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Rabbia popolare contro gli islamisti, la Tunisia brucia. La diretta

20.30 – L’omicidio di Belaid, ha detto il premier Jebali nel messaggio televisivo annunciato in precedenza, “è una lezione per noi, affinchè non perdiamo più tempo e ci assumiamo le nostre responsabilita’”. “Ho deciso -ha aggiunto- di sciogliere l’attuale esecutivo e formare un governo di unita’ nazionale e di durata limitata, con la presenza di tecnici di nessuna appartenenza partitica, per amministrare il Paese e prepararlo a elezioni libere e trasparenti”. Il premier ha poi invitato tutti i tunisini a “non tenere manifestazioni e sit in affinchè si dia modo al nuovo governo di lavorare” e ha sollecitato l’Assemblea costituente “a fissare in mondo inequivoco la data delle prossime elezioni, che dovranno tenersi il più presto possibile”.

19.15 –  Il premier tunisino e segretario generale del partito islamico Ennahda, Hamadi al Jebali, formerà un nuovo governo tecnico entro 24 ore. I ministri di questo governo non si presenteranno alle prossime elezioni. Lo ha riferito l’emittente al Jazeera secondo la quale Al Jebali pronuncerà alle 20 un messaggio alla nazione per annunciare e spiegare la sua decisione.

18.40 – Una giornalista vicina di casa del capo del Partito dei patrioti democratici ucciso stamattina ha detto alla radio francese Express FM, di sospettare che anche l’autista di Belaid possa essere coinvolto nell’assassinio. Nadia al Daoud avrebbe anche visto una persona avvicinarsi all’autista dell’uomo politico, prima che questi entrasse in auto, e poi l’arrivo del commando che ha colpito Belaid al petto e all’addome. Nei giorni scorsi era stato ucciso un altro militante dell’opposizione. Chockri Belaid aveva criticato la dirigenza di Ennhada perchè questa si era opposta all’arresto di miliziani islamisti ritenuti responsabili di quell’omicidio.

18.10 – La giustizia tunisina si fermerà per due giorni – domani e venerdì – in segno di protesta contro l’uccisione di Chokri Belaid, apprezzato avvocato penalista. La decisione, ufficializzata in un comunicato congiunto, è stata presa – ed è la prima volta nella storia recente della Tunisia – dalla Commissione nazionale degli avvocati (l’ordine forense tunisino), dall’Associazione dei magistrati e dal sindacato degli ausiliari.

18.00 – Il Fronte popolare (sinistra), il Partito repubblicano, Al-Massar e il Nidaa Tounes (centro) – che insieme hanno circa 40 seggi su 217 all’Assemblea nazionale costituente – hanno tenuto nel pomeriggio una riunione, al termine della quale è stato deciso di sospendere la partecipazione all’Assemblea e di lanciare un appello allo sciopero generale che dovrebbe tenersi domani in concomitanza con le esequie di Chokri Belaid. Fra le altre richieste dei partiti di opposizione ci sono le dimissioni del ministro dell’Interno Ali Larayedh, membro del partito islamista Ennahda che dirige il governo, e “lo scioglimento delle Leghe di protezione della rivoluzione”, una milizia armata emanazione degli islamisti. Le accuse rivolte a Larayedh sono pesanti: “Il ministro ha la responsabilità personale dell’assassinio si Shokri Belaid, perché sapeva che era minacciato e non ha fatto nulla”. Belaid “è la prima vittima su una lista di personalità politiche prese di mira e che rischiano di essere assassinate, le autorità lo sanno e mi hanno detto che ci sono anche io su quella lista”, ha aggiunto il leader dei repubblicani Shebbi.

17.50 – Un imponente dispositivo di sicurezza é stato approntato, nelle prime ore del pomeriggio, a protezione della sede centrale di Ennahda, nel quartiere Montplaisir della capitale tunisina. Stesse precauzioni sono state adottate a protezione della casa di Rached Gannouchi, presidente di Ennahda.

