Nena News – Gli Stati arabi hanno rinunciato a presentare un testo di risoluzione di condanna di Israele alla riunione annuale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) prevista la prossima settimana. Lo riferisce l’agenzia di stampa francese Afp che cita fonti diplomatiche a Vienna. La risoluzione araba chiedeva l’adesione immediata di Israele al Trattato di non-proliferazione (Tnp) nucleare. Nel 2009 una risoluzione simile, peraltro dal valore solo simbolico, causò face clamore quando venne approvata con una ristretta maggioranza dall’Aiea. Lo scorso anno invece la stessa risoluzione non fu approvata in seguito alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti, stretti alleati di Israele, su diversi paesi.
Lo Stato ebraico, che non ha mai firmato il Tnp, sarebbe in possesso secondo gli esperti internazionali di almeno 200 bombe atomiche prodotte nei suoi siti atomici (come la centrale di Dimona nel Neghev) che l’Aiea non può ispezionare. La Afp spiega che gli Stati arabi avrebbero deciso di rinunciare alla risoluzione al fine di creare un «clima costruttivo» alla conferenza sul “Medio Oriente libero da armi nucleari” che dovrebbe tenersi nel 2012.
Il nucleare, anche militare, invece resta una opzione sempre più seguita nella regione. Diversi paesi contano di costruire centrali atomiche a scopo civile, altri segretamente programmano di dotarsi di ordigni atomici. Tra questi ultimi c’è sicuramente l’Arabia saudita che guarda con sospetto alla crescente potenza militare dell’Iran nel Golfo (Tehran respinge l’accusa israeliana e americana di voler costruire armi atomiche nei suoi siti nucleari).
Riyadh sta perciò rafforzando le sue relazioni militari con il Pakistan, l’unica potenza nucleare islamica che si sta posizionando, nell’area mediorientale-centroasiatica, come un baluardo dell’Islam sunnita contro la crescente influenza dell’Islam sciita. Secondo l’agenzia di stampa statunitense UPI il Pakistan avrebbe inviato contingenti militari a difesa dell’Arabia saudita, non solo dall’Iran ma anche in funzione di “pronto intervento” in caso di rivolte popolari sull’onda della primavera araba. E sarebbe disponibile, sempre secondo l’UPI, a fornire alla monarchia Saud anche ordigni atomici, in cambio di petrolio e aiuti finanziari. Da anni circolano indiscrezioni su fondi messi da disposizione dall’Arabia saudita e da altre petromonarchie del Golfo a favore dello sviluppo delle armi atomiche pakistane.
«Le questioni in campo sono enormi» ha detto all’agenzia americana Bruce Riedel, un ex ufficiale della Cia, «il Pakistan ha l’arsenale atomico più in crescita, presto supererà quello della Gran Bretagna (quinta potenza nucleare), è il sesto paese nel mondo per popolazione e in poco tempo prenderà il posto dell’Indonesia come paese islamico più popoloso». I sauditi, aggiunge la UPI, ha stretto le relazioni con Abdul Qadeer Khan, il padre della bomba atomica pakistana, che ha già messo le sue conoscenze a disposizione di altri paesi che si sono poi dotati di ordigni atomici. Khan ha ammesso di aver visitato una «cinquantina di volte» l’Arabia saudita negli ultimi anni.
Due quotidiani internazionali, l’americano Wall Street Journal e il britannico Guardian, hanno riferito nei mesi scorsi il principe saudita Turki al Faisal, tra i principali esponenti della monarchia ed ex capo dell’intelligence, ha avvertito Stati Uniti e Regno Unito che il suo paese si procurerà armi atomiche se verrà accertata la produzione di ordigni nucleari in Iran.
servizio della Nena News
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