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Cile. Neruda fu assassinato? Riesumata la salma

Il poeta, scrittore e premio Nobel per la Letteratura è stato finora sepolto vicino alla moglie Matilde Urrutia in una località a 120 chilometri dalla capitale Santiago del Cile.

Neruda morì esattamente 12 giorni dopo il colpo di stato che rovesciò nel sangue il governo di Salvador Allende e portò al potere il generale Augusto Pinochet a capo di un regime militare di stampo fascista.
Il suo decesso fu attribuito ad un cancro alla prostata, ma dal 2011 – a seguito di alcune rivelazioni del suo ex autista – si è cominciato ad indagare sulla possibilità che possa esser stato avvelenato dagli agenti di Pinochet.
Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto, era un intellettuale marxista di fama internazionale ed aveva tra l’altro ricoperto incarichi diplomatici di primo piano per conto del governo cileno e dello stesso Salvador Allende.
Secondo il suo assistente Manuel Araya ad ucciderlo fu un’iniezione letale che gli venne praticata in ospedale. Neruda aveva programmato e concordato con le autorità di Città del Messico il proprio esilio nel paese centroamericano, da dove contava di guidare il movimento di opposizione alla dittatura militare instaurata nel suo paese, ha rivelato Araya che poi ha aggiunto: “Fino al giorno della mia morte non cambiero’ versione (…) Neruda é stato assassinato. Non volevano che lasciasse il paese e quindi lo hanno ucciso”.
Ora un tribunale ha disposto che il suo corpo venga esumato e sottoposto a numerose e approfondite analisi e accertamenti allo scopo di stabilire con esattezza le cause del decesso dello scrittore scomparso a 69 anni il 23 settembre del 1973. Gli esperti incaricati delle analisi cercheranno essenzialmente due cose: elementi che testimonino della malattia alla quale è stata sempre attribuita la causa ufficiale del decesso del poeta. Se questi saranno rintracciabili nelle ossa, indicherebbero che il tumore era in stato avanzato e questo appoggerebbe – anche se non confermerebbe del tutto – la tesi della morte per malattia. In secondo luogo cercheranno di rintracciare la presenza di eventuali tracce di veleno, a conferma della tesi di Araya. “Il tempo trascorso rende il nostro lavoro difficile”, ha spiegato il dottor Patricio Bustos, direttore del servizio medico legale cileno che sta supervisionando la riesumazione della salma. “Ma d’altra parte vi sono stati progressi tecnologici negli ultimi 30-40 anni che ci possono venire in aiuto”.
Determinante nella decisione del tribunale di ordinare la riesumazione è stato Eduardo Contreras, un avvocato del Partito Comunista, partito nel quale Neruda militava. Lo scorso anno il legale e dirigente politico ha sporto infatti formale denuncia per omicidio del poeta e associazione illecita permettendo la riapertura delle indagini sulla sua morte. I primi risultati delle analisi dovrebbero arrivare tra circa 60 – 90 giorni. L’incarico di esumare la salma del poeta è stato assegnato a cinque esperti del Servizio Medico Legale, quattro periti dell’Università del Cile e quattro esperti internazionali, uno dei quali partecipò già all’esumazione del corpo di Salvador Allende. Alle lunghe e complicate operazioni stanno assistendo anche il presidente del Partito Comunista Cileno, Guillermo Teillier, e il nipote di Neruda, Rodolfo Reyes. Quest’ultimo ha criticato il fatto che il giudice titolare delle indagini, Mario Carroza, non abbia accettato la proposta avanzata dai famigliari di Neruda sulla composizione del team di esperti e ne abbia indicati altri. 
Da segnalare che finora l’indagine si è scontrata con il fatto che in nessuno dei tre ospedali dove Neruda fu curato nel 1973 si siano potuti trovare documenti che ne attestino le condizioni di salute e l’entità delle cure, anche se la legge obbliga i centri sanitari a conservare questo tipo di documenti per almeno 40 anni. Non c’è inoltre nessuna certezza sull’identità del medico che nell’ultimo centro, una clinica privata, iniettò un presunto farmaco calmante a Neruda quel 23 settembre del 1973. Due ‘stranezze’ che non fanno altro che alimentare i sospetti che l’intellettuale e dirigente comunista sia stato assassinato.

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