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Qaedisti sotto tiro Usa in Libia e Somalia

Alleati in Siria contro Assad e gli alauiti (e i cristiani, di fatto), come prima in Libia contro Gheddafi, Usa e Al Qaeda restano nemici su altri fronti. O almeno lo restano quei gruppi della galassia qaedista più direttamente impegnati in azioni contro interessi statunitensi nel mondo.

Un doppio raid delle forze speciali americane è stato condotto nella notte (ore italiane) in Africa, anche se l’attacco agli Shabaab in Somalia non sembra provocato  un esito chiaro. In Libia, per le strade di Tripoli, è stato catturato un super-ricercato, incriminato in Usa come la “mente” degli attacchi alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania del 7 agosto 1998 in cui morirono complessivamente 224 persone.

Nazih Abdul-Nahob al-Ruqai, nome di battaglia Abu Anas al-Liby, è ora prigioniero degli americani. La notizia è stata confermata al New York Times da una fonte ufficiale Usa.

In Somalia invece i Navy Seals  hanno compiuto un blitz, con l’appoggio di elicotteri, contro i miliziani Al-Shabaab che avevano rivendicato la paternità della strage al centro commerciale Westgate di Nairobi, nelle scorse settimane. L’operazione è avvenuta nella città di mare di Beware. Anche questa notizia è stata confermata dalla stessa fonte, che non ha però fornito dettagli né su quale ne fosse effettivamente l’obiettivo né se il leader del gruppo militante somalo, che potrebbe essere il ceceno Abu Diyad, sia stato ucciso o catturato.

 

L’unica cosa che sembra certa – secondo indiscrezioni riportate dalla stampa americana citando funzionari americani – è che il leader degli Shabaab non si trova ora sotto la custodia statunitense. Si suppone che sia stato ucciso, ma – i Navy Seal sarebbero stati costretti a a ritirarsi, prima di poter accertate l’eventuale uccisione del leader: un ritiro causato  dal “contesto ostile” in sui si sono trovati a operare. In pratica, si capisce che il commando è stato immediatamente contrastato da un “fuoco nemico” tale da costringerlo alla frettolosa ritirata.

Gli Shabaab hanno pertanto cantato vittoria, affermando di aver “respinto con perdite” l’attacco e asserendo di aver ferito o ucciso almeno uno degli attaccanti. Il raid è il più significativo in territorio somalo dall’attacco di quattro anni fa con cui era stato ucciso Saleh Ali Saleh Nabhan, una delle menti di Al Qaida.

C’è da ricordare che proprio la Somalia, con la sua frantumazione territoriale, costituisce il primo esempio della nuova strategia statunitense nel mondo islamico: distruggere ogni forma statuale, favorendo la “balcanizzazione” di interi paesi. Lo stesso è avvenuto in Iraq e Libia e si sarebbe verificato in Siria (le condizioni erano state costruite quasi per intero, è mancato solo l’intevento militare diretto teso a distruggere ciò che resta dell’eservito regolare fedele ad Assad). Territori senza più controllo né governo, dove prosperano bande di ogni genere (sotre magari anche solo per autodifesa tribale), che non costituiscono più un problema nelle relazioni internazionali Usa.

 

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