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Atene: lavoratori bloccano ispettori della Troika in hotel

Questa mattina alcune centinaia di militanti e attivisti del sindacato Pame, emanazione del partito comunista greco KKE, hanno assediato e bloccato gli ingressi dell’Hotel Hilton nel centro della capitale Atene dove alloggiano gli ispettori della famigerata troika (Ue, Bce e Fmi) arrivai nel paese alcuni giorni fa per esercitare ulteriori pressioni sulle istituzioni del paese affinché operino nuovi tagli a lavoro e stato sociale in cambio di nuovi aiuti finanziari. Naturalmente subito dopo l’inizio del pacifico ma determinato assedio le forze di sicurezza sono intervenute inviando in zona agenti in tenuta antisommossa per disperdere i manifestanti mentre, secondo alcune radio, gli ispettori della troika avrebbero richiesto l’intervento di un magistrato.

La questione della ristrutturazione del debito della Grecia rimane il nodo centrale della vicenda europea. Il Fondo Monetario Internazionale sta operando fortissime pressioni sui responsabili delle istituzioni europee ed in particolare della Bce affinché contribuiscano in misura maggiore rispetto al previsto al sostegno del debito ellenico. Il Financial Times ricorda che la Banca Centrale europea detiene attualmente 40 miliardi di euro di titoli di stato greci. La Bce ha comprato i titoli di Atene ad un valore inferiore a quello nominale come parte del programma per evitare il collasso dei mercati monetari greci nel 2010. Tali titoli garantiranno un cospicuo guadagno se la Grecia non farà default e verranno tenuti fino a scadenza.

Intanto questa mattina Serafim Fintanidis, per molti anni direttore del quotidiano di centro-sinistra Eleftherotypia (“Stampa Libera”) è stato arrestato dalla Polizia nella capitale Atene dopo che un magistrato lo ha accusato di evasione fiscale. Fintanidis – direttore del secondo quotidiano greco per diffusione chiuso pochi giorni fa dall’editore – è stato arrestato perché – in seguito ad un controllo dell’Ufficio delle imposte per l’anno fiscale 2011 – i funzionari statali hanno scoperto che un’impresa dai lui fondata non aveva versato allo Stato l’Iva dovuta per un ammontare circa 300.000 euro, comprese alcune multe. Fintanidis, che assunse la direzione del quotidiano nell’aprile 1976, è rimasto alla sua guida per ben 30 anni, prima che il giornale – il secondo per diffusione – chiudesse i battenti pochi giorni fa. Una cifra, quella presuntamente  evasa, notevole ma ridicola se confrontata con la mole di capitali evasi da una oligarchia ellenica che dall’inizio della crisi in corso non solo non ha visto peggiorate le proprie condizioni ma ha riempito di miliardi di dollari i forzieri delle banche di Svizzera, Liechtenstein e Cayman.
Un arresto che può essere letto come uno spot filogovernativo sul contrasto all’evasione fiscale più simbolico che reale, simile a quanto messo in campo dal premier italiano Monti con il blitz di Cortina. Una goccia nel mare che – almeno in Italia – non scalfisce per ora di una virgola l’impunità di chi evade somme astronomiche.
La strategia dei governi tecnici imposti da Bruxelles a Italia e Spagna sembra questa: bisogna dimostrare che se si chiedono – anzi impongono – enormi sacrifici a lavoratori, giovani e pensionati in nome del risanamento del bilancio dello Stato dall’altro parte si contrasta anche l’evasione fiscale realizzata dai professionisti o dagli imprenditori. Per ora però nelle casse degli Stati continuano ad affluire solo quote crescenti dei salari e delle pensioni estorte con l’aumento dell’Iva, delle tasse sulla casa, dell’Irpef e di altre gabelle introdotte negli ultimi anni. Uno strano concetto di equità… Anche se in Grecia forse si fa un po’ più sul serio che in Italia, visto che nei giorni scorsi i nomi di molti evasori sono finiti online in una lista dei cattivi che ha esposto ad una sorta di gogna mediatica 4152 cattivi. Si calcola che gli imprenditori e i professionisti segnalati al pubblico ludibrio debbano all’erario greco circa 14 miliardi di euro, cioè il 5% del PIL del paese. Al primo posto nella lunga lista c’è la compagnia Nikol Kasimatis di Salonicco, una società di consulenza e revisione che non avrebbe versato l’Iva per un ammontare di oltre 952.000 euro. 

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