17.45 –
 A Kalaa Kebira, dove risiede la famiglia di Belaid, la locale sede di Ennahda è stata presa d’assalto e incendiata da una folla inferocita. A Sousse, decine di persone hanno cercato di entrare nell’edificio del liceo privato Fayyala, gestito dai Fratelli Musulmani, per incendiarlo, ma sono state respinte. Altre manifestazioni di protesta sono segnalate a Kasserine e Biserta.

17.35 – Un blindato della polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro i giovani manifestanti che hanno usato bidoni della spazzatura, tavoli dei bar, filo spinato e barriere di vario tipo per erigere barricate lungo Avenue Habib Bourguiba, epicentro della rivoluzione di due anni fa in Tunisia. Dopo una ventina di minuti di scontri, sono intervenuti sul posto un centinaio di agenti, armati di manganelli, che hanno caricato i circa 150 manifestanti, fuggiti nelle strade vicine. Gli scontri sono ancora in atto nel quartiere, dove sono visibili nuvole di gas lacrimogeni.

17.25 – Scontri a Beja tra coloro che manifestavano contro l’uccisione di Chokri Belaid e i sostenitori locali di Ennahda. Nella città all’arrivo delle notizie sulla morte di Belaid centinaia di persone sono scese in strada per manifestare la loro rabbia. Gli islamisti hanno anch’essi dato vita ad assembramenti, con il risultato di una violenta sassaiola tra i due fronti, quando un giovane ha tentato di incendiare la locale sede di Ennahda. 

17.20 – Il Fronte Popolare, coalizione composta da una decina di partiti e movimenti di sinistra attualmente all’opposizione, per bocca del suo portavoce Hema El Hamami, nel corso di una conferenza stampa a Tunisi ha chiesto le dimissioni immediate del governo in carica e la nascita di un esecutivo ad interim con l’obiettivo di “salvare” la Tunisia dall’ondata di violenza.

17.10 –
Gli scontri davanti al ministero dell’Interno, su avenue Boughiba, si sono spostati nelle strade limitrofe. Nella zona resta il fumo acre delle decine di lacrimogeni, che le forze di sicurezza continuano a lanciare per disperdere i manifestanti. Molti dei quali giovanissimi, che lanciano sassi contro gli agenti rimandando indietro le granate lacrimogene.

17.00 – Nuovi violenti scontri sono scoppiati a Tunisi: i manifestanti stanno erigendo delle barricate nelle strade.

16.50 – La polizia tunisina ha tentato di disperdere con la forza i manifestanti che gridavano la loro rabbia contro il Ministero dell’Interno per la morte del leader dell’opposizione Chokri Belaid. Ma a margine degli scontri alcuni agenti hanno reso omaggio all’ucciso, quando dinanzi allo stesso ministero é passata l’ambulanza che ne portava le spoglie, facendo il saluto militare. Un gesto che non é sfuggito a centinaia di manifestanti i quali lo hanno sottolineato con un applauso.

16.45 – L’omicidio a sangue freddo da parte di alcuni sicari, questa mattina, del leader comunista Chokri Belaid ha scatenato un’ondata di rabbia ed indignazione che sembra stia andando ben al di là dei militanti delle forze della sinistra riunite nel Fronte Popolare, di cui la vittima era un esponente di spicco.

L’opposizione di sinistra, ha annunciato durante una conferenza stampa Hema El Hamami, ha convocato per domani uno sciopero generale politico contro il governo e contro gli omicidi politici e le aggressioni, sempre più frequenti, nei confronti dei militanti e dei dirigenti dei partiti e dei sindacati laici. Al tempo stesso i rappresentanti dei vari partiti di opposizione di sinistra, centrosinistra e laici riuniti nel Fronte Popolare e di altre forze d’opposizione hanno annunciato le dimissioni di tutti i propri rappresentanti dall’Assemblea Costituente.

