Nuova prova di forza dell’opposizione tunisina contro il governo islamista dominato dai Fratelli Musulmani di Ennahda, alle prese con continue manifestazioni e vere e proprie rivolte intensificatesi dopo l’assassinio di un deputato della sinistra lo scorso 25 luglio.
I diversi partiti di sinistra e centrosinistra all’opposizione hanno manifestato durante la notte nella capitale Tunisi formando una gigantesca catena umana tra piazza del Bardo, sede dell’Assemblea costituente, e quella della Kasbah in cui si trova la sede del primo ministro. Alla catena umana, colorata dalle bandiere tunisine rosse con la mezzaluna, si sono uniti anche decine di deputati dell’Assemblea Nazionale Costituente che da settimane disertano i lavori del Parlamento, chiedendone lo scioglimento e l’indizione di nuove elezioni. Tra le decine di migliaia di manifestanti molti innalzavano bandiere siriane e urlavano slogan contro l’imminente aggressione militare contro Damasco, denunciando il ruolo delle milizie jihadiste nella destabilizzazione del Medio Oriente e del mondo arabo in generale.
La prova di forza, svoltasi in un clima disteso, è giunta dopo una settimana di mobilitazioni e dopo la nuova fumata nera nella mediazione del sindacato Ugtt per risolvere la crisi innescata dagli omicidi politici e dagli attacchi contro le forze di sinistra e lo stesso sindacato. Il blocco delle opposizioni tunisine ha infatti respinto il pacchetto di proposte avanzate l’altro ieri dai partiti di governo (Ennahda, Ettakatol e Congresso per la repubblica) per trovare una strada condivisa per uscire dalla crisi politica. La proposte erano state affidate ieri ai mediatori (il sindacato Ugtt ma anche l’Unione degli industriali e la Lega per la protezione dei diritti dell’Uomo) affinché le consegnassero ai rappresentanti dell’opposizione che, a conclusione di un ”esame minuzioso”, nel primo pomeriggio le hanno respinte. La situazione quindi resta in uno stato totale di stallo, con le posizioni dei due schieramenti nettamente contrapposte, soprattutto sul punto che per l’opposizione è condizione indispensabile, le immediate dimissioni del governo che, invece, per la maggioranza devono essere subordinate ad una serie di altre decisioni, come la approvazione della nuova Costituzione e della legge elettorale.
Ma il governo continua la repressione contro le voci critiche nei suoi confronti: Tahar Ben Hassine, presidente e proprietario del canale televisivo privato Al Hiwar, é stato accusato dal tribunale di prima istanza di Tunisi di aver ordito un ‘complotto contro la sicurezza nazionale’ per la campagna condotta dalla sua emittente a favore della disobbedienza civile e per le dimissioni del Governo. Lo riferisce radio Mosaique, rivelando che Ben Hassine é stato già interrogato da un magistrato del tribunale della capitale. Tahar Ben Hassine é uno degli esponenti di primo piano di Nidaa Tounes, partito di opposizione di recente creazione erede del personale politico – e imprenditoriale – al potere ai tempi della dittatura di Ben Alì. Nei giorni scorsi, quando alcuni agenti della brigata criminale di El Gorjani si erano presentati nella sede della tv per arrestare Hassine – cosa impedita da una irregolarità formale nel provvedimento restrittivo – decine di persone, tra cui anche esponenti politici, hanno manifestato in suo favore.
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