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Grecia: ‘tsunami’ di scioperi, la polizia picchia le lavoratrici

Nuova ondata di scioperi in Grecia a partire da oggi, in particolare contro il massiccio taglio di posti di lavoro ordinato dalla troika nel settore pubblico. 
In contemporanea con l’arrivo ad Atene dei rappresentanti di Fmi, Bce e UE, il governo di Antonis Samaras ha deciso di premere l’acceleratore sulle cosiddette riforme chieste proprio dalla troika per continuare a concedere all’esecutivo ulteriori tranche di cosiddetti aiuti economici.

E come sempre è accaduto negli ultimi anni, ogni qualvolta i lavoratori scendono in piazza in maniera determinata contro il massacro sociale – i cui risultati disastrosi ormai sono sotto gli occhi di tutti – il governo di turno manda la polizia a reprimere e picchiare. E’ successo anche questa mattina, quando i MAT – i corpi speciali – in assetto antisommossa hanno deciso di disperdere con i lacrimogeni i dipendenti non docenti delle scuole pubbliche che protestavano davanti alla sede del Ministero per la Riforma Amministrativa e che erano riusciti ad entrare all’interno del cortile interno della sede governativa: due donne sono rimaste intossicate e sono state trasportate in ospedale perchè avevano difficoltà di respirazione. Non contenti i celerini hanno spintonato o trascinato via i lavoratori che nonostante l’aria irrespirabile si ostinavano a mantenere l’occupazione simbolica del ministero.

Il sindacato del settore pubblico, l’ADEDY, ha invitato i lavoratori ad aderire a quello che ha ribattezzato uno ‘tsunami’ di scioperi contro la distruzione del settore pubblico. Prima della fine di settembre 12500 dipendenti pubblici – e altrettanti entro Natale – saranno cacciati dal loro posto di lavoro per essere messi al 75% del loro stipendio per otto mesi. E poi andranno a ingrossare le statistiche sulla disoccupazione, che nel paese ha raggiunto l’astronomica quota del 26-27%. Non basta: altri 4000 impiegati pubblici verranno direttamente licenziati prima della fine di dicembre, ed altri 11 mila nel 2014, senza passare neanche per la mobilità. E il ministro della Riforma Amministrativa Kiriakos Mitsotakis ha annunciato l’eliminazione dei sei giorni liberi annuali finora concessi ai dipendenti pubblici impegnati in mansioni che prevedono l’uso assiduo dei computer.

I docenti delle scuole superiori e i lavoratori del settore amministrativo delle università hanno proclamato cinque giorni consecutivi di sciopero, essendo insieme ai poliziotti municipali e alle guardie scolastiche i settori della pubblica amministrazione maggiormente presi di mira dai tagli di Samaras. Insieme ai professori del settore pubblico sciopereranno per 48 ore i docenti delle scuole superiori private, per protestare contro la fine del controllo ministeriali sui centri di insegnamento privati, il che porterà sicuramente ad un aumento dell’orario e del carico di lavoro e a una diminuzione dei salari.

 

Cinque giorni di sciopero anche per i lavoratori degli Enti statali che si occupano di lavoro e sicurezza sociale: 600 dipendenti di questi due enti verranno espulsi entro la fine dell’anno. A partire da domani entrano in sciopero per tre giorni i medici in servizio negli ospedali pubblici per protestare contro la messa in mobilità di 1.835 lavoratori amministrativi e paramedici. Inoltre i medici protestano anche contro la chiusura di ben 8 ospedali sole nelle due regioni dell’Attica e di Salonicco, le più popolose della Grecia, e la chiusura di altre 50 piccole cliniche nei centri più piccoli, l’aumento da 5 a 25 euro del ticket per i ricoveri ospedalieri, la penuria cronica di materiale sanitario.

Sciopero di 48 ore per gli avvocati del Foro di Atene che esigono l’aumento degli onorari minimi. E poi per mercoledì il sindacato ADEDY ha convocato uno sciopero generale del settore pubblico di ben 48 ore.

Per mercoledì alle 11:30 è prevista una grande manifestazione di protesta ad Atene dei sindacati confederali Adedy e Gsee, nella centralissima piazza di Klathmonos, e per le 10:30 dello stesso giorno la mobilitazione del Pame, il sindacato vicino al Partito Comunista di Grecia, nell’altra centralissima piazza della capitale, quella di Omonia. 

Ma anche la Confederazione delle Piccole Imprese (GSEVEE) ha invitato i negozi dei suoi aderenti a rimanere chiusi per tutta la giornata di oggi, per protestare contro le multe draconiane decise dal governo contro i commercianti in ritardo con i pagamenti dei contributi, sanzioni che possono arrivare fino alla chiusura degli esercizi e alla confisca dei loro beni. Secondo il quotidiano “Kathimerini” il buco nei conti dell’Istituto Previdenziale pubblico è tale – anche a causa dei ritardi nei pagamenti da parte dei piccoli imprenditori – che per pagare le pensioni di ottobre l’ente dovrà chiedere un prestito alla Contabilità Generale dello Stato.

Alle inadempienze di commercianti e piccoli imprenditori – molti dei quali strozzati dal sesto anno di crisi consecutivo – si somma l’economia informale e sommersa. Secondo il Ministro del Lavoro Yannis Vrutsis, ben il 38% dei posti di lavoro sono irregolari, ed in conseguenza di ciò lo Stato perde ogni anni 6 miliardi di euro. A partire da oggi un migliaio di ispettori verranno sguinzagliati dal ministero in tutta la Grecia per realizzare controlli a tappeto, con la facoltà di comminare multe immediate di 10.550 euro ad ogni lavoratore non assicurato intercettato. 

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