Intanto violentissimi scontri sono esplosi davanti al ministero degli Interni di Tunisi, dove da stamattina presto parecchie migliaia di manifestanti si sono radunati per protestare contro l’assassinio di Belaid. Durante la mattinata quello che era nato come un presidio spontaneo contro i metodi fascisti del partito islamico di governo Ennahda si è trasformato in un vero e proprio assedio di massa. Contro il quale gli agenti della polizia in tenuta antisommossa sono intervenuti con le cariche e con un fitto e continuo lancio di lacrimogeni, alla quale però i manifestanti hanno risposto non disperdendosi ma ingaggiando una vera e propria battaglia, con lanci di pietre e bottiglie, al grido di “il popolo vuole la caduta del regime”. Lo stesso che la piazza gridava due anni fa durante la ribellione che portò alla cacciata del dittatore Ben Alì.

Poi una folla infuriata ha accompagnato l’ambulanza che trasporta il corpo del dirigente comunista assassinato questa mattina con quattro colpi di pistola, scandendo slogan contro il nuovo regime islamista che ha sostituito quello filoccidentale caduto grazie alla cosiddetta ‘rivoluzione dei gelsomini’. Dietro al mezzo di soccorso che trasporta la salma si è creato un imponente corteo, con i manifestanti che cantano l’inno nazionale e canzoni di lotta.

“Continueremo a combattere i nemici della rivoluzione” ha detto il presidente tunisino Moncef Marzouki da Strasburgo dove partecipa alla sessione plenaria del Parlamento europeo. Marzouki é immediatamente rientrato a Tunisi e ha anche annullato il suo viaggio di domani al Cairo per partecipare al Vertice della cooperazione islamica.
Ma non è bastato ai dirigenti del governo e del partito gemellato con i Fratelli Musulmani denunciare come terroristico l’omicidio del noto dirigente comunista, affermando la propria volontà di partecipare ai funerali in programma nelle prossime ore.
Decine di sedi di Ennahda sono state prese d’assalto sia nella capitale Tunisi sia in altre località del paese da una folla di persone inferocite che in alcuni casi si sono scontrate con la polizia mandata a proteggere gli edifici che ospitano le sezioni del partito di governo.
A Sfax, Sidi Bouzid, Gafsa e Nabeul centinaia di avvocati e studenti sono scesi in piazza, mentre le lezioni sono state sospese nella maggior parte delle scuole e delle università del paese.
In alcuni casi la risposta dei militanti dei partiti laici all’omicidio starebbe assumendo tinte molto forti. Come a Beja, dove secondo alcuni media si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo nei confronti dei più noti sostenitori del partito di governato. ‘Pattuglie’ di manifestanti dei partiti laici e di sinistra starebbero battendo le strade per stanare i ‘nadahouisti’, approfittando del fatto che, riferisce il sito Tunisie Numerique, la polizia ha abbandonato il controllo delle strade e l’Esercito presidia gli accessi alla città ma per ora senza intervenire.

Chokri Belaid era diventato dirigente -e numero due –  del Fronte Popolare Tunisino dando un grande slancio alle lotte in corso in tutto il paese contro le politiche liberiste in economia e oscurantiste dal punto di visto sociale e religioso. Per questo era stato più volte oggetto di minacce e intimidazioni provenienti da Ennahda, come lui stesso avevo denunciato l’ultima volta sabato scorso, dopo un ennesimo attacco dei miliziani islamisti contro una riunione del suo partito. Lo denunciano in un comunicato i rappresentanti in Italia della coalizione della sinistra radicale tunisina che condannano “il clima di violenza politica sviluppato e alimentato dai militanti del partito Ennahda che si ritrovano all’interno dei cosiddetti Comitati per la salvaguardia della rivoluzione”. Il Fronte, spiega la nota, chiede “la chiusura immediata dei comitati per la salvaguardia della rivoluzione, luoghi in cui si sviluppano solo odio e violenza contro gli oppositori politici e l’immediata apertura di un’inchiesta trasparente sulla morte di Belaid e sulle molte intimidazioni ad altri nostri compagni finora rimaste impunite”.

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