Sono ancora in corso a Washington le giornate di mobilitazione internazionali per la liberazione dei 5 “Cinque giorni per i Cinque”, che proseguirà fino al 5 giugno.
Le giornate di mobilitazione internazionale sono iniziate, giovedì scorso durante la conferenza stampa di apertura, con l’intervento toccante di Rene Gonzales in teleconferenza dall’Avana. Renè è uno dei cinque fratelli, come lui stesso si è definito, cubani ingiustamente imprigionati nelle carceri statunitensi e recentemente è tornato libero dopo aver scontato 15 dei 16 anni inflitti dai giudici, a seguito di un iter giudiziario assurdo e paradossale, che ha portato a vederli condannati per reati che non hanno mai commesso, mentre in realtà erano impegnati su suolo nordamericano, precisamente a Miami, nella importante lotta contro il terrorismo rivolto verso il loro paese.
Renè Gonzales nel suo intervento ha ripetuto più volte come oggi sia sempre più importante accentuare e rafforzare l’impegno e la lotta per riportare a casa Fernando, Gerardo, Antonio e Ramon. Infatti la campagna internazionale ha puntato molto sulle giornate di Washington, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica direttamente negli Stati Uniti, di fare pressione sugli organi di informazione e sui politici statunitensi.
Oltre 22 delegazioni provenienti da tutto il mondo, Europa, America, Africa, così come molti politici, giornalisti, intellettuali hanno risposto all’appuntamento, dandosi convegno a Washington, tra loro figure storiche come Angela Davis e giornalisti di fama mondiale come Ignacio Ramonet. Ad accoglierli gli infaticabili compagni della sezione statunitense del Comitato Internazionale per
Estremamente significativa è stata l’adesione ed il sostegno dato a queste giornate dai cittadini cubani residenti a Miami riuniti nella Josè Martì Alliance e delle associazioni del cattolicesimo sociale e di base. Queste partecipazioni testimoniano, aldilà di qualsiasi dubbio, che la campagna internazionale prende sempre più piede tra i cittadini statunitensi, e persino a tra i cubani di Miami si allarga il numero di quanti chiedono la fine delle ostilità verso il popolo cubano, il successo dell’iniziativa di Washington conferma come la campagna sta ottenendo i suoi risultati.
Le giornate di mobilitazione sono state l’occasione per ribadire la necessità di affermare il diritto del popolo USA ad essere correttamente informato sulla vicenda dei Cinque, come questa battaglia deve essere anche tra le più importanti nella sempre viva lotta per i diritti sociali e civili negli USA e nel mondo, perché il popolo cubano ritiene quello statunitense un popolo amico, indipendentemente da chi lo governa. La battaglia per la liberazione dei Cinque è una battaglia di libertà e per l’affermazione del diritto all’autodeterminazione dei popoli, certi che questi principi sarebbero gli stessi anche di tutto il popolo nordamericano se solo avesse la possibilità di essere correttamente informato. Una battaglia di libertà che si estende anche a tutti i prigionieri politici incarcerati nelle galere USA, come a tutti i prigionieri politici nel mondo, a cominciare da quelli palestinesi, baschi e curdi.
L’assurdo blocco cha da cinquant’anni viene perpetrato da tutti i governi USA che fin qui si sono succeduti, oltre a penalizzare fortemente il popolo cubano non aiuta l’istaurarsi di un positivo rapporto tra quest’ultimo e quello degli Stati Uniti. E’ per questo che per gli organizzatori queste giornate sono anche l’occasione per chiederne l’immediata cessazione, per far in modo quindi che possa ricominciare il libero scambio tra questi popoli, come con quelli di molti altri paesi ai quali invece gli viene impedito per le azioni inibitorie provenienti dal governo nordamericano. La fine del blocco potrebbe anche di rimettere in moto un flusso turistico e dare la possibilità a molti cittadini nordamericani di visitare l’isola, riattivando così uno scambio diretto di tipo culturale, oltreché un elemento utile per l’economia cubana.
Un’altro tema fondamentale che sta caratterizzando queste giornate, è la richiesta dell’immediata chiusura del disumano carcere di Guantanamo, a la restituzione dei quel territorio al legittimo proprietario: il popolo cubano.
La settimana di mobilitazione è stata caratterizzata sia da momenti di azione militante che da incontri. Gli organizzatori infatti hanno messo in agenda oltre 20 appuntamenti tra dibattiti, manifestazioni e iniziative di sensibilizzazione.
