Mentre i media e le “opinioni pubbliche” internazionali sono concentrati sulle partite di calcio della Confederation Cup, in Brasile ormai da molti giorni continuano manifestazioni e scontri. Un’esplosione di conflitto sociale che sconvolge uno dei paesi emergenti dell’America Latina e punta il dito sulle crescenti diseguaglianze sociali. Ad un arricchimento dei ceti medio-alti sta negli ultimi anni corrispondendo un impoverimento progressivo dei ceti sociali più bassi. Le manifestazioni sono iniziate alcune settimane fa contro la decisione adottata da alcune amministrazioni di aumentare il prezzo del trasporto pubblico, che in un paese in cui in pochi possiedono un mezzo di locomozione privato va ad incidere pesantemente sui salari già erosi da un’inflazione galoppante e dalla diffusione, soprattutto nelle metropoli, del lavoro precario.
L’ultima notte di scontri è stata quella del 14 giugno, quando a San Paolo la polizia militare in assetto antisommossa ha disperso con estrema violenza l’ennesima manifestazione contro l’aumento del prezzo dei biglietti di autobus e metropolitane del 7%, mentre nelle tre proteste precedenti tutto era filato abbastanza liscio. Gli agenti hanno sparato numerose pallottole di gomma e gas lacrimogeni ad altezza d’uomo contro i manifestanti, che hanno reagito scagliando pietre e bastoni. Una violenza tale, quella della polizia, da costringere anche il sindacao di San Paolo, Fernando Haddad, a criticare l’operato degli agenti. ”Sembra che non siano state rispettate le regole, la polizia non ha agito correttamente”, ha detto Haddad, il quale furbescamente ha ricordato che la polizia militare ”é sotto il comando del governo dello stato”. Haddad, del Partito dei lavoratori della presidente Dilma Rousseff e dell’ex presidente Lula, ha puntato il dito contro il ministro della Sicurezza pubblica paulista, Fernando Grella, ed ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sull’operato della polizia militare, nel tentativo di sottrarsi al coro di critiche contro la gestione autoritaria delle proteste. Critiche che investono lo stesso Haddad, che nei giorni scorsi ha ribadito che non ha nessuna intenzione di revocare l’aumento dei biglietti del trasporto pubblico che è ‘inferiore all’inflazione’. Anche Amnesty International ha condannato in una nota l’aumento della repressione da parte degli agenti ed ha denunciato l’arresto di alcuni cronisti, uno dei quali è stato addirittura accusato di “associazione per delinquere”.
Il governatore Gerardo Alckmin, del Partito socialdemocratico brasiliano (Psdb, di destra), ha respinto le accuse di Haddad ed ha annunciato che il suo governo ”non tollera atti di vandalismo”. La stampa locale ha riportato con grande evidenza foto di poliziotti in tenuta antisommossa che prendono a manganellate alcune coppie ferme in un bar nell’Avenida Paulista, la strada della movida di San Paolo, e dei numerosi passanti feriti dalle pallottole di gomma, tra cui ben sette giornalisti. I più gravi sono la cronista Giuliana Vallone, che rischia di perdere un occhio, e il suo collega Fabio Braga, della ‘Fohla de Sao Paulo’. Secondo lo stesso quotidiano, gli incidenti sono cominciati con l’arrivo di un gruppo di agenti della ‘Tropa de Choque’, il battaglione antisommossa, che hanno cominciato a sparare gas lacrimogeno e pallottole di gomma ad altezza d’uomo contro un gruppo di persone che stava manifestando pacificamente. Alla fine della notte di violenza, 192 manifestanti sono stati arrestati e almeno sessanta feriti sono stati medicati negli ospedali della capitale dello stato. Analoghe proteste sono scoppiate anche a Rio de Janeiro, dove i manifestanti hanno lanciato pietre contro gli agenti e hanno dato alle fiamme cassonetti e auto in sosta. Manifestazioni contro l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici si sono svolte anche in altre città, fra cui Porto Alegre, Goiania e Maceió. Ieri pomeriggio migliaia di persone hanno manifestato anche a Belo Horizonte e almeno 24 persone sono state arrestate durante una protesta organizzata di fronte alla Stadio Nazionale Mané Garrincha, a Brasília, terreno di gioco della partita di calcio tra Brasile e Giappone. Anche in questo caso a bersagliare di micidiali pallottole di gomma i manifestanti pacifici sono stati gli agenti della polizia militare.
I coordinamenti di lotta però non si tirano indietro ed hanno annunciato nuove proteste nei prossimi giorni in una ventina di città diverse.
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