Piccola parentesi: è stata la catastrofe nucleare di Chernobyl, nel 1986, ad aver inferto i colpi finali all’Unione Sovietica… Una cosa che sembrava essere sfuggita a Fukuyama.
L’articolo di Fukuyama era meno una dichiarazione di una profezia, una rivelazione. In greco: una Apocalisse. L’Apocalisse della felicità, un’idea molto interna alla tradizione religiosa. Fine delle guerre, lo sviluppo della tecnologia, l’età dell’oro della democrazia, del mercato e del consumo.
L’incidente nucleare di Fukushima ha fatto nuovamente risuonare le trombe dell’Apocalisse nelle parole del commissario europeo per l’energia. Decisamente, il vocabolario religioso ha una vita difficile! Questa volta, non è più la “fine della storia”, che viene annunciata, ma piuttosto la “fine del mondo” naturale, storico e umano…
Ma non della fortuna per Fukuyama. Ciò che aveva rovinato il sistema sovietico rischia ora di rovinare a sua volta di ciò che aveva trionfato. Quel che annuncia Fukushima, infatti, non è la vittoria, ma la condanna di un capitaliso dell’iper-cconsumo e dell’ipertecnicità.
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