La mattina del 31 maggio i compagni hanno rivolto la loro attenzione verso i media, con una serie di volantinaggi e sit-in di fronte alle sedi dei maggiori quotidiani. Una delegazione composta da Rita Martufi, Luciano Vasapollo e Graciela Ramirez, coordinatrice del Comitato Internazionale Libertà per i Cinque, è riuscita a portare a segno un pacifico blitz all’interno del Washington Post, protestando contro l’ingiusta detenzione dei cinque e reclamando la fine della politica di aggressione contro il popolo cubano e il diritto del popolo statunitense ad essere correttamente informato sulla vicenda dei Cinque.
La delegazione ha ottenuto un significativo risultato, aprendo un confronto con la redazione del quotidiano attraverso un incontro con il Capo di Redazione, ottenendo un’altro incontro il 3 giugno con la redattrice responsabile dell’America Latina.
Particolarmente significativa la giornata del 1 giugno che ha visto una importante manifestazione, con oltre 500 persone arrivate davanti alla Casa Bianca dopo un corteo per le strade di Washington.Oltre alle delegazioni internazionali, molti i compagni e gli amici statunitensi arrivati con pullman e auto private dai diversi luoghi degli Stati Uniti.
Ad aprire il comizio è stato Luciano Vasapollo, della Segreteria Nazionale della Rete dei Comunisti, Coordinatore del Capitolo Italiano della Rete in Difesa dell’Umanità e Direttore di Nuestra America. Luciano ha sottolineato la necessità dell’immediata scarcerazione dei Cinque, perché di battaglia per i Cinque ancora si tratta, nessuno si sentirà libero finché tutti e Cinque non saranno liberi. Ha sottolineato come questa dove essere la lotta di tutti i popoli del mondo, anche di quello statunitense, perché è una battaglia di libertà e per il diritto all’autodeterminazione dei popoli alla quale nessun compagno, nessun rivoluzionario, ma anche nessun sincero democratico può sottrarsi.
Tra i primi interventi anche quello di Rita Martufi, Rappresentante Permanente presso
Nel tardo pomeriggio le iniziative sono continuate con una manifestazione culturale nella chiesa di S. Stefano nel centro Washington. Centinaia di persone si sono ritrovate per ascoltare la coinvolgente musica di Mighty Gabby e di altri importanti musicisti.
Nella gremitissima chiesa si sono alternati interventi di molti intellettuali, poeti e membri delle Chiese cubane e statunitensi. Particolarmente atteso l’intervento di Angela Davis, che è stata ascoltata con molto interesse dai partecipanti. La storica militante e protagonista di tante battaglie politiche e per i diritti negli Stati Uniti, nel suo intervento ha ribadito il suo impegno in prima persona nel chiedere, insieme al popolo nordamericano, la libertà per i Cinque fratelli cubani.
La mobilitazione proseguirà oggi, 3 giugno, con una importante giornata che vedrà quattro conferenze: le prime due con parlamentari e giuristi internazionali, la terza sarà invece un incontro fra sindacati di vari paesi e in serata l’ultima con un dibattito con importanti intellettuali, tra i quali Ignacio Ramonet, Miguel Barnet, Luciano Vasapollo, Saul Landau, Salim Lamrani e Gilbert Brownstone.
Parallelamente alle giornate per i Cinque si è svolto il Congresso della LASA, dove intellettuali, economisti e politici si sono confrontati sulla natura della crisi sistemica del capitalismo internazionale. Particolare attenzione è stata rivolta ai paesi dell’ALBA, la cui politica rappresenta un alternativa concreta alle aggressioni che si celano dietro i piani del Fondo Monetario Internazionale.
In questo quadro Cuba è perfettamente inserita nel processo di transizione socialista segnato dai governi dell’ALBA, un percorso che impedisce ai paesi imperialisti di avere campo libero sulle ricchezze dell’America Latina, in una fase estremamente delicata come questa segnata dalla crisi e dalla competizione globale. Per questa ragione Cuba continua ad essere sottoposta ad una disumana politica di aggressione, nella stessa misura in cui gli Stati Uniti sostengono i piani di destabilizzazione contro la rivoluzione bolivariana in Venezuela, come hanno sostenuto i recenti golpe in Honduras ed in Paraguay.
L’impegno internazionalista della rivoluzione cubana è stato ricordato durante un affollatissimo incontro con gli ambasciatori di Angola e di Cuba. Tutt’ora le relazioni solidali e la cooperazione con molti paesi e governi dell’Africa, come con quelli di altri luoghi del mondo, fanno parte dell’azione anticolonialista e antimperialista promossa dal governo cubano, come da quelli di tutti i paesi dell’ALBA.
Al termine di queste giornate la lotta proseguirà nei vari paesi del mondo, ovviamente Italia compresa dove ormai da molti anni organizzazioni politiche e sindacali come
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