L’agenzia Fars in una previsione elettorale sostiene che se i candidati – ridotti a sei per l’uscita di Hadded-Adel e il ritiro di Aref che fa convergere i voti sul moderato Rowhani – non raggiungeranno il quorum al primo turno i più probabili per un ballottaggio potrebbero risultare Jalili e Qalibaf. Previsione o orientamento forzato che farebbe subodorare le ingerenze del 2009? L’altra nota è quella “chiave del cambiamento” agitata dal riformista in turbante Rowhani durante l’ultimo comizio che ha visto i suoi giovani sostenitori in delirio.
http://www.youtube.com/watch?v=jIOWOsizoJE
Mentre la platea scandiva slogan in favore di Moussavi, il “diplomatico sheikh” ha aggiunto un obiettivo al suo programma: la liberazione di tanti oppositori e questo ha accesso ulteriormente gli entusiasmi di una folla che non nasconde i trascorsi verdi, pur se il colore ufficiale della campagna di Rowhani è il viola.
http://www.youtube.com/watch?v=e70NZvjG6X8
Ora che Khatami ha fatto ritirare il pupillo Aref e quest’ultimo “suggerisce” ai sostenitori di votare Rowhani tanti giovani oppositori, che pensavano di usare l’astensione come dissenso contro le ingerenze della Guida Suprema e del Consiglio dei Guardiani, sembrano mutare tattica.
Tutti al voto Tutti al voto, dunque, per vendicare l’esclusione di Rafsanjani che si prende lui stesso la soddisfazione di dire pubblicamente che sosterrà Rowhani e forse anche per questo la cosa comincia a preoccupare i conservatori che con l’agenzia ufficiale offrono proiezioni a favore di candidati graditi agli ayatollah tradizionalisti. Che le acque si stiano gradualmente agitando era apparso anche nel defatigante ultimo dibattito sviluppatosi, fra gli altri, sul delicatissimo tema nucleare. Questione che da anni si trascina il ricatto dell’embargo voluto dai presidenti Usa, una situazione onerosa per gli scambi commerciali del Paese. Quasi tutti hanno criticato l’atteggiamento sprezzante di Ahmadinejad ora ammesso come causa di mancati accordi non solo perché il presidente uscente sia isolato. Per la prima volta davanti al pubblico televisivo esponenti di primo piano della politica si sono accusati, evitando l’unico alibi della durezza occidentale.
Scontro sul nucleare Soprattutto il conservatore Velayati ha attaccato a testa bassa l’ultimo negoziatore Jalili, sostenendo che il gruppo dei 5+1 aveva proposto di eliminare una parte delle sanzioni in cambio della sospensione d’un arricchimento dell’uranio al 20%. Per Velayati respingere quell’ipotesi è stato un grave errore che si sta ripercuotendo duramente sulla popolazione. Ha poi ricordato altri due sciagurati dinieghi: quello opposto da Ali Larijani, nel 2007 dirigente dell’Alto Consiglio per la sicurezza nazionale, che volle seguire le indicazioni del “capo del potere esecutivo” (Ahmadinejad). E un’altra che lo vide protagonista quando incontrò a Parigi il presidente francese Sarkozy. Lì ci si accordava sul numero delle centrifughe da usare nei laboratori iraniani quando il ministero degli Esteri convocò il console francese a Teheran annunciandogli che Velayati non rappresentava più il Paese nei colloqui. Sull’argomento Rowhani, che fra il 2003 e 2005 fu anch’egli negoziatore sul nucleare, s’è dichiarato felice di aver salvato i connazionali da un possibile conflitto. Mentre Jalili ha difeso le sue posizioni contro i rivali sostenendo che la strategia iraniana era e continua a essere quella della “resistenza”. Domani parleranno le urne.
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