore.

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