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Palestina. L’ambasciatrice Usa all’Onu sprezzante verso le aspettative dei palestinesi

L’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, Susan Rice, ha detto che «non si può creare uno Stato con un pezzo di carta», riferendosi all’iniziativa dell’Anp di ottenere un riconoscimento da parte delle Nazioni Unite per la Palestina, che vorrebbe diventare il 193/o Paese dell’Onu.

Intervistata dalla CNN, la rappresentante diplomatica Usa ha sottolineato che “solo attraverso negoziati diretti si può arrivare alla pace in Medio Oriente”, e vanno quindi evitate iniziative come quella caldeggiata dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen. Lo stesso presidente Usa Barack Obama ha detto ieri che «isolare» Israele alle Nazioni Unite, con l’iniziativa palestinese prevista per settembre all’Assemblea Generale, non creerà uno Stato indipendente. Anche se l’Anp sostiene di avere i numeri per un voto positivo di un centinaio di Paesi dell’Assemblea Plenaria delle Nazioni Unite, il riconoscimento di uno Stato all’Onu deve ottenere, prima di tutto, una «raccomandazione» del Consiglio di Sicurezza, dove gli Stati Uniti hanno potere di veto e che – unici tra i membri permanenti – hanno utilizzato anche recentemente a sostegno di Israele.

Ma se la diplomazia internazionale appare imbrigliata dai veti, la situazione sul campo sembra diventare molto più dinamica. Gli apparati di sicurezza di Israele hanno infatto elevato lo stato di allerta lungo le proprie frontiere settentrionali. La decisione è stata adottata in seguito al moltiplicarsi di appelli in Libano e in Siria a organizzare per oggi marce di protesta palestinesi vero i confini, così come è avvenuto nel Golan occupato e in Libano il 15 maggio scorso in occasione della Giornata della Nakba.. Secondo la radio militare, misure rafforzate di sicurezza sono state adottate dalle forze dislocate nel nord di Israele e anche dalla polizia, che è stata incaricata di seguire possibili mobilitazioni di protesta anche fra i palestinesi che vivono in Israele. Da Gaza si ha inoltre notizia che al termine delle preghiere nelle moschee gruppi di dimostranti potrebbero cercare di marciare verso il valico di Erez (che conduce a Israele) – così come è avvenuto il 15 maggio scorso – oppure contro altri reticolati. Nella Giornata della Nakba i molteplici tentativi di abbattere i reticolati di frontiera lungo il confine con il Libano, sul Golan e ai margini di Gaza sono costati la vita a 14 dimostranti. Circa 150 dimostranti provenienti dalla Siria (per lo più di origine palestinese) sono riusciti a raggiungere la cittadina drusa di Majdal Shams e sono stati costretti a rientrare in Siria poche ore dopo dall’esercito israeliano.

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