Oggi, il Premier David Cameron presiedera’ un’altra riunione del Cobra, il comitato di emergenza, per poi riferire in Parlamento durante una sessione straordinaria dedicata proprio alle violenze dilagate questa settimana a Londra e nel resto del Paese. Tra le misure adottate dalle autorita’ britanniche, secondo la Bbc, c’è quella di tenere aperti i tribunali anche la notte per velocizzare i processi a carico delle persone arrestate per direttissima da sabato scorso. Finora la polizia ha arrestato solo nella capitale 888 persone e altre 371 sono state incriminate.
L’interessante testimonianza di Diego Novelli*
Dietro la violenza di Londra un malessere che riguarda l’Europa
Ero a Londra quando ha avuto inizio la rivolta nel quartiere di Tottenham alla semiperiferia della capitale inglese a seguito dell’inspiegabile uccisione da parte della polizia del ventinovenne Mark Duggan, padre di quattro figli.
È stato accertato che la vittima, di origine caraibica ma nato in Inghilterra, non era armato, e non ha cercato di fuggire, quando è stato colpito da una pallottola sparata quasi a bruciapelo da un poliziotto.
Sarà un tribunale ad accertare le responsabilità di chi ha commesso il delitto che ha incendiato la piazza. Anzi, è più corretto dire le piazze, poiché contrariamente a quanto hanno affermato il primo ministro Cameron e la ministra degli interni ciò che sta accadendo non solo a Londra ma anche in altre importanti città come Manchester e Birmingham non può essere liquidato come semplici e puri atti di criminalità.
Sia pure da osservatore esterno ed occasionale mi pare di poter affermare che quella dei conservatori che reggono il governo sia una lettura sbagliata della realtà semplicemente perché i focolai della protesta sono esplosi nell’arco di tre giorni in ben 14 quartieri diversi (Enfield, Brent cross, Chalk Farm, Harlesden, Camden, Islington, Hackney, Ealing, Notting Hill, Peckham, Clapham Junction, Lewisham, Chafford e Croydon) dal nord al sud della grande metropoli, con episodi di violenza anche nella centrale Oxford Circus.
Sotto la cenere covava evidentemente uno stato di malessere, di ribellione, non solo dettati dalla povertà di larghi strati popolari (con una forte presenza di gente di colore) ma anche e soprattutto da uno stato di frustrazione in cui vivono le nuove generazioni senza alcuna prospettiva per il futuro.
Rientrato da poche ore in Italia mi hanno colpito alcuni commenti letti su importanti quotidiani nostrani che hanno accentuato soprattutto la componente delinquenziale rispetto al profondo malessere sociale. Fa eccezione Massimo Gramellini su La Stampa che giustamente mette in luce i due aspetti, quello «del teppista che si aggira tra le fiamme di Londra in tuta e scarpette firmate» domandandosi nel contempo cosa succede quando i teppisti diventano un esercito «il segnale di un mondo, il nostro, che si sgretola, un mondo senza politica, senza cultura, senza solidarietà».
A parte la storia delle scarpe griffate che potrebbero essere false come va di moda, ma sorprende lo stupore di quasi tutti i giornali Italiani di fronte alla presenza di ragazzini negli atti di violenza.
Quante volte nella storia abbiamo visto dei giovanissimi protagonisti in determinate azioni? Non si può catalogare tutto sotto la voce criminalità. Non intendiamo fare della sociologia spiccia, di quart’ordine, ma guardare in faccia alle cose come stanno.
Nelle numerose edizioni dei telegiornali della Bbc che ho seguito, due interventi in diretta mi hanno particolarmente colpito: quello dell’ex sindaco di Londra 2000-2008, Ken Livingston, e quello di un reverendo di colore della Chiesa Metodista di Tottenham. Entrambi non hanno minimamente giustificato gli atti teppistici, anzi li hanno severamente condannati. Però, si sono chiesti, cosa c’è dietro a questa improvvisa esplosione di rivolta da parte di migliaia di giovani inglesi, in minoranza facenti parte del lunpen (sottoproletariato)? È una domanda che può essere rivolta a molti dei Paesi dell’Europa occidentale. Compresa l’Italia.
* da Nuova Società del 10 agosto
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dalle agenzie
Le rivolte in Gran Bretagna hanno suscitato prese di posizione e condanne a livello internazionale piuttosto particolari. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha infatto condannato ”il comportamento selvaggio della polizia britannica” mostrato durante i disordini che in questi giorni hanno scosso la Gran Bretagna chiedendo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di intervenire.”Il comportamento selvaggio della polizia britannica e’ inaccettabile”, ha dichiarato il presidente Ahmadinejad citato dalla tv di Stato. ”Invece di adottare un simile comportamento i leader britannici farebbero meglio ad ascoltare la popolazione. Di tono analogo anche le dichiarazioni del vertice libico. Il premier britannico David Cameron ha perso legittimita’ e ‘deve andarsene’: a sostenerlo il regime di Tripoli, che ha chiesto alla comunita’ internazionale di intervenire a difesa del popolo britannico. L’appello, ripreso dalla Bbc, e’ stato lanciato dal portavoce del ministero degli Esteri libico, Khalid Ka’im
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