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Pagine inedite di Edmond Jabès: superiorità morale dell’Occidente

(Apocrifo)

L’Altro, mio simile.

Chi sono io per classificarlo?

Ogni vera relazione non è forse il commovente riconoscersi di due esseri, ciascuno dei quali è pari all’altro?

Non c’è un Io superiore e un Altro inferiore.

Come per il tramonto, sole e orizzonte sono tributari l’uno dell’altro.

Occidente, un nome. Di cosa?

Ciò che chiami Occidente non è che il tempo di uno spazio, la storia multiforme di miserie e grandezze.

Non è lo spazio dell’intera specie umana, né il suo destino.

Giusto è lo spazio che non vuole imporsi.

Guasto è lo spazio che classifica.

«Un’eccellente scuola di fraternità», disse un saggio, «ma crudele, talvolta». E aggiunse: «Fragile, radicato nel terreno del suo diventare una forma di dominio globale». Disse anche: «Imporsi, nella gloria e nella miseria».

Il risveglio ha, per eco, il declino.

Un progetto di emancipazione prende corso nella solidarietà con l’Altro e con il mondo. Un’unica civiltà planetaria.

C’è un mondo solo, come c’è un’unica specie.

«Che bisogno c’è di sentirsi superiori?», disse il saggio.

Un Io superiore presuppone un Altro in condizioni di inferiorità.

Sindrome del suprematismo.

Così, mai potrà sgorgare l’Eguale.

«In qualunque concetto si può scoprire l’orrore», disse il saggio.

«Superiorità morale», aggiunse. Poi continuò: «L’orrore della storia è in questo concetto».

Ogni concetto è ereditato da un orrore che non smette di fare proseliti.

Il saggio, ancora: «Su quel concetto si fonda un’immagine di mondo da conquistare, non da abitare». E l’orrore è sempre vincente.

Suprematismo, un’ossessione.

Una patologia dell’Occidente.

Un concetto prigioniero di un passato di morte e distruzione è un concetto che costruisce prigioni. Campi di sterminio.

Superiorità morale. Deportare per essa.

«Non è certo un caso che questo concetto sia stato fatto proprio dal nazismo», disse il saggio.

E nel concetto, la concezione del dominio?

Nel concetto vi è l’idea del colonialismo; e nel suo perfezionamento, quella del razzismo.

Una breccia che apre l’orrore nel pensiero. A ogni ripetizione di quel concetto muore una parte di civiltà.

Concetto assassino.

Cos’è Occidente?

Auschwitz, il suo orrore. È Occidente.

Hiroshima, Nagasaki, l’orrore nucleare. È Occidente.

Dresda, il terrorismo di stato. È Occidente.

Vietnam, il napalm sui villaggi. È Occidente.

Tu dici: «Occidente è una forma di dominio positivo, capace di risvegliare la libertà dei popoli».

Io penso: «È anche altro».

«Le lacrime dell’Occidente sono le mie», dici.

«Mie sono le lacrime del mondo», penso.

Dunque, cos’è Occidente?

È – anche, e forse soprattutto – un sistema dove il dominio dell’economico degrada la democrazia e assoggetta a sé popoli e risorse. Un Io che impone se stesso all’Altro.

«Le lacrime dell’Occidente sono quelle dei popoli che ha violentato», penso.

«La mia sola certezza», disse il saggio, «è l’ipocrisia dell’Occidente».

Mettere in atto i propri abusi. Consacrarli alla potenza. Ricoprirli di nebbia. Stimolare amnesia, dimenticanza. Autoassolversi.

Il saggio aggiunse: «C’è un posto dove l’ipocrisia si trasforma in cinismo, ed è proprio lì che si riconoscono i caratteri di un pensiero ereditato dal colonialismo: quando l’Occidente ritiene di essere il Destino, il Bene, la Civiltà». Ed è già l’inverno dell’Occidente.

Il declino di uno spazio.

«Il cinismo di chi si crede superiore», continuò il saggio, «ci mette poco ad assumere una logica che rende disumano e pericoloso l’Altro».

Suprematismo occidentale.

L’Altro è il negro del mondo.

L’orrore, per l’Occidente, è nutrire il proprio colonialismo interiore.

Tu dici: «Il carattere universale dei valori occidentali».

«Quali valori?», penso io.

«Ciò che ha valore per te, per me è un disvalore», io penso. Arbitrarietà dei valori.

Penso anche: «Agire per interessi di potenza imperiale non è forse negare il carattere universale di ogni valore?».

Tu dici: «Una civiltà ha bisogno, per sognare, di riassumere su di sé il mondo». Occidente è, per te, la parte che vuole prendersi il tutto. L’Io che recinta di mura l’Altro.

«Il mondo chiuso nei confini ideali dell’Occidente è un mondo prigioniero», penso. Un mondo colonizzato.

Nel volto dell’iracheno, il mio volto.

In quello ucraino, il mio volto.

I volti degli aggrediti sono tutti uguali.

Non per te.

Così un volto è, per te, più sacro di un altro. L’Occidente sacralizza il volto dell’alleato, carica di paure quello del nemico; e l’orrore della classificazione è, più del sacro, la realtà del concetto.

Ipocrisia dell’Occidente.

La tua ipocrisia.

C’è un dopo del reale, ed è il concetto. E il concetto può anticipare un altro reale, come profezia. Incessante è lo scambio di favori tra concetto e reale.

Superiorità morale.

«È giunto il momento», disse il saggio ai suoi discepoli, «di chiamare in causa la responsabilità del concetto nei confronti della deportazione nei centri di sterminio».

«Maestro, a cosa ti riferisci?», chiesero i discepoli.

«Martin Heidegger, filosofo».

Anch’esso è Occidente, penso io.

Il saggio disse: «Heidegger affermava che la missione storica della Germania – della Germania nazista – era quella di salvare la civiltà occidentale dal pericolo che proveniva dalle steppe russe. E ciò in virtù del fatto che la Germania era la nazione che incarnava valori morali e spirituali superiori».

Valori morali e spirituali superiori.

L’orrore si esprime nella filosofia.

Come chiarezza del concetto.

Superiorità.

Durante tutta la vita, il saggio ha cercato una sintesi convincente per rappresentare quel concetto. Ne propose una ai suoi discepoli. Eccola.

«Primo servitore del concetto, lo spagnolo nel saccheggio, si erge a superiore demonizzando l’indiano. Il colonialismo è nel concetto. La storia lo traduce in Australia, gli aborigeni massacrati. E lo leggiamo nei passi marziali degli inglesi nelle Indie. Gli Apache, i Comanche, i Navajo, anch’essi lo apprendono dagli ospiti indesiderati, con il vaiolo e le stragi. Il concetto si diffonde nel mondo. Si confonde con la filosofia. Finché diviene il concetto che promette ai nazisti una nuova Aurora Occidentale – profanazione dell’Eguale, venerazione della Razza Superiore, inevitabile orrore. Sconcertante filiera, il concetto viaggia nel tempo sino a scrivere un altro paragrafo del suo trionfo, quello dei “bombardamenti etici” degli Stati Uniti nella ex Jugoslavia e in altre parti del mondo».

Superiorità morale.

«Tu sei l’Altro dell’Occidente», dici.

«Tu sei, per me, l’Errore dell’Occidente», dici.

«Per te, l’Altro è un Errore», penso io.

* da Facebook

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