L’escalation sul terreno procede di pari passo con gli sviluppi politici. A meta’ settimana l’opposizione siriana, grazie alle pressioni del Qatar, ha strappato al governo di Damasco – tra le proteste di molti siriani (e non solo) – il seggio alla Lega araba e ora punta ad occupare quello all’Onu. Non riesce però a convincere del tutto alcuni dei suoi sponsor più generosi. A cominciare dagli Stati uniti, che si sono opposti al dispiegamento di batterie antiaeree Patriot in territorio siriano, così come aveva chiesto il presidente della Coalizione Nazionale dell’opposizione (Cn), Mjavascript:void(0)uaz al Khatib, «a protezione delle zone liberate», ossia che non sono più sotto il controllo del governo e da tempo nelle mani delle milizie.
Contro l’opposizione giocano le divisioni interne, alimentate dagli appetiti e dai disegni strategici di vari paesi. Ma anche la disillusione di molti verso la piega che sta prendendo quella che è nota come «rivoluzione siriana», manifestata da dissidenti storici e oppositori politici del presidente .
In una lettera indirizzata alla Lega araba riunita ad inizio settimana a Doha, Michel Kilo, Walid Bunni, Abdel Razzak Eid, Basma Kodmani e altre decine di intellettuali e attivisti hanno condannato «l’egemonia» che alcuni Paesi e movimenti politici esercitano sull’opposizione. «I conflitti tra i vari leader e il controllo dittatoriale di una delle sue correnti sulle decisioni della Cn, stanno indebolendo l’opposizione», hanno avvertito i firmatari del documento.
Un evidente riferimento al ruolo del Qatar e dei Fratelli musulmani che una decina di giorni fa avevano imposto la nomina dello sconosciuto islamista (residente in Texas) Ghassan Hitto a “premier” di quel governo provvisorio che dovrebbe amministrare le “zone liberate” spaccando in due parti la Siria. Imposizione che ha causato le dimissioni di Muaz al Khatib (vere a metà), mentre Kilo e i suoi compagni hanno chiesto che venga riequilibrato il peso delle singole correnti nella Cn.
È assai improbabile che il Qatar e gli altri paesi che appoggiano l’opposizione decidano di fare un passo indietro e di lasciare ai siriani – inclusi i tanti che sostengono Bashar Assad – la facoltà di decidere il proprio futuro. Così come è chiaro che l’Iran difenderà i suoi interessi strategici sino in fondo aiutando in ogni modo l’alleato presidente siriano. L’agenzia Afp parla di due schieramenti tra i paesi sostenitori dell’opposizione: Qatar e Turchia che appoggiano i Fratelli musulmani; Usa e Arabia saudita su posizioni più caute. Due schieramenti che agiscono per imporre la loro soluzione alla guerra civile siriana. Un esito che sarà molto diverso da quello immaginato da Kilo, Bunni e gli altri che nella primavera di due anni fa, assieme a migliaia di giovani, avviarono in strada le proteste contro Assad.
da Nena News
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