Notizie non verificate riferite dal sito internet Tripoli Post – che cita la stazione radio ‘Libya Hurra’ (Libia libera) da Misurata – annunciano che gli insorti libici hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli. Un numeroso gruppo gruppo di ribelli – prosegue il resoconto – stanno avanzando verso il centro della capitale per prendere il controllo della radiotelevisione. Sempre secondo ‘Libya Hurra’, sono migliaia i combattenti – oltre diecimila – impegnati nella battaglia di Tripoli.
L’ex ‘numero duè del regime libico, Abdessalam Jalloud, amico d’infanzia e per anni stretto collaboratore di Muammar Gheddafi poi emarginato, è fuggito da Tripoli ed è passato dalla parte degli insorti. Lo ha detto ieri sera alla Tv satellitare araba Al Jazira Mahmoud Shammam, un esponente con Consiglio nazionale di transizione che nel pomeriggio gli ha personalmente parlato per telefono. «Mi ha detto che vuole lasciare il paese e che intende unirsi a noi, vuole che questo terribile spargimento di sangue abbia termine», ha affermato. Il colonnello Ahmed Omar Bani, portavoce militare degli insorti, ha poi aggiunto che «per motivi di sicurezza non è opportuno svelare dove si trovi». Ma un altro esponente del Cnt che ha chiesto di restare anonimo ha tuttavia rivelato all’agenzia Afp che Jalloud, assieme ai suoi familiari, è riuscito a raggiungere Zinten, una cittadina a un centinaio di chilometri a sud-ovest di Tripoli controllata dai ribelli. Mentre si moltiplicano le voci di una possibile fuga da Tripoli di Muammar Gheddafi, il regime continua a perdere pezzi importanti. Esponente dell’influente tribù dei Megarha, Abdessalam Jalloud da oltre 20 anni non ricopriva più nessuna carica ma è tutt’ora un personaggio di un certo peso nella Jamahiriya. Compagno di scuola Gheddafi fin dalle elementari, era stato per lunghi anni il numero due del regime ricoprendo la carica di premier tra il 1972 e il 1977. Negli anni Novanta, il colonnello lo aveva progressivamente messo da parte e per un certo periodo era stato tenuto agli arresti domiciliari. Negli anni immediatamente successivi alla ‘rivoluzione verdè del 1969, era uno dei ‘durì del regime ed uno degli uomini più potenti e temibili del paese. Si racconta che nel marzo 1970, sei mesi dopo il colpo di stato che aveva portato Gheddafi al potere, si era recato a Pechino con l’intenzione di acquistare una bomba atomica per 100 milioni di dollari per «risolvere una volta per tutte il conflitto arabo-israeliano». La riposta dei cinesi però era stata negativa. Da quando la rivolta contro il regime Š esplosa, non ha mai preso pubblicamente posizione n‚ a favore di Gheddafi n‚ contro. Secondo il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, Jalloud lo scorso 3 maggio aveva partecipato ai funerali di Saif al-Arab, l’ultimogenito di Muammar Gheddafi rimasto ucciso due giorni prima a Tripoli in un raid aereo della Nato nel quale, secondo le autorit… libiche, erano rimasti uccisi anche tre nipotini del colonnello.
Contrariamente a quanto sostengono alcuni, Muammar Gheddafi non ha intenzione di lasciare la Libia a breve e anzi è probabile che si stia preparando «a resistere fino all’ultimo». È quanto hanno detto alla Cnn fonti dell’amministrazione Usa, interpellate in seguito al crescendo di voci che vorrebbero il colonnello ormai prossimo a prendere la via dell’esilio. Il leader libico, secondo le fonti, potrebbe invece avere optato per un’offensiva finale anche contro i civili, da lanciare dalle roccaforti che ancora controlla ma di cui è difficile prevedere la portata. Le due fonti, ha precisato la Cnn, non possono essere identificate per motivi di sicurezza ma entrambe hanno una conoscenza dettagliata degli sviluppi sul terreno. Entrambe hanno sottolineato di non avere indicazioni concrete che Gheddafi stia per lasciare il paese.
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