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Il Manifesto di Marx ed Engels, un faro per la crisi di oggi

E’ stato possibile solo grazie alle teorie, analisi e metodo scientifico di Engels e Marx , studiare e applicare  una critica alla teoria economica e politica che demolisse i vecchi schemi, una teoria in grado di adattarsi e dialogare in ogni momento con la realtà di classe.

Per fare ciò era necessario, e si doveva, sbarazzarsi dell’approccio dell’economia classica e collocare l’economia politica nella sua giusta posizione: come elemento fondamentale di una struttura dialettica, articolata a vari livelli, che teneva conto anche della dimensione giuridico-politica.

La situazione attuale della classe operaia è caratterizzata, sempre più, da un divario tendenziale crescente tra il valore reale della forza lavoro e il salario reale ottenuto. Questa dinamica è spiegata da un aumento dei bisogni socialmente essenziali per la sopravvivenza dei lavoratori, ed è anche dovuto all’intensificazione dei tassi di lavoro e della produttività sociale, con un aumento del livello di vita materiale, sociale e culturale dell’intera popolazione.

Di conseguenza, il salario reale è fortemente distanziato dal crescente valore sociale della forza lavoro; il salario sociale complessivo  continua a perdere rispetto alla quota dei redditi totali destinati al profitto e, in generale, a quella che i capitalisti si appropriano come remunerazione appropriata  dal  capitale.

La minaccia sempre imminente e crescente della disoccupazione in particolare, l’attuale coesistenza della disoccupazione, congiunturale a quella strutturale, e il paradigma dell’accumulazione flessibile dell’era cosiddetta postfordista, rispondono all’automazione della produzione e all’intensificazione del lavoro. Tutto ciò esercita un’influenza sostanziale sul generale deterioramento della situazione mondiale della classe operaia nei suoi più diversi aspetti.

L’ “insicurezza dell’esistenza”, di cui parlava Engels, continua ad essere attuale, anzi si accentua. Questi fatti oggettivi sono una conferma convincente della validità della teoria marxista tutta interna al grande documento politico del Manifesto Comunista.

Lo sviluppo stesso del capitalismo contemporaneo conferma  pienamente la tesi fondamentale di Marx: quella dell’intensificazione del processo di proletarizzazione all’interno della società capitalista e dell’aumento, seppur in forme diverse e articolate, del lavoro subordinato e del lavoro salariato.

L’attuale problema socio-economico del lavoro non è solo connesso alla disoccupazione, di natura sempre più strutturale, ma riguarda una serie di questioni, sia quantitative che qualitative, e quindi le nuove figure del mondo  del lavoro.

In particolare, i precari, vittime del lavoro negato e del non lavoro, figure di qualsiasi genere interne, tipiche del modo di produzione capitalistico. Il problema del lavoro esiste, praticamente, anche per chi ha un lavoro, poiché opera  sempre di più in condizioni più precarie, con un salario sociale, assoluto e relativo che, anche per il singolo lavoratore, è in diminuzione e con livelli elevati di mobilità e intermittenza.

L’attuale crisi del capitalismo è anche crisi di sovrapproduzione e domanda, dovuta alla contrazione complessiva del salario sociale dell’intera classe operaia, ed  è anche dovuta al passaggio dall’accumulazione materiale a forme immateriali di determinazione della appropriazione del capitale.

I nuovi processi di accumulazione capitalista  sono legati a forti aumenti della produttività non ridistribuita e ai processi di outsourcing, che sono accompagnati da significative variazioni della rendita  finanziaria.

Gli ex marxisti, che oggi amano definirsi critici dei processi rivoluzionari in atto, ad esempio, in Venezuela, Cuba e Cina, in realtà non sono dei critici ma dei destinati a cadere tra le braccia del neoliberismo, o social-liberalismo, e di fatto favoriscono i brutali attacchi imperialisti che proclamano la fine dei grandi ideali e delle pratiche che gli attuali processi rivoluzionari identificano come falsi problemi.

Nella migliore delle ipotesi, quella dei cosiddetti ex marxisti o post marxisti è una lettura errata e di comodo della realtà , modalità che riprende i vecchi schemi politici sociali, economici e teorici di una accomodante visione compatibile con il sistema del capitale, o di un settarismo infantile che ripercorrono gli schemi devianti di sistema dei social liberali e/o neoliberisti, quelli che guardano al capitalismo come alla fine della storia e con essa la fine della validità dei principi e il metodo sviluppato in quel grandissimo documento politico che è il Manifesto Comunista e alla spinta  ad agire da parte della classe .

Un metodo scientifico quello del Manifesto  di Marx ed Engels che mantiene sempre più l’attualità dell’analisi e la capacità di guida politica all’azione nella lotta di classe e nel costruire momento per momento il divenire storico del fare socialismo rivoluzionario.

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