Ha negato più volte quello che in tanti avevano visto con i propri occhi. “Non ci risulta che effettivi della Polizia catalana abbiano lanciato pallottole di gomma” contro i manifestanti nel centro di Barcellona la sera dello sciopero generale del 14 novembre. Lo hanno ripetuto per giorni fino alla noia il ‘ministro’ catalano degli Interni, Felip Puig, e il capo dei Mossos d’Esquadra, Manel Prat, negando l’evidenza. E le testimonianze e le denunce di Ester Quintana, una donna di 42 anni che a causa di una di quelle balas de goma ha perso un occhio, il sinistro. Come spesso accade in questi casi, la parola di un Ministro vale quanto la testimonianza di alcune decine di persone o della vittima stessa. Anzi, in alcune occasione il responsabile dell’ordine pubblico di Barcellona aveva addirittura accusato alcuni manifestanti, che lanciavano oggetti e pietre contro gli agenti, di essere i responsabili dell’incidente.
Ma poi, dopo settimane di smentite e denunce, è spuntato un video. Che mostra esattamente quanto Ester Quintana ed altri avevano denunciato: Mossos d’Esquadra in tenuta antisommossa che lanciano i micidiali proiettili di gomma contro persone tutt’altro che pericolose all’angolo tra Il Passeig de Gracia e la Ronda de Sant Pere, nel centro del capoluogo catalano.
Il video mostra chiaramente prima i Mossos incappucciati a caccia di manifestanti e poi gli antisommossa che sparano contro la folla (minuti 8 e 9)
Non potendo più fare altrimenti, il ministro e i suoi funzionari hanno dovuto ammettere quanto il video mostrava. E hanno quindi annunciato che i Mossos d’Esquadra apriranno un’inchiesta per determinare eventuali responsabilità. I colpevoli che indagano sui colpevoli…
Nessuno a Barcellona crede che dall’inchiesta della polizia catalana possa emergere nulla di buono e sensato. E quindi una lunga serie di forze politiche, sociali, sindacali, intellettuali, giornalisti e vittime continuano con convinzione la campagna lanciata contro l’uso dei proiettili di gomma da parte dei reparti antisommossa delle varie polizie iberiche. Una battaglia – soprannominata “Ojo con tu ojo” (attento al tuo occhio) – che ora ha per protagonista l’ultima vittima delle micidiali pallottole. Ester Quintana aveva partecipato alle manifestazioni del pomeriggio durante lo sciopero generale del 14 novembre che avevano paralizzato l’intero paese e quando i Mossos hanno iniziato a sparare all’impazzata ad altezza d’uomo si stava allontanando con degli amici per tornarsene a casa. Quello stesso giorno un poliziotto, a Tarragona, aveva aperto la testa ad un ragazzino di 13 anni, sempre durante una manifestazione.
La lista delle vittime dei proiettili rivestiti di gomma o delle micidiali palle di gomma che più rimbalzano su muri e manto stradale e più acquistano velocità è lunghissima. Negli ultimi 5 anni sono già sette le persone che hanno perso un occhio a causa dell’impatto delle balas de goma lanciati dai Mossos in Catalogna. E, un po’ più a nord, a Bilbao, le micidiali armi hanno fatto anche un morto. Era il 5 aprile: dopo la partita di coppa tra Athletic e lo Schalke 04, la città basca si era riempita di tifosi di ritorno dal San Mames. Fuori da un bar scoppia un innocente diverbio tra due avventori, arriva la brigata mobile dell’Ertzaintza e comincia a sparare pallottole di gomma ad altezza d’uomo contro la folla che riempie la via. Una delle grosse palle di caucciù colpisce la testa del giovane Inigo Cabacas, che stramazza a terra. E che morirà quattro giorni dopo scatenando la rabbia dei familiari, degli amici e di chiunque da sempre chiede che la Polizia smetta di utilizzare un’arma letale proibita dalle convenzioni internazionali.
Tra gli agenti della Polizia autonoma catalana, per ora, non sembrano aprirsi brecce come quella rappresentata dalla denuncia del Sup. La Brigata mobile dei Mossos d’Esquadra è attualmente formata da 8 unità composte ognuna di 7 furgoni sui quali viaggiano 7 agenti in tenuta antisommossa. E muniti dei fucili in grado di lanciare le ‘balas de goma’ oppure, dal 1° maggio del 2011, nuovi proiettili di plastica, altrettanto letali. In tutto circa 400 ‘antiavalots’ (antisommossa) sempre più impegnati a sedare e disperdere con la violenza manifestazioni, picchetti antisfratto, presidi, occupazioni. In base a un decreto del 2008, dovrebbero avere la placca con il codice personale di identificazione sempre in bella vista. Ma non succede mai. E in strada intervengono sempre incappucciati. A garanzia della loro impunità.
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