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Erdogan elogia la polizia. E’ caccia al manifestante

Non si ferma l’escalation repressiva lanciata dal governo Erdogan contro le opposizioni e gli attivisti del movimento di protesta manifestatosi nelle strade turche a partire dalla difesa del Gezi Park di Istanbul.

Una nuova ondati di arresti ha colpito nelle ultime ore una ventina di persone, accusate di far parte di organizzazioni terroristiche, di attacchi nei confronti della polizia e della distruzione di proprietà pubbliche nella capitale Ankara.

Il clima è quello di una sempre pesante caccia alle streghe. Dopo lo sgombero violento di Gezi Park e di Piazza Taksim a Istanbul, il governo ha impresso un nuovo giro di vite nel paese e gridando al complotto esterno per giustificare la repressione contro forze politiche e movimenti sociali contrari al suo regime. Ieri il premier e il suo fido ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu hano di nuovo puntato il dito contro “influenze di Paesi stranieri” dietro le proteste popolari. Il primo ministro se l’è presa anche con alcune testate straniere, come la Reuters o la Cnn. E il quotidiano Hurriyet conferma che i servizi segreti turchi – il Mit – hanno lanciato una maxi indagine per chiarire tutte le connessioni fra il movimento e possibili “attori stranieri”. A sostegno dell’accusa lanciata da Erdogan secondo il quale contro la Turchia è in atto un complotto internazionale, lo stesso che avrebbe preso di mira anche il Brasile: “ci sono gli stessi simboli, gli stessi manifesti, Twitter, Facebook, gli stessi media internazionali” ha detto il capo del governo due giorni fa. Più specificamente, secondo il quotidiano islamico filogovernativo Yemi Safak, nel mirino ci sarebbero già alcune associazioni come l’American Enterprise Institute, tra i più influenti think tanks degli USA. Il Sindaco dell’Akp di Ankara, Melih Gocek, ha chiesto che venga denunciata pubblicamente la giornalista del servizio turco della BBC, Selin Girit, che Gocek ha definito una “spia al soldo dei servizi segreti britannici”.

In questo clima è suonato davvero sinistro l’ennesimo elogio della ‘sua’ polizia da parte del ‘sultano’ Erdogan. Secondo il premier gli agenti sono stati protagonisti di una “epopea eroica”. ”Le nostre forze di sicurezza hanno superato con successo un testo di democrazia” ha detto durante un discorso pronunciato alla scuola di polizia di Ankara. “Nessuno ha il diritto di insultare la polizia turca, che é stata molto tollerante nelle proteste, fin dal loro inizio” ha aggiunto Erdogan, in quella che è suonata come l’ennesima delega in bianco nei confronti degli apparati repressivi. E una rassicurazione agli agenti rispetto a possibili inchieste sui loro eccessi annunciate pomposamente nei primi giorni della rivolta dal presidente Gul e dal vicepremier Arinc.

A proposito di eccessi, proprio ieri è rimbalzato su blog e social network un video pubblicato dal quotidiano Hurriyet, ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un parcheggio di Antalya, nel centro-sud del paese, il 2 giugno scorso. Le immagini – recuperate dalla locale associazione degli avvocati progressisti – mostrano due ragazzi e una ragazza che entrano in un parcheggio sotterraneo, probabilmente in fuga dalla polizia scatenata contro i manifestanti. Poco dopo arriva un gruppo di una quindicina di polizitti che li individua, li afferra e getta i due ragazzi sul pavimento, mentre la ragazza viene portata via. I due manifestanti vengono picchiati selvaggiamente e a sangue freddo per alcuni minuti, con calci, pugni e manganellate.

Il video: http://www.youtube.com/watch?v=V-_ic_eOqWU

Sempre ieri, a coronamento delle dichiarazioni del premier sull’eroica polizia, un tribunale di Ankara ha deciso di rilasciare l’agente che il 1 giugno a Kizilay, nel centro della capitale turca, sparò a sangue freddo e a distanza ravvicinata contro un gruppo di manifestanti anti-governativi colpendo mortalmente alla testa il giovane Ethem Sarisuluk, 26 anni. Secondo Hurriyet online l’agente – che si chiamerebbe Ahmet Sah­baz – verrà comunque processato anche se la dichiarazione della corte – “ha agito in conformità al suo diritto di autodifesa” – non lascia certo presagire una condanna. Non è bastato ai giudici un video girato da Halk Tv che ritrae il poliziotto, in tenuta antisommossa, avvicinarsi ai manifestanti, dare un calcio a uno di loro, estrarre la pistola e sparare almeno tre colpi contro di loro, colpendone uno alla testa. Contro il rilascio del poliziotto assassino oggi in numerose città del paese i movimenti hanno indetto manifestazioni di protesta. Già nella tarda serata di ieri, contro la decisione del tribunale di Ankara, molte migliaia di persone sono scese in piazza a Kadikoy, nella parte asiatica di Istanbul.

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