Menu

Wikileaks pubblica tutti i 250.000 cablo Usa

Ora il problema è leggere, individuare le cose più interessanti e farne dei riassunti o delle citazioni per sottoporle alla consocenza di più gente possibile. Chiediamo pertanto ai compagni che hanno voglia, conoscenzaz dell’inglese e disponibilità di tempo di darsi da fare segnalandoci le cose importanti.

Qui, intanto, vi diamo un esempio di come la stampa “democratica” interpreta provincialisticamente questa opportunità.

da Repubblica:

Torture Usa, B. a zerbino

di Stefania Maurizi

I nuovi file di WikiLeaks rivelano l’atteggiamento prono del governo italiano dopo le polemiche scoppiate in tutto il mondo per gli ‘eccessi’ nella guerra terrorismo: «Quando Bush chiede, il Cavaliere esegue sempre», si compiace la diplomazia americana

(19 agosto 2011)  La corte penale internazionale all’AiaSalvate i marines, anche a costo di ignorare la giustizia mondiale. La Corte penale internazionale è l’incarnazione di un’utopia, nata proprio grazie a un trattato firmato a Roma: un tribunale per punire chiunque si macchi di genocidio, crimini contro l’umanità o orrori di guerra. Oggi persegue i massacratori della ex Jugoslavia, i tiranni africani e ha appena ordinato l’arresto di Gheddafi.

Però agli Stati Uniti non è mai piaciuta: non hanno sottoscritto il trattato, firmato da altri 116 paesi. E mentre Silvio Berlusconi ha pubblicamente esaltato la Corte definendola “una svolta storica”, i file di WikiLeaks, che “l’Espresso” pubblica in esclusiva, sostengono come in segreto il premier si offrisse di aiutare gli americani nel tentativo di limitare i poteri dei magistrati globali.

La Corte è diventata operativa il primo luglio 2002, mentre l’America di George W. Bush era impegnata nella fase più drammatica della guerra al terrorismo, con iniziative estreme come il campo di Guantanamo. Gli statunitensi temono che i nuovi magistrati internazionali diventino un ostacolo e cerca il sostegno delle potenze amiche.

Il 19 luglio 2002 gli emissari di Washington contattano il direttore degli affari politici del ministero degli Esteri, Giancarlo Aragona: oggi è presidente della Sogin, la società per la gestione dell’eredità nucleare italiana. Nel colloquio, Aragona inizialmente tiene duro e fa sapere di trovare “incomprensibile che gli Stati Uniti vogliano andare contro ogni misura per proteggere i loro uomini con una campagna accanita contro la Corte, facendo pressione sugli Stati per non firmare né ratificare il trattato”.

Ma gli Usa non cercano lo scontro frontale: preferiscono aggirare la Corte con una serie di accordi bilaterali. Patti che impegnino gli alleati a non consegnare ai giudici dell’Aja militari e personale statunitense. Due settimane dopo il colloquio con Aragona, l’ambasciatore Mel Sembler incontra Giovanni Castellaneta, consigliere diplomatico del premier Berlusconi. Sembler fa sapere a Castellaneta che gli Stati Uniti non vogliono “sabotare la Corte, ma stanno cercando di proteggere i loro uomini con un accordo” e che “per il presidente Bush firmarne uno con il governo italiano è al top delle priorità”.

Castellaneta spiega che “i consiglieri legali del governo hanno confermato che non c’è alcun ostacolo legale o giuridico a firmare” l’accordo che la Casa Bianca desidera. L’ambasciatore esulta: “E’ la risposta più positiva che abbiamo ricevuto. Ancora una volta, quando il presidente Bush chiede aiuto a Berlusconi, l’aiuto arriva immediatamente”. Quindici giorni dopo anche Aragona ha cambiato idea e addirittura consiglia come procedere nei colloqui internazionali per arrivare a un accordo “aggira-Corte”. Soddisfatta, l’ambasciata trasmette a Washington i “buoni consigli” di Aragona.

*****

Vergognoso, indubbiamente. E non ci sorprende. Ma la domanda che vorremmo modestamente rivolgere a Repubblica e quindi al Pd è la seguente: ma in quel periodo, voi, avete mai chiesto di mandare gli Stati Uniti e il suo presidente davanti al Tribunale internazionale dell’Aja? No, ne siamo certi e documentati.

