Per la terza notte di seguito parecchie migliaia di persone sono scese in strada per denunciare quella che anche qualche quotidiano iberico chiama ormai la “tangentopoli spagnola”. Quella rivelata con uno scoop qualche giorno fa dal quotidiano El Pais, che ha pubblicato alcune pagine dei libri contabili segreti del Partito Popolare dai quali si evince che i maggiori dirigenti della forza politica di governo, premier compreso, da molti anni percepiscono laute mazzette mentre il loro popolo, e anche gran parte dei votanti della destra, è alle prese con la crisi economica e sociale più grave dalla fine della guerra civile nel 1939. L’inchiesta sta rivelando ogni giorno che passa particolari sempre più gravi, che parlano di un sistema di finanziamento occulto del partito dai livelli centrali a quelli periferici e amministrativi e che sta suscitando rabbia e mobilitazione anche al di fuori dei movimenti di sinistra organizzati che hanno dato vita alle prime mobilitazioni qualche giorno fa.
Ieri manifestazioni considerevoli si sono tenute a Madrid, fuori dalla sede nazionale del PP di Calle Genova, ma anche a Barcellona ed in altre importanti città. Ovunque i manifestanti portano “bustarelle” di carta, quelle piene di soldi pubblici distribuiti scientificamente dal tesoriere Barcenas a Rajoy e ai suoi.
Nella capitale catalana a centinaia si sono concentrati alle 18 in Plaza de Catalunya e poi hanno cominciato a sfilare in corteo fino alla sede del partito di Mariano Rajoy in Carrer Urgell. Intorno alle 20 a protestare al grido di ‘Dimissioni’ e “questo presidente è un delinquente” erano parecchie migliaia di persone, alcune delle quali portavano uno striscione sul quale si poteva leggere “basta gente senza lavoro né casa”.
Mentre venerdì sera la polizia ha impedito con la forza a migliaia di manifestanti di accamparsi nel centro di Madrid, a Puerta del Sol, a Siviglia gli agenti hanno arrestato un attivista del movimento ’15-M’ (i cosiddetti indignados) mentre partecipava ad una protesta sotto la sede locale del PP. Secondo i suoi compagni l’arrestato sarebbe un avvocato che cercava di impedire che gli agenti sloggiassero con la forza un centinaio di persone che non volevano sciogliere la manifestazione nonostante gli ordini della Policia Nacional.
Il PP intanto sembra in trappola. Le poco credibili dichiarazioni innocentiste della prima ora hanno lasciato il passo a dichiarazioni contrastanti, alcune delle quali riconoscono il sistema di finanziamento occulto del partito, e alcuni dirigenti periferici hanno annunciato le proprie dimissioni in polemica con la gestione del PP, probabilmente nel tentativo di salvare il salvabile. Ma nei sondaggi il partito che vinse le elezioni del novembre del 2011 con quasi la maggioranza assoluta dei voti sembra essere completamente travolto dallo scandalo. E le intenzioni di voto colano a picco. Secondo le ultime rilevazioni di El País e El Periódico de Catalunya – quotidiani di centrosinistra – il PP sarebbe ora precipitato a livelli tra il 23,9% e il 30,2% dal 40% e oltre di pochi mesi fa. Del crollo della destra non trarrebbe però nessun giovamento l’opposizione socialista di Rubalcaba, visto che il PP è accreditato di un magrissimo 23,5%, addirittura in discesa rispetto ai mesi scorsi. I sondaggi danno invece in forte ascesa i partiti alla sinistra del Psoe, in particolare Izquierda Unida che salirebbe a quota 15% mentre anche i liberali della UPyD raggiungerebbero quota 10%.
Si tratta di sondaggi, naturalmente, e per di più realizzati in piena ondata emotiva a poche ore dall’emergere dello scandalo delle mazzette. Ma sembra confermarsi quella tendenza ad una messa in discussione del bipartitismo storico tra PP e Psoe che blinda la politica di Madrid ormai dall’inizio degli anni ’80. Neanche gli elettori del PP credono alle fandonie e alle ridicole giustificazioni dei dirigenti della destra, e nella stragrande maggioranza dei casi pensano che chi ha preso i soldi dovrebbe dimettersi non solo dal partito ma anche abbandonare il proprio incarico parlamentare o di governo. I partiti di opposizione naturalmente chiedono le dimissioni immediate dell’esecutivo ed elezioni anticipate, mentre una petizione in tal senso ha già raccolto in pochissimi giorni già 650 mila firme.
Di fronte a quanto accade a Madrid è lecito ed opportuno domandarsi se anche questa volta la tempesta che investe la classe politica iberica passerà più o meno indenne.
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