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Grecia: economia a picco, nuovo sciopero generale di 48 ore

“Occorre impedire il voto di queste misure, che distruggono la società e l’economia, occorre annullare le ossessioni neoliberali e ostacolare le politiche della Troika (Ue, Bce ed Fmi)”. E’ quanto scrive in un comunicato il sindacato che raggruppa la maggior parte dei lavoratori del settore privato pubblico, che questa mattina ha convocato un nuovo sciopero generale di 48 ore per il 6 e 7 novembre contro l’approvazione, prevista la prossima settimana, della nuova manovra economica lacrime e sangue voluta dalla troika. “Riteniamo che le nuove misure saranno depositate lunedi’ 5 al parlamento e saranno dibattute il 6-7 novembre prima che si passi poi al voto per la loro adozione” ha spiegato il sindacalista  Stathis Anestis. Alla mobilitazione si è subito unito anche l’Adedy, il sindacato del settore pubblico, e probabilmente lo farà anche il sindacato comunista Pame. Le tre sigle avevano già convocato a febbraio una doppia giornata di sciopero generale, anche in quel caso in concomitanza con il voto parlamentare su un pacchetto di tagli, licenziamenti e nuove tasse. Oggi intanto è toccato ai giornalisti greci scioperare per tutta la giornata, per protestare contro la fusione tra il loro ente previdenziale (ETAP-MME) e l’ente previdenziale nazionale (EOPYY) prevista dall’emendamento presentato ieri in parlamento dal ministro delle Finanze Iannis Stournaras. L’agitazione ha provocato un vero e proprio black-out del settore dell’informazione. Il sindacato dei giornalisti in un comunicato ha invitato medici, avvocati, ingegneri e impiegati delle banche e altre categorie, i cui diritti previdenziali erano pure minacciati dall’emendamento in questione ad unirsi alla mobilitazione. Ma poi durante la mattinata il parlamento ha respinto l’emendamento contestato del ministro delle Finanze.
Sempre durante la mattinata il disegno di legge che riguardava le privatizzazioni delle società pubbliche di servizi – altra richiesta pressante della troika – é stato approvato a maggioranza, nel suo insieme e articolo per articolo. Il provvedimento che fino all’ultima ora era stato contestato anche da alcuni deputati della coalizione di governo ha ricevuto 148 voti favorevoli e 139 contrari.

Un segnale di ubbidienza ai diktat di Fmi, Bce e Ce. Ma che non basta ai rappresentanti della troika che hanno smentito nelle ultime ore il raggiungimento di un accordo con il governo ellenico sulla concessione di una tranche di prestiti ritenuti vitali per le casse esangui dello Stato greco. Nel linguaggio diplomatico tipico delle istituzioni internazionali, oggi pomeriggio il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha riconosciuto “i progressi compiuti in direzione di un pieno accordo tra la Grecia e la Troika per un aggiornamento del programma di aiuti condizionati che includa misure ambiziose e di ampio respiro nel campo del consolidamento fiscale, delle riforme strutturali, delle privatizzazioni e della stabilizzazione del settore finanziario”. Ma di fatto il negoziato finora si è risolto con un nulla di fatto e tutto è stato posticipato al prossimo 12 novembre. A remare contro sono i socialisti del Pasok e i socialdemocratici di Dimar, che sostengono il governo conservatore di Samaras ma affermano di non accettare alcune delle misure imposte dall’Unione Europea – la riforma del lavoro e l’elevamento dell’età pensionabile, tra le altre cose – più che altro nel timore di una sollevazione popolare e di una nuova pesante sconfitta elettorale in caso di caduta del governo.

Intanto l’economia greca va letteralmente a rotoli: il governo ha rivisto oggi al ribasso tutti i parametri relativi alla congiuntura economica e ai conti pubblici nel 2013 nel quadro della bozza di bilancio presentata in Parlamento. Il pil ellenico dovrebbe contrarsi l’anno prossimo, per il sesto anno consecutivo, del 4,5% e non del 3,8% stimato dal Governo solo poche settimane fa. Una vera catastrofe visto il tracollo (-6,5%) dell’anno in corso. Il deficit pubblico dovrebbe toccare i 9,4 miliardi nel 2013, pari al 5,2% del pil (6,6% quest’anno), in netto peggioramento rispetto al 4,2% stimato nella relazione governativa del primo ottobre. Stessa sorte per il debito pubblico greco che dovrebbe esplodere al 189,1% del pil (dal 175,6% di quest’anno) contro il 179,3% stimato a inizio mese.

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