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Belgio: comincia la lotta contro il blocco dei salari!

Posted on 22/05/2013 by la cuoca di lenin

[traduciamo un articolo tratto dal sito del Partito belga dei lavoratori che documenta come proseguono le lotte contro il blocco dei salari]

In un comunicato intitolato “Blocco dei salari a tempo indeterminato: No pasaran!” la FGTB (Federazione generale del lavoro del Belgio) denuncia: “era già inaccettabile che il governo avesse deciso di congelare i salari per il 2013 e il 2014 (…). Oggi, la ministra del lavoro va oltre e paventa la possibilità di congelare i salari anche dopo il 2014.” Conclude il sindacato: “Per tutte queste ragioni, la FGTB chiama alla mobilitazione per giovedì 23 Maggio a Tournai e giovedì 30 Maggio a Ostende e annuncia già una grande mobilitazione insieme agli altri sindacati il prossimo 7 Giugno a Bruxelles.”

Tony Delmonte, segretario generale aggiunto della CNE (Confederazione Nazionale degli Impiegati) ha dichiarato: “Se questo progetto dovesse essere l’oggetto di un accordo governativo, sarebbe una dichiarazione di guerra fatta ai lavoratori. La sola risposta credibile sarebbe la rottura della pace sociale.”

Le prime reazioni sindacali hanno già iniziato a mettere pressione sul governo. Il punto è stato messo all’ordine del giorno dell’ultimo consiglio dei ministri. La strategia attuale del governo sembra essere quella di far placare la situazione, continuare a negoziare in segreto e far passare il progetto di legge a fine giugno, proprio prima delle vacanze, quando la mobilitazione sindacale sarà più complicata. In questo senso, la reazione ferma delle organizzazioni sindacali che annunciano una manifestazione nazionale e interprofessionale contribuisce a ostacolare la strategia del governo.

Cadeaux pour les patrons, sanctions pour les chômeurs

Regali per i padroni, sanzioni per i disoccupati

Con la nuova legge, il governo concede ai padroni 1,2 miliardi di nuovi regali fiscali. Allo stesso tempo, il governo spinge le decine di migliaia di disoccupati un po’ più nella miseria (escludendoli dai sussidi, riducendo gli assegni fino al 40%…) per risparmiare…70 milioni!

5 motivi per respingere il progetto di legge

1. La nuove legge mette in moto un meccanismo che ha come obiettivo che i salari belgi non oltrepassino i salari dei paesi vicini. I salari belgi non potranno mai crescere più velocemente di quelli dei paesi confinanti, ma potranno crescere più lentamente. Una legge del genere rischia di portare a una spirale verso il basso i salari di tutta Europa.

2. Il governo stima che ci sia un ‘riallineamento salariale’ da realizzare in sei anni. Durante questo periodo i salari saranno bloccati. Tuttavia i salari belgi sono cresciuti meno, negli ultimi anni, dei salari francesi e olandesi. Il riferimento del governo sono i bassi salari tedeschi che hanno portato tutta l’Europa nella crisi. Se una tale legge dovesse essere adottata per sei anni, significherebbe oltre 500 euro netti in meno all’anno per un salario medio.

3. La nuova legge sanziona le imprese che aumenteranno i salari dei loro lavoratori più di quanto preveda la legge. Secondo Luc Sels dell’Università di Lovanio negli ultimi anni circa il 25% degli imprenditori ha aumentato i salari oltre la norma. Se la nuova legge passa, gli aumenti salariali oltre quanto la legge preveda nei vari settori saranno impossibili. Gli imprenditori rischiano da 600 a 6000 euro di multa per lavoratore in caso di sforamento del limite.

4. Nello stesso tempo, la nuova legge concede 1,2 miliardi di euro di agevolazioni fiscali ai padroni che rispetteranno diligentemente il blocco dei salari. Un bel premio per i padroni che bloccheranno i salari dei lavoratori, il tutto pagato aumentando il deficit che bisognerà poi sanare sia imponendo nuove tasse sia tagliando un po’ i servizi pubblici.

5. Il governo vuole rompere il rapporto di forza interprofessionale del mondo del lavoro e dei sindacati. La sola cosa che resterà da negoziare sarà a livello di singola azienda (per esempio dei premi legati ai risultati dell’impresa). In tal modo il governo segue una raccomandazione europea che chiede di “riesaminare i dispositivi di determinazione dei salari e, nel caso, il grado di centralizzazione del processo di negoziazione.”

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