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Fischer, il “verde” che ama le bombe

Joschka Fischer, deputato verde, ex ministro degli esteri nel governo Schroeder – lo stesso da cui si dimise Oskar Lafontaine – ha spiegato nei giorni scorsi che la Germania ha buttato via ogni possibilità di diventare membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Con astensione sull’intervento militare in Libia, secondo Fischer, la “politica tedesca ha perso la sua credibilità all’Onu e in Medio Oriente”. Intervistato dal Sueddeutsche Zeitung, ha definito l’astensione della Germania un “errore scandaloso”.

Vediamo le cose con ordine.
La Germania, che in questo momento occupa per 2 anni (un normale turno che spetta a dieci paesi per volta, oltre i cinque “permanenti” dotati del potere di veto) un posto nel Consiglio di Sicurezza, da molti anni fa pressing per ottenere lo status di “permanente”.
Fischer ha spiegato di non riuscire a capire la decisione presa in quella sede dal ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, che pure aveva (e ci mancherebbe!) sostenuto la rivoluzione in Egitto.
Il comportamento del governo tedesco per Fischer è stato una “farsa”, aggiungendo che è “ingenuo pensare lo stato più popoloso e forte l’Unione europea possa rimanere fuori” da una guerra.
Bisogna però ammettere che Fischer ha assunto questa posizione esplictamente guerrafondaia senza fare troppi calcoli elettorali. I sondaggi indicano infatti che la stragrande maggioranza dei tedeschi è contro l’intervento militare in Libia.

Evidentemente il buon Joshka “ci crede”. Magari anche più di Veltroni.

 

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