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Le polizie spagnole? Le addestra un terrorista nero

L’estremista di destra Emilio Hellín, che nel 1980 assassinò la giovane militante di sinistra Yolanda Gonzalez, invece di scontare la sua pena in carcere recentemente venne contrattato dal governo della comunità autonoma basca per addestrare alcuni ertzaina (agenti della polizia autonoma). Lo ha dovuto ammettere venerdì la ‘ministra’ della Sicurezza di Gasteiz, Estefanía Beltrán de Heredia, rispondendo a un’interrogazione dei parlamentari della coalizione indipendentista Eh Bildu.
Nel 1980 Hellìn era un membro dell’organizzazione terroristica neofascista denominata Fuerza Nueva – vi dice qualcosa questo nome? – e in seguito all’uccisione della giovane studentessa basca fu condannato a 43 anni di reclusione, ma evidentemente le autorità avevano fretta di servirsi delle sue ‘competenze’ visto che nel 2008 (è provato e documentato) impartì lezioni a quattro agenti della sezione Nuove Tecnologie della Polizia Scientifica basca, nell’ambito di un corso tenuto dall’impresa di Madrid New Tecnology. Un corso diretto a insegnare agli ertzaina come ottenere e analizzare dati immagazzinati in dispositivi di telefonia mobile.

L’esponente del Partito Nazionalista Basco si è difesa dicendo che l’uomo aveva assunto l’identità di un certo Luis Enrique Hellìn, e che solo recentemente si è scoperto che il simpatico istruttore altri non era che l’uomo condannato a 43 anni di carcere per il sequestro e l’assassinio di Yolanda González. Ma il parlamentare di Eh Bildu Julen Arzuaga ha denunciato la gravità del fatto e la necessità di indagare sull’infiltrazione di elementi di estrema destra all’interno dei corpi di sicurezza dello Stato. A quanto pare infatti Hellìn ha lavorato per i servizi di controspionaggio di Madrid almeno fino al 2011. Secondo il maggiore quotidiano spagnolo, El Pais, Luis Enrique Hellín Moro – cambiò nome nel 1996 – è attualmente consigliere della Sezione Criminale della Guardia Civil, partecipa alle indagini sul terrorismo e la criminalità organizzata, dà corsi di formazioni alla polizia spagnola e alle polizie autonome basca e catalana, e riceve il suo stipendio dal Ministero degli Interni di Madrid. Inoltre risulta iscritto come perito della Audiencia Nacional, il tribunale speciale di Madrid dedito alla persecuzione dei movimenti di sinistra e antagonisti, in particolare baschi ma non solo.

Nel 1980 l’omicidio della diciannovenne Yolanda González, che all’epoca era una giovanissima militante del Partito Socialista dei Lavoratori, formazione trozkista non legata all’universo politico dell’ETA, generò un’ondata di indignazione e rabbia. Fu rivendicato da Barcellona da un portavoce del cosiddetto Battaglione Basco Spagnolo (BVE) che informò di aver ucciso la studentessa, che accusava di essere una militante dell’ETA, in nome di “una Spagna grande, libera e unita”. In uno dei momenti più critici della cosiddetta fase di transizione dal franchismo alla monarchia parlamentare, l’assassinio compiuto da quello che poi si scoprì era uno squadrone della morte agli ordine degli apparati dello stato scatenò una forte ondata di proteste e manifestazioni non solo nei Paesi Baschi ma in tutto lo stato. In pochi anni erano stati decine i militanti e simpatizzanti di varie organizzazioni politiche o sindacali della sinistra ammazzati dall’estrema destra e dai neonati squadroni della morte creati da pezzi della polizia, dei servizi segreti e dalle organizzazioni neofasciste (anche italiane).

Yolanda era nata a Deusto, un quartiere operaio e proletario di Bilbao, da una famiglia di immigrati del sud della Spagna, e non aveva avuto nulla a che vedere con la sinistra indipendentista. Con il suo ragazzo si era trasferita a Madrid per studiare nel Centro di Formazione Professionale nel quartiere di Vallecas, e aveva cominciato a militare nelle organizzazioni studentesche. Il 1° di Febbraio del 1980, quattro giorni dopo una giornata di sciopero e manifestazioni degli studenti della scuola superiore, viene sequestrata sulla porta di casa, brutalmente interrogata e torturata all’interno del furgone degli estremisti di destra. Poco dopo Emilio Hellín Moro tirò fuori la sua P-38 e le sparò due colpi in testa, mentre un altro fascista, Ignacio Abad, le diede il corpo di grazia. Il corpo senza vita di Yolanda fu abbandonato in mezzo alla strada.
Alcuni anni dopo l’Audiencia Nacional di Madrid processò e condannò per banda armata Emilio Hellín Moro, Ignacio Abad Velázquez, José Ricardo Prieto e Félix Pérez Ajero. Ma, almeno per Hellìn, le porte della prigione di sono aperte molto presto. Secondo il quotidiano El Pais, infatti, nonostante due evasioni, il terrorista nero ha scontato in totale solo 14 anni di reclusione dei 30 massimi che teoricamente la legislazione spagnola prevede.

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