Tra i tanti testi sugli Anni Settanta usciti nell’ultimo decennio, Full Time Blues appare quello più immediato: ferma in istantanee concrete quel periodo, ne riporta la furiosa energia – oggi sfocata nel vintage.
Scritto da un testimone degli eventi che si firma con il nickname Antonio Festival, Full Time Blues è il diario-cronaca di Andrea, un giovane libertario napoletano. Uscito per le edizioni Magmata nel 2011 il libro è già un piccolo cult. Col solo passa parola, ha venduto mezzo migliaio di copie: un successo per una piccola casa editrice senza rete di distribuzione.
La ambientazione napoletana del diario ne aumenta il fascino rapsodico. Infatti, la città, gonfia di degrado e bellezza, diventa in quegli anni snodo vitale di creatività: “Nuovi orizzonti si aprono. I cambiameni appaiono possibili… Napoli pullula di organizzazioni ed associazioni politiche di vario genere”.
Ed è in questa atmosfera che, nel giugno del ’73, Andrea, 14 anni, lascia la comitiva di coetanei, fatta di toccatine rubate alle ragazze, per entrare a far parte del collettivo studentesco.
Da quel momento non ne perde una: spinto da quell’amore collettivo, quel noi che da qualche tempo sente albergare in lui, vive a tempo pieno strade e piazze, momenti di occupazione, concerti, viaggi, happening, feste e anche scontri violenti con fascisti e fazioni più ortodosse della sinistra.
La sua è partecipazione a un processo di formazione collettivo, in cui per la prima volta anche le ragazze sono protagoniste. E che include i primi approcci sessuali, sotto il nuovo segno della liberazione: “Lei non ha ceduto ed io non ho conquistato un bel niente… Infatti, l’autodeterminazione della propria sessualità sta diventando pratica comune”.
Sin dalle prime battute, Andrea manifesta allergia per gli specialisti della rivoluzione e guarda con simpatia agli hippies. Tuttavia, figlio di gente che da generazioni suda e fatica, non si sente votato al pacifismo. Così, dopo varie esplorazioni, sceglie la famiglia degli anarchici libertari, che orbitano intorno alla sede Louise Michel, nel quartiere popolare di Montesanto.
Qui l’ideologia viene declinata sul vissuto. Le chiacchierate e i pasti comuni accompagnano il percorso fluttuante dei ragazzi. Uno spicchio di utopia comunitaria disancorato dai dogmi. La relazione umana vale almeno quanto i princìpi: più di una volta Andrea viene salvato dal suo amico di infanzia Aniello, picchiatore fascista. E ricambia il favore.
Nel racconto, scritto in un presente indicativo incalzante, il personale e il politico si intrecciano, le esperienze hanno una portata corale. I nomi e i soprannomi degli amici si contano a dozzine: Timmy il percussionista, Marta la bella, Tonino ‘a perzeca, ‘o Pruvulone. E poi Tommy, Simona, ‘o Messicano: sciami di ragazzi che affollano piazza Dante, piazza Sannazaro, discutendo e suonando. Che migrano in massa verso raduni e concerti come Umbria Jazz. E’ l’onda lunga di Woodstock, che in Italia si arricchisce di colori ancora più accesi, travolgendo i costumi arretrati delle province del Sud.
Puntualmente enunciati, come veloci didascalie di un dramma brechtiano, gli Eventi che scuotono l’Italia: la strage di Piazza della Loggia, quella dell’Italicus, la svolta armata di alcune falangi del movimento, l’uccisione di Moro. Ma anche il Colera del ‘73 e il Terremoto dell’’80 a Napoli.
Nonostante la dichiarata assenza di ambizioni letterarie, Full Time Blues si legge d’un fiato. E stacca una voce narrante dal timbro inconfondibile, ricalcata sul parlato ma senza manierismi. Frasi brevi. Tanti punti. Una ombreggiatura di slang dialettale. Ma anche la neolingua giovanile di quegli anni, che accoglie parolacce e gergo rivoluzionario. I
l ritmo è, per così dire, rock-blues. Il tono partecipe, ma lucido. Non mancano veloci notazioni ideologiche. E lo humour, impastato nel racconto in battute estemporanee: “Franchetiello ‘o Barbone: tossico, alcolista, ex detenuto senza fissa dimora. La ciliegina che mancava sulla torta”. La voce di Andrea è – come dire – appassionata, ma anche piena di vigile disincanto. Senza per questo sminuire la portata degli eventi.
Infatti, in pochi giorni, mesi, tutto cambia. Le classi sociali si fronteggiano e si accostano. Uomini e donne balbettano un linguaggio nuovo. E’ un momento di accelerazione della Storia. Noi, leggendo, avvertiamo quel vortice. Vi partecipiamo in prima persona. Veniamo toccati da sensazioni di felicità, giovinezza, cambiamento.
Fino alla parabola finale del “riflusso”, quando locali, concerti, piazze diventano luoghi in cui ormai ci si intrattiene. E fino all’arrivo dell’eroina: che fa più morti delle bombe. Nel giro di due anni, tra il “’78 e l’80 i freaks in linea di massima si sono trasformati in tossici; le relazioni tra le genti vanno sempre più a puttane”.
E anche Andrea diventa un tossico. Il racconto si fa cupo. Scende in dettagli sordidi. E, proprio come in una guerra, Andrea, infine, conta i morti: Bobo, Tommaso, Gabriella per AIDS, e poi: Ciuffo, Roberto e Ciruzzo per overdose. E tanti altri.
Il protagonista si salva dalla “roba” grazie alla sua famiglia, che lo sostiene, e alla comunità, che gli impone una disciplina terapeutica. E grazie ai compagni anarchici, che gli si stringono intorno.
Dopo l’inferno della dipendenza – siamo arrivati all’ ’83 – la voce di Andrea resta scanzonata e piena di ritmo. Torna tra gli amici, si nutre di nomi: Guido, Nino, Nicola, compagni del gruppo anarchico. Ma anche Ernesto ‘o Sigar, e Tittina, la vecchia zitella che vende bionde nel basso. Quasi a dire che la salvezza – ma anche la felicità? – è nell’essere nel presente tra gli altri. Nell’avere una sponda. Nel trovare una intonazione collettiva che poi lasci liberi di staccare un suono singolo.
Full time blues. Un blues a tempo pieno. Come è l’esperienza di Andrea. Se ne consiglia la lettura a chi vuole documentarsi su quegli anni. E a chi, giovane o non più giovane, ha bisogno di un dose di quel “noi” che vibra nella voce del protagonista.
Antonio Festival, Full Time Blues, Edizioni Magmata, Napoli 2011, euro 15,00.
Il libro si trova da Perditempo, in via S.Pietro a Maiella, Napoli. O può essere richiesto direttamente al suo editore, Alfonso Gargano, con mail di ordinazione: alfonso-gargano@libero.it
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