Di Antonio Casagrande ho sempre amato quella sua recitazione, ad un tempo carnale ed elegante.
Gesto risonante e dizione limpida. Capace di catturare l’occhio e l’intelligenza. L’emozione estetica e la riflessione sociologica.
Ultimo interprete di una generazione cresciuta, sin dall’infanzia, sulle assi polverose del palcoscenico.
Attore educato al canto, la musicalità permeava il suo stile: la sua vocalità ritmica, la sua gestualità avvolgente.
Lo ricordo – insieme ad un’altra icona del teatro napoletano, come Isa Danieli – attore d’avanguardia (e come non poteva esserlo, lui che proveniva dalla scuola eduardiana!) in una modernissima e discussa Filumena Marturano, diretta dalla compianta Cristina Pezzoli, regista intelligente e dal segno originale, scomparsa troppo presto.
Un’interptetazione, quella di Casagrande, asciutta e cupa, evocativa ed allusiva, in una macchina simbolica dal feroce fascino dark.
Poi, ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, per ragioni politiche. Sempre pronto a dare il suo sostegno alla causa degli ultimi.
Ci sentivamo spesso, a metà degli anni 2000.
Un giorno, mi disse che il suo era un “comunismo intimo”, che sentiva nel profondo.
La sua vita era improntata a questi ideali, a questi principi su cui gravava il peso della sconfitta.
Ideali che lui, però, aveva continuato a vivere con coerenza e passione. E lo dimostrava.
Schivo, riservato, Casagrande non ha mai amato il clamore del successo.
Non ci sentivamo più oramai, da qualche anno.
Oggi te ne sei andato, caro Antonio. E alla notizia, mi ha assalito una grande tristezza.
La memoria è andata alle nostre chiacchierate. A quella tua voce calma e seducente. Mi spiace non averti salutato.
Da oggi, mancherà un grande attore. A me, però, mancherà un compagno sincero.
Cià Antò. Ti sia lieve l’eternità. Lo meriti!
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