“Ma l’attacco di Anonymous fa pochi danni” scriveva ieri il Corriere della Sera, aggiungendo: “l’annunciato attacco cybernetico del celebre gruppo di hacker contro i siti Internet israeliani – in sostegno alla lotta palestinese – non è riuscito a «cancellare» dal web lo Stato ebraico ma solo a mettere fuori uso per un po’ alcuni siti web, più o meno importanti. Yitzhak Ben Yisrael, dell’Ufficio nazionale cibernetico del governo – citato da Ynet – ha detto che gli hackers hanno «generalmente mancato di abbattere i siti chiave”.
Ma tra la propaganda benevola del Corriere nei confronti di Tel Aviv e la realtà dei fatti c’è un abisso. Perché dai dati che gli stessi media israeliani sono costretti a diffondere oggi, ad un giorno dall’inizio dell’offensiva di Anonymous contro centinaia di siti web del cosiddetto ‘stato ebraico’, si evince che di danni gli hacker attivisti ne hanno causati e come. Di immagine, innanzitutto. Hanno infatti smesso di funzionare per tutta la giornata di ieri e in alcuni casi ancora oggi i siti del Mossad, quello del Ministero degli Interni e del Ministero delle Infrastrutture, quello della Polizia, quello del Primo Ministro, quello del parlamento e quelli di molte banche e istituzioni pubbliche, militari e private di ogni tipo. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Nena News “sarebbero stati 100mila i siti web target del gruppo, 40mila le pagine Facebook, 5mila i profili Twitter e 30mila conti bancari. Nelle homepage dei siti colpiti sono apparsi slogan pro-Palestina, canzoni, il logo di #OpIsrael e la foto del prigioniero palestinese in sciopero della fame, Samer Issawi.”
Se non sono danni questi! Secondo Anonymous anche dal punto di vista economico il conto sarebbe molto salato, almeno tre milioni di dollari solo per quanto riguarda la giornata di ieri. A beneficio del Corriere della Sera e degli altri media internazionali, il National Cyber Bureau di Tel Aviv continua a ripetere che #OpIsrael è stato un fallimento. Peccato che anche il loro sito, ieri, è stato oscurato.
Ed ora Anonymous attraverso un video annuncia che quella di ieri è da considerarsi la prima fase dell’assalto informatico alle infrastrutture e alla propaganda israeliana, e che altre due fasi seguiranno presto. Tra i motivi scatenanti della nuova offensiva contro Israele, ha spiegano la crew di hackerattivisti , oltre ai nuovi bombardamenti israeliani su Gaza della scorsa settimana, anche i casi di tortura contro i prigionieri palestinesi nelle carceri del paese occupante, il proseguimento dell’embargo contro la popolazione di Gaza ed il moltiplicarsi degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania.
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Max
Siete sicuri che Anonymous l’abbia veramente fatto?