Mentre giustamente i media italiani stanno dando grande evidenza alla liberazione del fotoreporter italiano Daniele Stefanini, arrestato e picchiato nei giorni scorsi dalle forze di sicurezza turche, in diverse città del paese il governo Erdogan ha scatenato una maxi-caccia agli attivisti della sinistra e ai media anternativi. Una vera e propria vendetta contro quei gruppi politici e sociali che sono stati più attivi all’interno della protesta contro il suo governo.
Stando a notizie ancora frammentaria la polizia turca ha effettuato questa mattina centinaia di arresti in diverse città del paese. In particolare ad Istanbul dove i fermati sarebbero addirittura 193, di cui 22 accusate di “organizzare proteste violente e lanciare appelli a partecipare a manifestazioni illegali”. Secondo la tv di stato Trt, almeno 25 persone sono state arrestate ad Ankara, ”molte” a Istanbul e 13 a Eskisehir.
Le forze dell’antiterrorismo della polizia di Erdogan hanno condotto numerose perquisizioni nelle abitazioni di persone coinvolte nella protesta di Gezi Park, a Istanbul. Secondo il quotidiano Hurriyet, perquisizioni e arresti sono stati eseguiti anche nelle sedi del quotidiano Atilim e dell’agenzia di stampa Etkin e un gran numero di persone sono state condotte presso un commissariato di via Vatan. Sirri Sureyya Onder, deputato del partito curdo Bdp (Partito per la pace e la democrazia), ha scritto su Twitter che gli arresti di questa mattina ammontano a una settantina – secondo altre fonti sono 90 – solo per quanto riguarda dirigenti e militanti del Partito Socialista degli Oppressi, tra i quali il vicepresidente del movimento Alp Altinors. In base alla legge turca, i fermati potranno essere interrogati per ben quattro giorni prima di esser portati davanti al giudice che ne dovrà confermare o meno l’arresto.
Il quotidiano Hurriyet informa che le persone fermate sono state trasferite presso la Direzione di Sicurezza di Istanbul, dopo esser state sottoposte a un esame medico presso l’Istituto di Medicina Legale. Alcune decine di manifestanti invece erano stati arrestati durante le proteste e gli scontri che hanno costellato lo sciopero generale e le manifestazioni di ieri che hanno di nuovo portato in piazza decine di migliaia di lavoratori, attivisti e studenti in tutto il paese.
Il quotidiano Evrensel accusa oggi il governo di avere lanciato una ”caccia alle streghe” contro tutti coloro che hanno sostenuto il movimento di protesta dei giovani, compresi giornalisti, poeti e leader dei tifosi delle principali squadre di calcio.
Ad Ankara nella notte le forze di sicurezza hanno sgomberato con lacrimogeni e idranti i manifestanti accampati nel Parco Kugulu. Durante lo sgombero, durato fino alle tre di notte, numerosi manifestanti sono stati feriti, alcuni con trauma cronico o arti rotti. Più tranquilla la nottata a Istanbul, dove un un unico manifestante, ‘l’uomo in piedi’ – come l’anno ribattezzato i social media- é rimasto fermo per diverse ore a piazza Taksim, con gli occhi fissi al centro Culturale Ataturk; la sua protesta simbolica e silenziosa ha attratto alcune centinaia di cittadini, ma dopo poche ore la manifestazione é stata dispersa dalla polizia. Ma ‘L’uomo in piedi’ ha fatto proseliti in tutto il Paese e nel giro di qualche ore sono cominciate a circolare immagini di persone in piedi ovunque: in una foto scattata in Anatolia, nella provincia di Sivas, si vedono alcune persone in piedi davanti all’hotel Madimak, teatro di un attacco di estremisti islamici il 2 luglio 1993 contro una celebrazione alevita, in cui morirono 33 persone e due dipendenti dell’albergo.
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