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Brasile: governo cede sulle tariffe ma la protesta continua

La lotta paga. I governi delle maggiori città brasiliane, Sao Paulo e Río de Janeiro, hanno annunciato oggi una riduzione dei prezzi dei biglietti del trasporto pubblico dopo settimane di forti e crescenti proteste scatenate proprio dall’aumento dei biglietti di autobus e metrò ma alimentate anche da una insoddisfazione generale per una crescita economica che non si è tramutata in redistribuzione del reddito e in nuovi diritti sociali.
Il sindaco di San Paolo, il petista Fernando Haddad, ha annunciato la decisione di revocare del tutto l’aumento del prezzo dei biglietti degli autobus entrato in vigore all’inizio di giugno. Stessa decisione del sindaco di Río de Janeiro,Eduardo Paes, che ha riportato il biglietto al valore antecedente agli aumenti di poche settimane fa. Il governo dello stato di Rio ha informato in un comunicato che ha disposto la revoca degli aumenti per metro, treni urbani e traghetti. Stesso annuncio anche per il governatore di San Paolo, Geraldo Alckmin, che ha anche promesso un aumento degli stanziamenti pubblici per la qualità del trasporto pubblico, affermando però che ciò obbligherà a realizzare tagli di bilancio in altri settori non meglio specificati.
La decisione di ritirare gli aumenti del prezzo del trasporto pubblico era già stata adottata ieri da almeno una decina di importanti città del Brasile, tra le quali Recife e Porto Alegre. Ma quella che è nata come una mobilitazione più o meno spontanea è diventata negli ultimi giorni un’altra cosa, allargandosi numericamente a settori sempre più di massa della popolazione brasiliana e concentrandosi su richieste più generali: riforme sociali, aumento degli stanziamenti pubblici per la sanità e l’istruzione, lotta alla corruzione e denuncia di una repressione selvaggia che ha visto la Polizia Militare scatenarsi contro i manifestanti con l’uso non solo di lacrimogeni e manganelli ma anche di pallottole di gomma, granate assordanti e spray urticanti. Una analogia con la durezza della repressione che ha portato molti manifestanti brasiliani a esprimere la loro solidarietà a quelli turchi, scesi nelle strade del loro paese negli stessi giorni. A scatenare la rabbia di crescenti pezzi della società brasiliana, oltre all’esagerato prezzo del trasporto pubblico, anche l’enorme cifra spesa dal governo statale brasiliano e dai governi regionali per la Confederation Cup in corso nel paese sudamericano e per i Mondiali di calcio previsti nel 2014, a fronte di una mancanza cronica di fondi da dedicare allo stato sociale.
Ancora nelle ultime ore manifestazioni si sono svolte a San Paolo, alla periferia di Brasilia, a Rio de Janeiro, a Belo Horizonte, a Fortaleza e in altre località. Più di 80 mila persone hanno riempito le strade intorno allo stadio Castelão di Fortaleza proprio mentre era in corso la partita di calcio tra Brasile e Messico, al grido di ‘Più pane meno circo. La Coppa per cosa?”. Per poter arrivare in prossimità dello stadio i manifestanti hanno dovuto resistere a numerose cariche della polizia militare in assetto antisommossa che ha utilizzato massicce dosi di granate assordanti e pallottole di gomma. Il governo federale ha deciso negli ultimi giorni di dispiegare, nelle sei città dove sono in corso le partite della Confederation Cup, la ‘Forca nacional de seguranca’, un corpo d’elite della polizia (Guardia Nazionale). Più volte negli ultimi giorni gruppi di manifestanti hanno cercato di fare irruzione negli stadi e di interrompere le partite, ogni volta subendo una feroce repressione.

A San Paolo un gruppo di manifestanti incappucciati ha tentato di assaltare il Municipio, ha incendiato un camion trasmettitore di una catena televisiva e ha saccheggiato negozi nel centro della città. A partire dalla mattinata di ieri migliaia di aderenti ai movimenti organizzati dei disoccupati avevano bloccato alcune vie di accesso alla metropoli di oltre 20 milioni di abitanti, compresa un’autostrada all’altezza di Sao Bernardo do Campo, vicino alla residenza dell’ex presidente Lula. E poi decine di migliaia di persone avevano manifestato per festeggiare la sospensione degli aumenti del prezzo di autobus e metro e per chiedere il soddisfacimento delle altre richieste del movimento Passe Livre (Passaggio Libero) che ha iniziato le mobilitazioni alcune settimane fa.

Secondo gli attivisti del Movimento Passe Livre la vittoria, seppur parziale, ottenuta in queste ore grazie ad una capillare mobilitazione, ha un valore pedagogico all’interno di un vasto mondo della sinistra sociale che ‘non è abituata a vincere’. E ciò potrebbe portare ad un aumento della pressione popolare nei confronti dei governi regionali e di quello guidato dalla socialdemocratica del PT (Partito dei Lavoratori) Dilma Roussef per chiedere quelle riforme che sono state tante volte promesse e mai realizzate. “La sinistra ha enormi difficoltà ad ottenere vittorie oggettive, che abbiano riflessi reali sulla vita della popolazione. Ma quando la gente lotta insieme, in maniera organizzata, è possibile cambiare questo quadro” dice alla stampa brasiliana un giornalista di 29 anni, Daniel Guimarães, un attivista che partecipò già alle mobilitazioni del 2005 a Florianópolis contro l’aumento del prezzo dei trasporti. Furono quelle lotte a ispirare, ricorda, la creazione nel 2005 del movimento Passe Livre in occasione del Forum Sociale Mondiale. “E’ evidente che la lotta non si può fermare qui. Esigiamo trasparenza nei contratti del trasporto pubblico, che invece il Ministero considera una cassaforte. Il progetto a lungo termine è raccogliere 500 mila firme per una legge di iniziativa popolare che renda gratuito il trasporto a San Paolo per garantire l’accesso alla città a tutta la popolazione, soprattutto quella povera, che vive a decine di chilometri di distanza nei quartieri della estrema periferia degradata. Poter risparmiare sul trasporto per questa gente vorrebbe dire avere più risorse economiche a disposizione da investire in cibo, salute, istruzione”.
Un sondaggio di opinione realizzato ieri dall’Istituto Ibope ha dimostrato che il 72% del campione sostiene le proteste e che il 60% pensa che le manifestazioni debbano proseguire nonostante la decisione da parte delle amministrazioni di rinunciare all’aumento del prezzo del trasporto pubblico.
La presidente del Brasile Dilma Rousseff, dopo un lungo silenzio, ha affermato martedì che le proteste sono legittime e che “il Brasile oggi si è svegliato più forte”, aggiungendo che “la voce delle strade deve essere ascoltata” perché “rappresenta un messaggio diretto ai governanti”. La presa di posizione dell’ex guerrigliera era arrivata dopo che circa 200 mila persone erano scese in piazza in diverse città del paese, in quella che è stata la mobilitazione popolare più massiccia da molti anni a questa parte.

Ora i movimenti sociali chiedono che i manifestanti arrestati durante le proteste delle ultime settimane vengano rilasciati e le denunce, anche gravi, nei loro confronti ritirate.

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