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Stati Uniti: Obama ko sulla messa al bando delle armi

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si conferma l’uomo delle promesse mancate. Per sua responsabilità spesso, a volte per l’impossibilità di operare una qualsiasi seria riforma all’interno di un sistema blindato dal punto di vista economico, politico, ideologico.

E’ accaduto di nuovo, stavolta sullo spinosissimo tema della libera vendita delle armi, ‘sacro principio’ iscritto nella Costituzione a stelle e strisce. Dopo le ultime stragi compiute da alcuni soggetti che non hanno avuto nessuna difficoltà a rifornirsi di micidiali armi da guerra nei negozi come se si trattasse di attrezzature sportive il presidente Obama aveva solennemente promesso che avrebbe cambiato la legge in merito.

Ma non potrà mantenere la sua promessa. I vertici del suo partito, il Partito Democratico, hanno bocciato una parte importante della legge, quella che mette al bando la vendita dei fucili d’assalto. E così il provvedimento che il partito dell’asinello presenterà in Aula al Senato il mese prossimo a Washington non prevederà questa misura chiesta a gran voce dalle associazioni anti-armi. Ma bocciata dalle potentissime lobby trasversali dell’industria delle armi.

La più delusa per questa decisione la senatrice della California, Dianne Feinstein, prima firmataria della riforma. Il bando di queste armi letali sarà contenuto solo in un emendamento, ma la scelta di non inserire questo tema nel testo base fa capire che non c’é un clima molto favorevole. A stoppare la sua iniziativa, il capogruppo Harry Reid, senatore eletto in Arizona. Il passo indietro imposto da Reid si spiega con la preoccupazione sua e di molti democratici eletti negli stati del West di non essere rieletti alle prossime elezioni di medio termine, fissate a novembre del 2014. In questi stati infatti, anche gli elettori “democratici” sono fan sfegatati della libera circolazione delle armi, e punirebbero eventuali scelte contrarie dei senatori.

Reid ha detto già chiaramente che un testo che contenesse questo divieto avrebbe appena 40 voti su 100 al Senato e non avrebbe alcuna possibilità di essere approvato. Visto che nella Camera Alta i democratici possono contare su una maggioranza di 55 voti, é chiaro che almeno 15 colleghi di partito di Obama su questo punto non la pensano come il Presidente. ”Ovviamente sono dispiaciuta”, ha commentato Feinstein, da anni in prima linea per limitare l’eccessiva diffusione di armi e pistole nella strade delle città statunitensi. ”I nemici della riforma sono molto potenti. Questo lo so da una vita, ma sono ancora fiduciosa di portare a casa la mia idea”. Del resto, anche lei stessa sembra rassegnarsi a presentare un testo monco del divieto di vendita delle armi da guerra, in modo che vengano approvate almeno altre piccole limitazioni. D’altronde alla Camera dei rappresentanti la maggioranza ce l’hanno quelli del Partito Repubblicano, compattamente ostili ad ogni cambiamento della legge attualmente in vigore. Ora bisognerà vedere che fine farà l’emendamento restrittivo che presenteranno alcuni rappresentanti del Democratic Party: secondo la proposta di Feinstein si dovrebbe proibire la vendita al pubblico di circa 160 tipi di fucili mitragliatori, compresi quelli usati per compiere le stragi più recenti, da Aurora a Newtown. Alcuni parlamentari ‘liberal’ sono ancora ottimisti sulla possibilità di far passare il bando: ”Penso che abbiamo ancora al nostro fianco tanta parte dell’opinione pubblica. Solo quattro mesi fa – osserva Richard Blumenthal, senatore del Connecticut – prima della strage nella scuola nel mio Stato, questo tema era politicamente intoccabile, un tabù assoluto. Oggi invece c’è un confronto molto aperto”.

Quante stragi ancora dovranno insanguinare le città americane prima che la politica riesca a dire basta allo strapotere delle lobby delle armi?

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