A parlare di Grecia si rischia di fare un elenco di tragedie, di dare un triste bollettino di guerra. Ma ci sembra più che doveroso, visto che quanto l’Unione Europea e il Fondo Monetario stanno sperimentando sulla pelle dei greci costituisce un ‘interessante’ laboratorio per comprendere quale sarà il futuro dei popoli del continente. In particolare di quelli che vivono nei cosiddetti Piigs. Italia compresa.
Sembrava che la provocazione della Merkel sul ‘commissariamento di Atene’ fosse, appunto, una mera provocazione. E che di fronte alle critiche dei partner della UE e di alcuni influenti economisti tutto fosse rientrato. E invece no: la proposta rimane sul tappeto e, seppure forse in forme meno truculente, continua a rappresentare l’obiettivo di Berlino. Ne è convinto Vittorio de Rold che oggi ne parla in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore:
Berlino in pressing sul Governo greco (Vittorio de Rold, Sole 24 Ore del 2 febbraio 2012)
Non cessa il pressing di Berlino su Atene. «Lo spirito» delle proposte sulla supervisione della Grecia, da portare avanti assieme al Governo ellenico, è la volontà della Germania e dell’Europa di «sostenere la Grecia». Lo ha ribadito ieri a Berlino il portavoce del Governo tedesco Steffen Seibert, rispondendo a una domanda su un eventuale commissariamento della Grecia in materia di politica fiscale.
Un tema incandescente al punto che Nigel Farage, eurodeputato britannico, è stato interrotto ieri nel suo discorso al Parlamento europeo dal presidente dell’aula Martin Schulz, perché ha paragonato la richiesta tedesca di commissariamento all’invasione nazista della Grecia nella Seconda guerra mondiale.
Ma Berlino va avanti poiché è stanca di promesse non mantenute, ultima delle quali la riduzione concordata e approvata dal Parlamento di Atene di licenziare 30mila dipendenti pubblici entro il 2011. In realtà il Governo Papademos ne ha rimossi solo mille mentre altri diecimila sono stati prepensionati aumentando così ancora di più il costo per le casse dello Stato.
Papademos è in difficoltà con la sua coalizione mentre ad Atene si gioca la partita più complessa dell’Eurozona. È «possibile», secondo fonti della presidenza dell’Eurogruppo, che lunedì prossimo si tenga una riunione straordinaria dei 17 per affrontare la questione del secondo pacchetto di aiuti alla Grecia. La condizione perché ai 17 leader arrivi la convocazione per lunedì a Bruxelles è che entro la settimana ci sia l’accordo con i creditori privati che, secondo una nota diffusa ieri dall’Iif, sarebbe in dirittura.
Poi c’è anche la grana del piano di austerità supplementare da approvare prima delle elezioni anticipate che si dovrebbero tenere ad aprile a causa del forcing di Antonis Samaras, leader di Neo Dimokratia, partito conservatore che spera di vincere le elezioni grazie alla sua politica populista che continua a rifiutare l’austerità dimenticando che proprio il suo partito è stato la causa della crisi greca.
Poul Thomsen, il funzionario dell’Fmi responsabile del programma per il risanamento dell’economia greca, in un’intervista al quotidiano ateniese Kathimerini ha esposto le richieste della troika per il memorandum deciso di comune accordo con Atene. Thomsen ha detto che non sarà necessaria la riduzione della tredicesima e quattordicesima mensilità nel settore privato per ridurre il costo del lavoro se verrà tagliato lo stipendio minimo almeno, come ha detto, per un breve periodo, portando ad esempio la Spagna e il Portogallo. Inoltre Thomsen, è tornato pure sulla questione della fusione o della chiusura degli Enti statali inutili e il licenziamento del personale pubblico rimasto sulla carta. «Tutti concordiamo – ha detto Thomsen – che la Grecia soffre di un deficit di competitività. Per colmare questo deficit servono azioni su molti fronti, però è chiaro che gli stipendi sono abbastanza alti in rapporto con la produttività».
«Vogliamo garanzie – ha aggiunto Thomsen – perché il prestito (che ora si pensa debba arrivare a 145 miliardi di euro rispetto ai 130 preventivati, ndr) sarà concesso prima delle elezioni. Si tratta di qualcosa che chiediamo sempre quando ci troviamo prima delle elezioni. Lo abbiamo fatto anche in Portogallo».
Intanto la Grecia, così come il resto del continente, è stretta in una morsa di gelo. Non c’è città in cui le temperatura non siano andate sotto lo zero. Nella capitale una coltre bianca ha ricoperto le strade e le piazze. Creando un’ulteriore emergenza per le decine di migliaia di senzatetto che vivono all’addiaccio o in ricoveri di fortuna. Tanto che le autorità hanno deciso ieri di aprire nientemeno che i cancelli dello Stadio olimpico della capitale greca per ospitarli. Ieri Lo ha annunciato l’Oaka – la società che gestisce l’impianto sportivo – precisando che i senzatetto potranno usare i locali riscaldati normalmente riservati all’ufficio stampa fino a che l’ondata di maltempo non sarà passata. Dopodiché, i circa 15 mila homeless che vivono nella capitale dovranno sloggiare e tornare per strada.
Ieri a protestare sono stati i detenuti del carcere di Korydallos, alla periferia di Atene. Si sono rifiutati di rientrare nelle celle dimostrando così la loro insofferenza per le condizioni ‘disumane’ di reclusione nel principale penitenziario del paese. La protesta è cominciata martedì sera nel reparto dove sono rinchiusi i detenuti stranieri quando è arrivata la notizia che il Parlamento aveva respinto il disegno di legge che prevedeva la “decongestione” delle prigioni greche. Nei giorni scorsi, per la prima volta nella storia del paese, i direttori dei penitenziari di Korydallos e di Halkida avevano notificato al ministro della Giustizia che non avrebbero più accettato di accogliere detenuti in quanto le due strutture carcerarie erano già eccessivamente sovraffollate. Nel carcere di Korydallos, progettato per non più di 800 detenuti, a fine gennaio ce n’erano 2.345. Il direttore di quello di Halkida ha invece denunciato che a causa del sovraffollamento i nuovi detenuti in arrivo “devono essere rinchiusi nei gabinetti”. Il numero dei detenuti nelle prigioni greche è attualmente di 12.703, il più alto nella storia del paese.
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