E non avete fatto perché gli Usa lo hanno chiesto anche a voi o perché vi siete autocensurati o perché pensavate che “in fondo” un po’ di tortura “a fin di bene” non era poi uno strappo così significativo alla legittimità di una democrazia?

Ci teniamo a ricordarlo: la tortura è un discrimine fondamentale tra regimi dittatoriali e democrazia. Non a caso, durante la Resistenza, i fascisti la praticavano, i partigiani no. Con tanto di circolari del Cln e del comando generale delle Brigate Garibaldi.

*****

Il caso Alitalia

 La cordata Alitalia? “Amiconi del Cavaliere, che si sono presi il meglio della compagnia lasciando ai contribuenti il peso dei debiti”. Ora che si ricomincia a parlare di un futuro francese per la compagnia di bandiera, fa effetto leggere il giudizio di Washington sul ruolo di Silvio Berlusconi nella vicenda.

L’analisi, contenuta in un dossier riservato ottenuto da WikiLeaks che “l’Espresso” pubblica in esclusiva, si intitola: “Alitalia vola ancora sotto bandiera italiana, ma a un prezzo alto per l’Italia”. A scrivere è Ronald Spogli, l’ambasciatore americano inviato a Roma da George W. Bush, che ha raccontato come tra Berlusconi e Bush ci fosse “un’intesa particolare”. Nella stagione di Spogli tra Palazzo Chigi e Casa Bianca c’è stato un filo diretto, che ha fatto nascere operazioni internazionali, missioni militari e grandi affari. Eppure è difficile immaginare un giudizio più tagliente sull’operato del premier. “Durante la campagna elettorale della primavera 2008 l’allora candidato Berlusconi è intervenuto sulla vendita di Alitalia, dichiarando che sarebbe dovuta rimanere “italiana””.

Spogli ricostruisce come durante il governo Prodi l’appello del Cavaliere e le proteste dei sindacati abbiano fatto tramontare l’offerta di Air France-Klm per rilevare la compagnia. “Avendo mandato in fumo l’affare, Berlusconi si è ovviamente ritrovato sotto la pressione politica di dover salvare in qualche modo Alitalia”. Allora, per “fornire la sua soluzione italiana Berlusconi ha usato le proprie capacità politiche e personali al fine di convincere un gruppo di ricchi uomini d’affari italiani a dedicarsi al “salvataggio” della compagnia e a preservarne l’italianità”.

E’ così che sedici investitori formano la Cai, Compagnia aerea italiana. E il risanamento dell’impresa è presto spiegato: “(I sedici, ndr.) saranno aiutati da una legge italiana sulla bancarotta fatta su misura, che permetterà di dividere in due la compagnia: gli obblighi e i debiti di un miliardo di euro rimarranno alla “bad company”, che sarà di responsabilità del governo italiano, e Cai si terrà la parte redditizia”. L’ambasciatore descrive i sedici uomini d’affari, da Roberto Colaninno a Gilberto Benetton, in un paragrafo dal titolo: “Gli investitori Cai: capitalisti o amici degli amici?”.

Poi il commento finale dell’emissario di Bush, lapidario: “La saga Alitalia è un triste memento di come funzionano le cose in Italia e della debole aderenza di Berlusconi ad alcuni principi base del capitalismo del libero mercato. Berlusconi aveva la possibilità di lasciare che questa vicenda fosse gestita come una faccenda di affari e invece ha scelto di politicizzarla (…) un gruppo di amici stretti di Berlusconi sono stati allettati a prendere la porzione sana di Alitalia, lasciando i debiti ai contribuenti italiani. Le regole della bancarotta sono state cambiate nel corso dell’operazione per soddisfare i bisogni del governo (…) il modo in cui questo affare è stato gestito – amicizie, interferenza politica, preferenza per acquirenti italiani e leggi fatte su misura – ha offerto al mondo un chiaro promemoria dei limiti dell’Italia in materia di investimenti”.

Tanto più che “resta da vedere se i viaggiatori italiani ne beneficeranno”. E che Alitalia ha comunque bisogno di un alleato internazionale, per non restare chiusa nella provincialità. Su questo punto, nel file dell’ottobre 2010 Spogli sottolinea il sostegno della Lega per Lufthansa che promette di mantenere l’hub milanese di Malpensa. Ma meno di tre anni dopo, anche i tedeschi hanno fatto le valigie abbandonando lo scalo lombardo. E tutto torna sulla rotta di Parigi: anni e miliardi buttati via.

*****

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *