La Brooks fino a venerdì era la amministratore delegato di News International e martedì prossimo dovrebbe deporre ai Comuni sullo scandalo delle intercettazioni. Il suo arresto è quello di più alto profilo finora nello scandalo. Scotland Yard ha finora arrestato nove persone nell’ambito della vicenda dei cellulari violati: una di queste, una giornalista di Press Association, è stata successivamente scagionata da tutte le accuse.
Rebekah Brooks era stata informata dell’arresto venerdì scorso, dopo le sue dimissioni da amministratore delegato di News International. Lo riporta la Bbc. Non è chiaro se la sua nuova posizione di indagata impedirà alla Brooks di deporre martedì in Commissione ai Comuni.
Dalle stelle agli arresti: dopo 22 anni passati nel gruppo Murdoch la vertiginosa carriera di Rebekah Brooks si è sgretolata nello spazio di due settimane. La stessa donna che il 2 luglio scorso, alla vigilia dello scoop del Guardian sul cellulare della teenager Milly Dowler intercettato da News of the World, aveva brindato e ballato tra i vip del party nella villa dei Cotswolds della vicina di casa Elizabeth Murdoch, è finita oggi in un commissariato di Londra, accusata di intercettazioni illegali e corruzione di poliziotti.
È il fondo del baratro, finora, per una donna di 43 anni dura, spregiudicata e irresistibilmente affascinante per molti, ma soprattutto per Rupert Murdoch, il Citizen Kane dei media, che la ama come una “quinta figlia” e che fino all’ultimo ha resistito a chi gli chiedeva di sacrificarla sull’altare della salvezza di News Corp. La pupilla del tycoon, volato a Londra per definirla la sua “priorita”, aveva alla fine lasciato venerdì scorso il timone di News International, il gruppo a cui aveva dedicato più della metà della sua vita cominciando dalla gavetta: ma per lei il peggio non era ancora arrivato.
Una cascata di riccioli rosso fiamma, odiata dalle donne di casa Murdoch (e soprattutto dalla terza moglie Wendi e la figlia Elizabeth secondo cui «ha fottuto l’azienda»), Rebekah è una tenace self made woman del Cheshire (la terra del gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie) che, da segretaria di un piccolo giornale di provincia, nel 2009 era arrivata a guidare il braccio britannico di uno dei gruppi editoriali più potenti del mondo.
A differenza di altre star emergenti del gruppo come Andrew Neil o Piers Morgan, la Brooks era riuscita a restare per anni vicina a Murdoch, definito da alcuni il “Re Sole”, senza bruciarsi le ali. Fino a quando il nuovo fiume di rivelazioni non si è abbattuto sul tabloid News of the World da lei diretto dal 2000 al 2003, il suo posto di Ceo sembrava sicuro: a Murdoch – aveva argomentato agli albori dello scandalo l’Independent – sarebbe dispiaciuto troppo perdere la sua figlia mancata.
Grazie alla sua posizione privilegiata al fianco del boss Rebekah ‘la rossà ha vissuto finora una vita da vip: dal palco reale di Wimbledon per le semifinali di tennis, al festival di Glastonbury dove era arrivata in elicottero sorseggiando champagne in una coppa di cristallo. La Brooks andava a cavallo con David Cameron, invitato con Gordon Brown al suo secondo matrimonio con l’allevatore di cavalli Charlie Brooks. Il primo matrimonio con l’attore Russ Kemp era finito in divorzio nel 2009 dopo una rissa da tabloid in cui lui aveva avuto la peggio e lei per otto ore era finita in commissariato.
Rebekah era diventata direttore di News of the World nel 2000 a 32 anni, la più giovane direttore donna di un giornale nazionale e una minaccia per i pedofili. Era stata lei a lanciare una campagna, sulla scia dell’assassinio di Sarah Payne, una bimba di otto anni, per ottenere leggi speciali (le “Sarah Laws”) che danno diritto alla gente di conoscere se un pedofilo vive nel vicinato. Fu una campagna che fece di lei una crociata per i diritti dei bambini, ma che servì anche (o soprattutto) a mandare la tiratura di News of the World alle stelle (ad oggi la testata più venduta della scuderia Murdoch) e che appare in una luce decisamente sinistra alla luce delle intercettazioni sul cellulare di Milly, la tredicenne scomparsa nel 2002 e poi trovata uccisa, che hanno riaperto la bufera su Rupert Murdoch e i suoi giornali.
Sul piano aziendale, prima dell’arresto, il board di BSkyB aveva deciso di riunirsi il 28 luglio per una sessione speciale sul futuro di James Murdoch, l’ultimogenito di Rupert Murdoch, presidente della piattaforma pay-tv, la cui completa acquisizione è fallita clamorosamente nello scandalo delle intercettazioni. James Murdoch, che martedì si deve presentare alla Camera dei Comuni per una audizione sullo scandalo assieme al padre e Rebekah Brooks, è anche vice chief operating officer e presidente e amministratore delegato delle operazioni globali del gruppo News Corp. Alcuni investitori sono convinti che il giovane Murdioch si dovrebbe dimettere per far posto a un presidente di Sky indipendente. Bisognerà vedere se gli investigatori non interverranno nel frattempo anche sul rampollo.
News of the World – si è intanto saputo oggi – avrebbe spiato anche l’attore Jude Law e il suo segretario Ben Jackson mentre entrambi si trovavano a News York. Law ha già querelato il Sun per esser stato intercettato nel Regno Unito. Le nuove intercettazioni, di cui dà notizia il Sunday Telegraph, aprono il primo capitolo specifico, al di là delle accuse di tentato spionaggio delle vittime dell’11 settembre, che coinvolge News International negli Stati Uniti e potrebbe aprire la strada ad azioni legali di carattere penale anche oltreatlantico.
Il Telegraph riporta che anche David Beckham sta considerando di far causa a News International per esser stato intercettato, così come Paul McCartney: i cellulari della società di pubbliche relazioni che si occupava dell’ex Beatle sarebbero stati spiati dal detective Glen Mulcaire al tempo del divorzio dalla seconda moglie Heather Mills.
Cade quindi nel ridicolo il nuovo round di scuse da parte di News International sui giornali britannici: la versione di oggi affermava che non dev’esserci «alcun posto dove nascondersi» dall’inchiesta della polizia sulle intercettazioni. Le inserzioni proclamano che News International è «impegnata a cambiare». E in rapporto all’inchiesta della polizia precisa che «non ci sono scuse e non ci dovrebbero essere posti dove nascondersi. Non tollereremo errori e reagiremo su qualsiasi prova che venga in luce».
Le inserzioni – prima ancora che si sapesse dell’arresto della Brooks – coincidono con nuove accuse a Scotland Yard di collusione con protagonisti dello scandalo. Il New York Times ricostruisce nei dettagli i contatti tra agenti e vertici della polizia con le testate al centro delle intercettazioni.
Tra voci sempre più forti che chiedono la testa di Stephenson, il ministro dell’interno Theresa May ha preannunciato per domani una comunicazione ai Comuni sulle relazioni tra la Metropolitan Police e Chamay Media, lo studio di Pr guidato da Wallis. Il soggiorno “tutto pagato” del capo di Scotland Yard nella s.p.a. dell’Hertsfordshire è finito oggi in prima pagina sul Sunday Times, uno dei giornali del gruppo Murdoch. Sir Paul e la moglie avrebbero passato venti giorni nel centro benessere rappresentato dalla ditta di Wallis dopo un’operazione a una gamba subita dal commissario.
La rivelazione è tanto più imbarazzante perchè Wallis, noto nel mondo giornalistico come “Wolfman”, uomo-lupo, ha lavorato nel 2009 e 2010 come consulente di pubbliche relazioni per Stephenson. Potrebbe essere un tassello di un mosaico assai più vasto di collusioni tra polizia e gruppo Murdoch. Il New York Times oggi rivela che fu solo nell’autunno 2010, dopo un’inchiesta pubblicata in settembre dal giornale americano, che Scotland Yard ha cominciato a esplorare il tesoro di dati sequestrati nel 2006 all’investigatore privato Glen Mulcaire: 11 mila pagine di appunti e 4.000 numeri di telefoni potenzialmente spiati. In quei quattro anni funzionari della Metropolitan Police avevano assicurato giudici, avvocati, potenziali vittime e mass media che non c’era alcuna prova di sistematiche intercettazioni da parte dei giornali di News International: secondo Scotland Yard quello che sta facendo crollare uno dei più potenti imperi editoriali del mondo sarebbe stato un «incidente isolato».
Il vicepremier britannico Nick Clegg ha detto alla Bbc di essere «estremamente preoccupato» per l’impatto che lo scandalo delle intercettazioni sta avendo sulla reputazione della polizia. Clegg ha detto che vuole sospendere il giudizio fino a dopo la deposizione del capo della Polizia Sir Paul Stephenson davanti a una commissione dei Comuni – è in programma martedì come quella di Rupert Murdoch, del figlio James e della ex ad di News International Rebekah Brooks – ma ha aggiunto che «quando il pubblico comincia a perdere fiducia nella polizia è una questione molto più seria e siamo davvero nei guai. Ecco perché è importante che Stephenson risponda a tutte le domande che e che risponda in pieno».
«Bisogna cambiare le regole dei media, smantellare l’impero Murdoch, hanno troppo potere sulla vita pubblica britannica», ha detto il segretario laburista Ed Miliband
Forse Clegg, insieme a Cameron, dovrebbe cominciare a preoccuparsi per se stesso. In questa storia, ci possiamo scommettere, assisteremo anche all’interruzione nella vergogna di alcune fulminee carriere di rampanti e giovanilistici leader conservatori.
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